Vieni, o cara, a quel balcone,
viemmi, o bella, a consolar,
l’amor mio ti vuo’ cantar.
Quell’amor che mi ha ferito,
che mi fa per te languir,
che mi toglie l’appetito,
È l’amore un vermicello (Torna sotto il terrazzino)
che s’asconde in mezzo ai fior
e c’inganna, il tristarello,
ti conosco, quest’è un dono
che mi viene dal mio ben.
qual tormento al cor io provo.
Dove sei? Più non ti trovo;
le dirai che i giorni miei...
Parla insomma e fa’ in maniera
la disponga ad esser mia.
Il malan che il ciel ti dia.
Non ti sento, non ti trovo.
Oh che smania al cor io provo.
Vo alla Luna, là ti aspetto.
Maledetto non tardar. (Parte)
par che sorga risplendente.
Oh che grazia, oh che fortuna!
che la voglia intorbidare,
non vi è molto da sperar.
Questo vecchio anderà via
(Quando il vecchio se n’andrà
non temette, sì verrà). (Piano a Cecilia)
Non mi state più a toccar,
son venuta... un poco qua...
Ogni giorno passa un giorno.
non vuo’ stare ad invecchiar.
Le mie brame vi son note,
riverisco il signor padre
e lo prego a perdonar. (Parte)
Questa dote l’ho impiegata
e mi rende il sei per cento
ed ogn’anno con l’aumento
Per tirarmi fuor d’affanni
basteranno quindici anni,
sì signore ch’ella aspetti
quindici anni a maritarsi
Ma per or... Mi par sentire...
Vivo sempre con sospetto,
vuo’ vedere nel boschetto
se qualcun vi fosse mai...
Quanti stenti, quanti guai
che mi tocca a sopportar. (Parte per il fondo della scena)
Son disceso chiotto chiotto
Sono qui, non vi è nessuno,
l’apprension fa traveder.
ma son solo e ne ho piacer.
Tremo tutto... È andato via,
io non so chi diavol sia.
Ma son furbo, son astuto,
qualche tronco mi ha creduto,
Questa cosa non mi piace,
Ah se posso andar mi provo.
Ma la scala più non trovo,
non so quel che abbia da far.
Ah mi par di sentir gente.
Vi è qualcun sicuramente.
Fosse almen quella fraschetta.
Che piacer, che gioia provo
Zitto zitto, che vi è gente.
Il padrone non è a letto,
Qualchedun vuol attrapparmi
ma di lui mi vuo’ burlar.
Come ha appreso colla voce
(Da due parti, cos’è questo).
Presto presto... Son venuto. (Prendono Marinetta per mano)
Una donna? È Marinetta. (La cercano)
(Da due parti? Due Carlotti?)
Son tradita, aiuto aiuto.
Ah bricconi disgraziati. (Con lumi e con vari uomini)
Vi ho scoperti, vi ho trovati.
che non possino scappar. (Gli uomini circondano Fabrizio e Carlotto)
E da voi cosa si fa? (A Marinetta)
Non so niente in verità. (Vuol partire)
finché il ver non si saprà. (La trova)
Non so niente in verità. (Gli getta la candela di mano)
Gente gente, quei bricconi
che non vadan via di qua.
Oh che notte disgraziata!
Saldi saldi, cos’è questo?
Di sortir dov’è la strada?
Oh che notte disgraziata!
Caro amore, amor tiranno,
mi tormenta e pur mi piace
perché spero aver la pace
pena e geme, smania e freme,
Son geloso, vi amo e peno
e sopporto il mio martir.
Ma mia cara, s’io non ceno
non ho forza per soffrir.
Sono tanti i miei tormenti,
sono tanti i miei sospetti...
Non scordate i pasticcetti,
non son vani i miei spaventi,
di temere ho più ragioni...
Non scordate i macheroni,
saprò tutto sopportar. (Entra in camera e Marinetta lo chiude)
Lo so anch’io che del mio merto
ma il mio viso certo certo
Giovinezza è un tal diffetto
che le donne han gran dispetto
che darebber la ricchezza
per poterlo prolungar. (Parte)
Vuo’ cacciarla in un ritiro...
Vuo’ serarla in una stanza...
Ma la gente? Non convien.
Colle buone si fa peggio.
Qual rimedio? Non lo veggio.
Grand’impicio è aver figliuole
starei meglio? Non lo so.
Perché mai destino ingrato
perché mai mi ho maritato?
Ma si accende il mio cammino,
son vicino ad impazzar. (Parte portando via il lume)
Quanti impicci, quanti imbrogli!
Quei sponsali che si fanno
quel piacer al cuor non danno
Bel piacer il poter dire:
«Vi sposai sol per affetto
d’acquistar il vostro cor». (Parte)
basta solo che io ti senta
Te l’ho detto e tel ridico,
Ti domando il core in dono
per far cambio col mio cor.
Buon pro faccia a lor signori,
sien propizi i loro amori
Che lo dica in tua presenza
Parla, di’ la verità. (A Fabrizio)
(Voglio farla un po’ arrabbiare).
Noi ci amiamo più d’un poco.
Ah bugiardo! (A Fabrizio)
Ahi ch’io moro mio tesoro.
Non son io. (A Marinetta)
Son qua io. (A Marinetta)
tutto il sangue divampar.
Io l’ho fatto per scherzar. (Commosso)
Nozze, nozze, doppie nozze,
Mi consolo anch’io con voi,
per me ancora il dì verrà.
Quest’è quel che dico anch’io.
Da una notte tetra oscura
può venire un giorno chiaro
Che si goda con chi gode,
che si soffra e che si speri,
che si va per più sentieri