Metrica: interrogazione
441 settenari (recitativo) in Il festino Parma, Monti, 1757 
Tant’è, tant’è Balestra
per terminar l’orchestra
per otto giorni al più.
Che hai? Che ti conturba?
Perciò ti metti in duolo?
saper che in men d’un anno
andò una possessione...
la dote consumata... (Mostra parlar da sé solo in partendo ma si fa sentire dal conte)
Ehi, Balestra! A chi parli?
non son io che vi secca;
sarà, per quel ch’io vedo,
            Non parlo più.
(Ah che mi vien la rabbia,
Costui, per dir il vero,
che ama la mia famiglia;
lasciate ch’io vel dica,
                 Perché purtroppo
so che tentò quel labbro
Vengano. Son padrone. (Balestra parte)
Che vuol dir questa visita?
Che sì che han penetrato
Ehi, da seder. (Servitori portano le sedie)
                             (Marchesa,
qui non si vede ancora). (Piano alla marchesa)
(Non sarà ver che ballino). (Piano alla marchesa)
(Son stata assicurata). (Piano alla baronessa)
(Stiamo a veder, chi sa?)
              Serva, contino.
(Ora son nell’impegno). (Da sé)
Perché non le invitate? (Alla contessa)
giustissimo il suo sdegno
Mi staccherò; ma intanto
Conte, è ver che voi date
Ma a una consorte in faccia
Su questo io non rispondo;
Quei stessi che al festino,
Che bel piacere è il vostro
                     (Bravo, bravo). (Piano a Balestra)
             E voi ci dovete,
Ci penserò, il vedrete. (Si pone la spada)
Come! Olà. Don Alessio. (Chiamandolo)
Digli ch’è fuor di casa. (Il servitore vuol partire)
Ma no; fermati. (In mente (Il servitore si ferma)
                    Vi son serva.
(Le credo o non le credo?) (Da sé)
Troppo ho per voi rispetto,
Vuo’ rintracciare il conte.
                L’avea un garzone
                       La gioia
Affé, l’ho fatta bella!
se mi vede all’invito?...
per meritar finezze. (A don Alessio)
Eh non occor... (Al conte)
                              Tacete. (A don Alessio)
la baronessa Oliva. (Targa parte)
              Serva.
                            Umilissima.
Da sedere. (A Targa. Sedono tutte)
                       Un consiglio
                                 Oibò.
                                    Argento.
Bene, bene, ho capito. (Si alza)
Vi prego accomodarvi. (Sedono tutti)
è in luogo assai ristretto;
quando gli ho chiesto un sì. (Parla piano all’orecchio di don Peppe, coprendosi il volto col ventaglio)
pria dell’ora del ballo?
Non è vero don Peppe? (Li parla all’orecchio, come sopra)
Il sarto è un uom di garbo
Di voi che dirà il conte,
don Alessio compito, (Con ironia)
non si è Balestra ancora? (Al caffettiere)
tentar qualche fortuna). (Come sopra)
E chi è quella maschera (Viene da parte opposta non veduta dalla contessa)
                       Ma il sarto
                        Al festino
Ma l’ora omai si appressa
ch’ella è per voi furente.
Brava! Par fatta a posta. (Ironica)
(Affé, che ci sta bene). (Piano alla marchesa)
Sollecitar conviene. (A don Alessio)
                     Così è.
Mi fa onore. (A donna Rosimena)
                          Obbligata.
                                Serva.
me n’andrò sulla festa. (Alla contessa)
Troppo gentil, madama. (Inchinandosi)
vi ha tutto il suo piacere.
Troppo onore, contessa. (Inchinandosi con un poco d’ironia)
                            Sì, certo,
                                  Molta.
                             Eccessivo.
Il caldo è il mio tormento.
Ma che son queste scene? (Alla contessa)
La fermerò ben io. (Alla contessa)
Cara madama. (A madama Doralice)
                              Cara? (Al conte)
signor, perch’ella stessa
Obbligato, madama. (Sdegnato, indi siede da lei lontano dalla parte opposta. Madama Doralice va a sedere smaniosa dalla sua parte, spiegando la sua rabbia col maneggiare il ventaglio e con altri simili lazi)
Non so. (Entra nella camera)
                 Conte. (Al conte)
                                Signore. (Alzandosi)
Verrò a servirla poi. (Con isdegno incaminandosi)
(Vedo de’ gran bisbigli). (Piano alla marchesa)
(Vi è una trista apparenza). (Piano alla baronessa)
(Madama si fa brutta). (Come sopra)
(Saprà la sua coscienza). (Come sopra)
Vuo’ saper che si tratta.
Io pure, io pur, contessa (Alzandosi)
Don Peppe, favorite; (Alzandosi)
                      Davvero? (Scherzando)
(Ho capito il mistero). (Da sé)

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