Metrica: interrogazione
178 ottonari in Il conte Chicchera Milano, Montano, 1759 
vezzosetta, un po’ furbetta...
ma per or non lo vuo’ dir. (Parte)
   Voglio dir quel che mi piace,
sarà lieto il vostro cor. (A Fabrizio)
sia pietoso il vostro cor. (A Cavallina)
   Que es que sa? Non rispondete? (A madama e a Cavallina)
                          Che volete?
Je suì vostre servitour. (A madama e Cavallina)
per destino il nostro cor. (Parte)
   Quando un uomo è innamorato
   Se gli par d’essere amato,
   La manina per mi dar. (Al conte)
                         Non parlar. (A Fabrizio)
                          Tu pist a Nior. (Scacciandolo)
Perdonate per pietà. (Si sente suonar de’ tamburi)
                          Cosa è stato?
Ah non fate per pietà. (I due uomini gli tornano a bendare gli occhi, poi mostrano di condurlo via e lo fanno passeggiare intorno la scena, credendo egli di caminare per altro loco. Intanto gli altri tutti si spogliano delle finte divise e restano coi soliti loro abiti e intanto il conte camina e canta)
                     Bene arrivato.
                          Poverino!
   Ah se il ver con me diceste...
Cos’è questa novità? (A Cavallina e Mantecca)
   V’ho capito... Son schernito.
m’empie l’alma un dolce ardore,
   Vuol che a lei mi getti al piede?
                        La riverisco.
                            Non capisco...
                        Ahimè spietata!
                           Bel contino.
                    Poverino!
                            Mi ha piagato.
                          In questo lato.
                           Oh che dolor!
   Provo in petto un bel diletto
   Che contento ch’io mi sento,

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