ah lo vedo a mio rossore,
assomiglia ad un bel fiore
son contessa ma che serve
se sol conto povertà. (Parte)
Fin nel gregge l’agnellina
brama appresso l’agnellino
il suo ben che sia vicino
non si vuol, non si concede
farlo in pubblico conviene,
che una man se mai si prende,
se si stringe, se si bacia,
nessun guarda e si pretende
Ma un villan non è obbligato
«L’illustrissima Cecchina»
Dallo sposo accompagnata,
Son fanciulla di buon core
Tu vorresti... Già t’intendo...
Ma abbastanza nol comprendo...
Semplicetta, innocentina,
dir di sì non mi conviene,
dir di no so non va bene;
ah capisci, trova un modo
che mi possa ben spiegar. (Parte)
Maliziosa e un po’ furbetta
so che sono, lo confesso,
ma son cose al nostro sesso
Chi ci dice: «Mio tesoro»,
chi «Mio bene, peno e moro»;
chi languisce, chi sospira
e chi smania e chi delira;
e conviene un po’ di testa
cede, aliena, vende e dà.
perché a me non è permesso
di pigliar quel che mi piace
quel che piace, quel che alletta
Che notaro di cor schieto
che non tien niente secretto,
Scriva, scriva mio signore
e non faccia qui il dottore;
se non vuol, via se ne vada,
passa il tempo e nulla fate
e il mio sposo sì galante,
(Non convien por piede in fallo,
tutto alfin si scoprirà).
di ducati in contradote...
E alla Cecca a me concessa?
oh che gran consolazione,
Or Carlon si sottoscriva.
Il contin faccia lo stesso.
Ah birbanti, le scritture
Teme il cor ma presto credo
Siete donne e questo basta
perché un solo vi contenti,
che non costano un quattrino;
ed un caro, un vezzo, un riso
Noi siam teneri, siam buoni
giù si cade col brentone,
Via donnaccie menzognere,
sempre infide lusinghiere,
voi ci fate disperar. (Parte)
piace, alletta e giù ci fa.
Cecca ingrata, non m’intendi
e di me spasso ti prendi,
Cecca, Cecca, m’hai lasciato
Ogni sesso che qui passa,
che la storia non stampò.
Monsieur Sarle de bon chior
pur monsieur de la Boflor
li sponsali a compir presto
ma che gente è questa qua.
e miglior sarà che andiamo,
pria che buschi ovì, ovà).
che ha scoperto l’intenzione
Taci un po’, non mi far scene.
Ma il perché dirvi conviene.
Voi chi siete presto dite
(Ovì, ovà, ci accopperà). (A Menghina)
Vostra sposa, Cecca ancora?
La mia sposa! Chi l’afferma?
Con la spada, pel mio onore,
(Con la spada! Mia sorella
presto presto mi sbudella).
Un inganno è certo questo,
ve lo giuro e lo protesto,
Un inganno è certo questo
e lo giuro e lo protesto.
un inganno è certo questo
che se riesce lo protesto
Che stupor! Che stordimento!
Sogno, veglio, nol comprendo
giro l’occhio, guardo intorno,
se sia note, se sia giorno
non distinguo, non si sa.
Che stupor! Che stordimento?
Giro l’occhio, guardo intorno,
altra sposa andrò cercando
chi vuol prendermi e sposar.
per la villa andrò d’ascoso
Piglia, piglia il tuo contino...
Non sarebbe un bel sposino!
Non c’è niente qui d’imbroglio.
Vado... Servo riverente...
Non mi vuole, inutilmente
fermo più non voglio star...
Quando va, tutto è finito.
Cosa vuole... Che pretende?...
Da me niente non si vende.
se ’l consenti, vo’ comprar.
(Oh che caldo che mi viene).
Me lo piglio e me lo tengo...
Quella mano a prender vengo...
chi vuol venga a domandar.
Gli augelletti spettatori
sol saran de’ nostri amori;
passarine e quagli ancora,