Dove sono i tempi andati?
Passa il tempo e se ne va
Sta sul lido il passaggiero,
vede il mar che sta in tempesta,
Tal son io; ma spero ancora
forse un dì risplenderà. (Parte)
e un mercante qual son io
Ho una casa in Barcellona,
ho del traffico in Lisbona,
ho commercio in Alemagna,
Inghilterra, Francia e Spagna;
sono avvezzo a trafficar.
ora abbiamo, or non abbiamo
procurate d’impegnar. (Parte)
che indiscreti, che usurari
Se di più di quel che ho detto
mi vuol fare un regaletto
fo del bene a chi mi par.
da far bene più non vi è.
Consumato ho il capitale,
Bel negozio che si è fatto!
Bella cosa! Bel contratto!
Mi perdoni, vado via, (Verso la scena)
che ha bisogno di contante (Come sopra)
Quel spiantato, quel sguaiato
Chi mi paga il cioccolato?
Chi mi paga il mio caffè?
dell’incommodo vi ho dato,
sono stato anch’io burlato,
Quel spiantato se ne vada,
noi torniam per quella strada
Cos’avete voi portato? (Ad Orazio)
Cos’avete voi recato? (A Prospero)
Questa mostra d’Inghilterra.
Bella, bella in verità. (Prendono esse le cose sudette)
Ma un tesoro ancor maggiore,
la mia fede ed il mio core,
ancor io vi donerò. (Parte)
Tal insulto ad un mio pari?
Ho sborsato i miei danari
ed ho fatto quel contratto
ch’è piacciuto al venditor.
palpitar in seno il cor).
qualche cosa vi darò. (Ad Orazio)
riconoscervi saprò. (A Griffo)
Se volete due zecchini...
(Dar danari, o questo no). (Da sé)
Vi darò una tabacchiera. (A Griffo)
Ci vedremo questa sera. (Ad Orazio)
che più fiato in sen non ho.
Maledetti io creperò. (Parte)
senza il lustro del contante?
Il signore ed il mercante
Non ho il capo cincinnato,
non vo liscio né stuccato
Se peggiora il mio destino,
se non cangia il crudel fato,
son costretto a disperar.
Chi il natal sortì meschino
per costume al mal s’avvezza
ma chi è nato in splendidezza
povertà fa delirar. (Parte)
Son da tutti abbandonata,
vuo chiedendo invan pietà.
Siete un perfido, un ingrato,
vi dovrei abbandonar. (Ad Orazio)
Sulla fiera in questo stato
non si viene a civettar. (A Lisaura)
Voglio dir quel che mi pare. (Ad Orazio)
questa vita non si fa. (A Lisaura)
due falliti, due spiantati, (A tutti due)
no, non merita pietà. (Parte seguita da Orazio)
Fra gli affetti dominanti
l’ambizione in noi prevale.
È peggior d’ogni altro male
Senza amici e senza amanti
soffrir può la donna altera
per l’interna vanità. (Parte)
con chi vi ha beneficato?
questa è troppa crudeltà.
Son tenuto al vostro amore,
so che siete di buon core
Di danar voi siete pieno.
Non è ver, son miserabile.
Presto, presto, andiamo là.
Giusto ciel, che mai sarà. (Si ritirano)
son tenuto al vostro ingegno,
dalle insidie, dall’impegno,
Nell’imbarco che si aspetta,
con voi pure io vuo’ partire.
voi mi fate il cor gioire.
Sempre tale, sempre eguale,
Ma vi è gente in quella parte. (Osservando dove sono entrati li sudetti)
e sapremo chi sarà. (Si ritirano)
Non temete, è un uom di mare,
che sia quello si può dare
che ci deve trasportar. (A Prospero)
Sì vediam se è il marinaro.
(Ho nascosto il mio danaro,
non mi vuo’ più spaventar).
non abbiam da paventar. (Ad Orazio)
Son con voi, non ho paura
qualche poco il cor tremar.
Ehi Giacinta, chi è colui?
che sua sposa mi vuol far.
Ed il greco, ch’è qui meco,
che mi vuole anch’ei sposar.
Bella sorte, bel consorte,
non sapreste a me insegnare
Vi è qualch’altra novità?
(Me meschin, che mai sarà?)
L’uno e l’altro si è saputo
(Me meschin, che mai sarà?)
Cosa dice il capitano? (Ad Orazio)
Signor greco, che pensate? (A Prospero)
E chi son questi signori?
Non son sordo, non son cieco,
Griffo mio per carità. (Smascherandosi)
Coll’inglese avrà un bel gusto!
Sarà sposa di un bel fusto!
Bel consorte, bella sorte!
che ho da dire e che ho da far?
quel ch’io faccio, quel ch’io dico
lo fo sempre di buon cor.
E quest’altra gioia bella
qualche cosa merta anch’ella
e per lei m’impegno ancor.
di provare gelosia, (Ad Orazio)
qualche premio so ch’io merto,
potrei fare il bell’umor.
Ma son troppo di buon cor. (Parte)
Piano, piano, mio signore,
Quel ch’io tengo e quel ch’io sono
tutto è vostro, o mio signor,
del danar vi faccio un dono
e con lui vi dono il cor.
Il denar contento accetto
e son grato al vostro amor;
ma non cessa il mio timor.
Se vi prendo, che farete?
Tutto quel che voi vorrete.
quel che voi sapete fare.
scriver lettere e copiare
Tutto questo va benissimo.
Sono pronti. (Mostra la borsa)
(Dar la man mi converrà).
qua la mano. (Chiedendogliela)
Qua il danaro. (Chiedendogli la borsa)
che a supplir non basta poco