da’ miei fratelli sì bizzari e strani.
Addio Simone e ci vedrem domani.
che in casa vostra abbiam stanza e quartiero.
se siam trovati due momenti insieme.
io li farò tremare. Alfin si tratta
che possa anch’io sposar questa ragazza.
Guai se lo sa il maggiore; egli ne amazza.
Li sforzeremo a queste nozze entrambi.
non val bravura e furberia ci vuole.
da sua cognata un tempo e l’altro poi
per timore del primo, or son del pari
Non aspettate voi vostra sorella?
regolarsi a mio modo e non temete
che noi ci sposerem quando volete.
io farò tutto e presto. Olà, Simone
smontar dee mia sorella. Ivi l’aspetta,
subito che sia giunta e sia tua cura
che le possa parlar senza paura.
io dubito di pioggia e di tempesta
e tutti ne diran: «Guarda la testa».
che aperte già le sue finestre io veggio.
restate voi, che a trappolarli io vado. (Parte)
Ma assai conosco i miei fratelli anch’io.
che ad essi far potrebbe un brutto giuoco,
per dir di no ci penseranno un poco.
Se mel diran, farne saprò vendette,
saprò condurvi altrove e mi trattengo
né sapete alla fin cosa volete.
non arrivo a sposarvi e vi perdete
che noi soldati non contiamo un fico.
Pian, che ci pensi un poco e ve lo dico.
ch’ella è tutta di ghiaccio, io tutto fuoco
e se arrivo a sposarla a mio talento,
non mi fo più ammazzar per complimento.
colle capitanesse sue sorelle,
che or or vorran con vostra signoria
il quartier generale in casa mia.
la baronessa mia sorella?
Non la voglio veder; donne non voglio
Spedirò in Transilvania una staffetta.
e purché non ci venga a civettare
vedremo... E penserem che s’ha da fare.
so il mio dovere anch’io. Pria la vedete
perché si dee cerimoniar la donna
per la sua fratellevol fratellanza;
la militare sua baroneria
che mi può imbaronar tutta la casa.
cioè parlo di tutte, anzi pretendo
Che stil spropositato! Io non v’intendo.
che parla e scrive ancor senza alfabetto.
uno spirito avea da spiritata.
non dovete già aver tale impressione.
Cosa temete voi? Che v’innamori?
Lucrezia, Marco Antonio e Cattilina,
che volean migliorar questo colosso.
virginello morir, come son nato.
che facean colle donne i paladini.
Anzi... cioè... con lui non mi baratto.
Orlando per le donne era un bel matto.
Eh ben ben ci vedremo e sua sorella
metterla voglio in tanta soggezione
che creda di parlar con Cicerone. (Parte)
questi due sciocchi e giacché l’un ne viene
se vede con la scuffia anche una gatta.
Complimenti non vuo’, sempre padrone.
ecco là da seder, voglio l’onore
dell’amicizia vostra; e qua si viene,
si va, si resta a desinare, a cena,
e tratto cogli amici alla francese.
che non vuol cirimonie e tutto è buono
più delle scarpe vostre, io mi dichiaro,
Anch’io non voglio cirimonie e basta
che non lo sappia mio fratel; del resto
Così arrivata in casa vostra appena
Sì ben, come diceste, alla francese.
domanda un matrimonio i passi suoi,
insomma un uom di spirito qual siete
bisogno non avrà che altri gli insegni.
e il regalo farò senza fatica.
che a scriver mai non m’insegnò la mama.
io me ne andrò finché con voi ragiona.
Se con voi mi ritrova, ei mi bastona.
a me non mancheran mille ripieghi
e se m’ha da parlar, vo’ che mi preghi. (Parte)
Chi moglie tal non prende è grosso e tondo,
perché di queste ne son poche al mondo. (Parte)
il coraggio, cioè la petulanza
un stolido rampollo... sì signore,
della progenie nostra ingenerata
Sarà una sciocca anch’ella?
Io posso far che voglio. Infra noi due
Siamo però fratelli in conclusione.
Ma son io uom di garbo e voi minchione.
mi piace e d’una moglie ho anch’io bisogno.
Voi donne? Voi mogliera? Oh che asinaccio?
chiuder gli occhi, fuggir, farle dispetto.
Andrò a cacciarmi per paura in letto.
per non temer le donne! Ecco che viene
la baronessa e sfoderar bisogna
tutta la mia eloquenza; onde ella veda
dal mio cerimonial cerimoniante
che lo spirito suo meco è spirante.
Saria meglio in cucina appresso il fuoco.
in tedesco, in turchesco o in italiano?
cioè sempre favella il mondo intero
una gran dottoressa in aritmetica.
nell’età vostra, di quanti anni?
Non ho l’onor d’averlo mai veduto.
E lo vorrete far anche dappoi?
che questa è al caso mio.
una buona pulcella innocentina.
Eh lascia far a noi). Ehi... Madama?
Se volete, io vi vengo in braccio ancora.
rivale avrei la fratellanza in casa
tutta la quinta essenza femminesca
cioè più di costei sciocca e ciarliera.
Me l’han detto degli altri.
Torno tra poco. (Alzandosi in fretta)
Sento là fuora che qualcun mi chiama.
Che in vece vostra compagnia mi tenga.
cioè mai più, conciosiaché so io...
questa memoria almen presto mi scordo.
A questa cantillena oggi son sordo.
d’innamorarli tutti due del pari
abbia Simone per marito mio.
Tutto va ben; ma vo’ marito anch’io.
ch’io non saprei qual sia per voi migliore.
ed una moglie spiritosa e bella,
un marito ha d’aver buono tre volte.
un uom non è di legno e mia sorella
di ridurlo a dovere è ben capace.
Io sposerò quello che più mi piace.
e perché amor non sia di noi tiranno
cosa si debba far tutte non sanno.
perché t’ho da parlar da solo a sola.
che ho un non so che da dirle.
porto rispetto adesso e alla sua stanza
ma noi v’insegneremo la creanza. (Parte)
per quella che m’adora; e preme adesso
e basta ritrovar chi a lei lo dia
far tutti da sua posta i fatti suoi.
Questo è il biglietto che da me pretende
e saremo così marito e moglie.
Ecco che viene appunto. Allegramente,
e se ancor qui venisse mio fratello,
in sua presenza aver dovrà cervello. (Rosina, Ninetta, Polidoro, Fracasso, poi Cassandro, Giacinta e Simone coll’ordine seguente)
a pranzo ancor né si alzeran sì presto.
pranzeremo noi pure; e godi intanto,
che star possiam liberamente insieme.
ma per far all’amor sempre c’è tempo.
è più sano il mangiar quando s’ha fame.
di bere e di dormir senza fatica.
amor da me, chiamami a pranso, a cena,
e tra noi due s’intenderem più presto.
da lasciarsi trattar come mi piace.
la ridurrò a dover con un bastone.
e il maggior fratel mio caldi dal vino
non sa che dica e di parlar non resta.
Lasciate che si rompano la testa.
Basta a pacificarli una parola.
Si tratta alfine della vita.
Non è già mio fratello uomo di guerra.
Un poltrone di men sopra la terra.
pregalo in nome mio, giacché non posso
L’aiuterò piuttosto a bastonarlo.
Non mi marito più; se al capitano
oggi nasce un duello... Ecco il minore,
darne alla baronessa; onde ella renda
al fratel nostro il suo; né più si gridi,
Vo’ donarle un bel maschio in capo all’anno.
Anderemo a dormir sull’osteria.
lasciar ch’io sposi il capitano ancora,
Io vi lascio sposare anche Simone.
Taglieremo la casa in due bocconi.
Ma un maschio tutte due farete in pria.
nostro fratel, che sempre mi strapazza,
che più di lui son io buono da razza.
Ho inteso; e tutto sta che alle parole
Sebben son usi a indovinare i matti.
esser vo’ tutto moglie e notte e giorno;
e perché non la rubbi ognun che passa,
la terrò sotto chiave entro una cassa.
Vorrà forse sposarmi a diritura.
l’ultimo addio prima che parta.
Dei fatti noi farem, più che parole.
che l’andiamo a trovar; ma tu m’insegna,
e un matrimonio non l’ho mai più fatto. (Partono)
onde possiam sposarci in verità;
e insegnatemi voi come si fa.
per un marito mio ch’ho da sposare.
le qualità più belle alla francese.
Un’aria? Da sirocco o tramontana.
Vediam se almen sapete il galateo.
Questa prova m’imbroglia. (In atto di partire)
e non mi movo più. (Siede)
quando la dama è in piede.
Si deve andar quando vi manda.
e lei signor marito si compiaccia...
Io li vado a serrar la porta in faccia.
si corre incontro a chi ne vien da lei. (Parte)
(Io cangio stile e abbiate voi cervello).
dalla prosapia mia degenerante.
che non vo’ più soffrirle e voi mi date
che vo’ andar con madama in Ungheria.
Cioè, va’ via di qua, che ti perdono;
ma se lo torni a dire io ti bastono.
Ne vo’, per non fallar, quanti ne trovo.
E a qualcun forse poi la pagherete,
Se la farà pagar vostro marito.
se da me si divide mio fratello,
perdo la sposa ancora. Eh non importa...
Tutto accordar si può con la mia testa;
E vo’ dir che ubriacco esser non posso.
Fatevi in là, che mi cadete adosso.
Quanto? Così? (Mettendola in mezzo)
Quanto è larga la stanza.
e anch’io gridar dovrò da spiritato.
Più da vicin mi faria male il fiato.
se volete parlar, meco parlate
Subitamente. (Si accosta colla sedia)
che un pantomimo son molto stupendo.
Senza parlar sin le galline intendo. (Cassandro con gesti da pantomimo le domanda se lo ama)
(Non ne capisco un’acca e mi fa sonno
questa conversazione). (Facendo de’ cenni a piacimento suo si va addormentando)
l’anello suo rimetterogli in dito (Pian piano se gli accosta e gli mette in dito l’anello)
e ’l farò comparire un scimunito).
È questo il vostro amore?
e il vostro anel lo troverete in sogno.
e se mi sposerete io ve lo dono.
che ho spirito, ho talento ed ho denari,
e non è da stupir ch’ami uno sciocco,
qual è il fratello mio. Stan bene insieme;
ma non li voglio insieme accompagnati
io tutto accorderò col capitano.
Sentite un poco. Io son disposto
alla sorella vostra quell’anello...
In dito? Oh bella! (Guardasi in dito e lo vede)
Come, cioè, sì bene; onde è tornato
E si dice a un par mio?... Mano alla spada
che qui ne vo’ soddisfazion sul fatto.
Per così poco duellar? Che matto!
Matto a me? Matto a me! Poter del mondo
non basta più la spada e perché sia
più crudel la vendetta e più funesta
e mora un di noi due, ch’io vi disfido.
Spada e pistolla per morire! Io rido.
Io vi farò tremar. (Facendosi avanti con fierezza)
la spada o la pistola in conclusione.
(Or or mi sfida a colpi di cannone).
Morir così per passatempo! Un pazzo.
Vengo e non fo da giuoco; (Mette mano alla spada)
La spada vostra pare a me che sia
ch’io di qua non mi movo, e cominciamo.
Aspettate, che vo’ far testamento.
il guerriero mio caldo e vi ringrazi
altrimenti saria morto e sepolto. (Parte)
Quel ciarlone ha di me tanta paura
Anch’ei mi sposerà senza fatica.
dell’altro fratel suo don Polidoro.
discordie e gelosie, che l’uno e l’altro
L’altro si può sposar per complimento.
Un colpo da soldato. Hai tu coraggio
La meno, se volete, in Tartaria.
ch’esservi deggio anch’io; né sola io resto.
Vieni tu ancor, così farem più presto.
che de’ fratelli suoi troppo paventa,
che teco venga ove Simon vi guidi
Quando è così sono di lei sicuro.
Ho da pensarci io stesso; e tu frattanto
che al primo cenno tuo pronta si tenga.
a parlar teco entro il giardino; e poi
Anzi qualcuno arriva e mi ritiro. (Parte)
di celarsi o fuggire. A casa vostra
per timor che mi gridi o mi bastoni
ma per regola mia saper vorrei
e a casa lor vi riconduce.
un’altra cosa in pria. Vostra sorella
Di sposar don Cassandro ella ha rissolto.
e a casa ritornando addiritura,
voglio veder chi mi sa far paura.
Avete l’amor mio che vi diffende.
non vorrà mai che vostra sposa io sia.
la baronessa mia sorella?
ha di sposarla anch’ei le sue pretese
e tra le lor contese io son sicura
che mia sorella il gran secreto ha in mano
a domandarlo a lei, ch’io delle donne
tutti non so i riggiri e sol m’è noto
e sa obbligar co’ suoi rifiuti ancora.
perché solo vorrei quel che mi piace. (Parte)
i necessari requisiti al nostro
v’ho per un giorno intiero amoreggiata,
quanto insomma voleste ho fatto tutto
Dal fratel vostro avete voi licenza?
Oh, se in questo io dipendo, ei mi bastona.
di voler dal fratello esser diviso
del padre nostro il testamento e vuole
da mantenerla. Ma con voi la moglie
che mangierà, se non avete un zero?
Farò anch’io per mangiar qualche mestiero.
moglie d’un legnaiuolo o d’un facchino.
da mantenervi con decoro il modo
a mio fratel voi stessa in vece mia
Io tutto questo domandargli? È vano!
che io sia piuttosto sposa sua e per voi
al più m’accorderà sola una cosa.
Che si trovi un’altra sposa.
benché quella io non sia, se il fratel vostro
Per aver moglie anch’io, tutto mi basta.
ma mia sorella e seco lei Ninetta
Scappate via? Buon viaggio.
Oh quant’è che tornaro e son sposate!
e Simone con lui, se non m’inganno.
Domandatelo a lor che lo sapranno.
non vi unirebbe a me, come desio.
Tutto poi sta che così voglia anch’io.
Non son più quello e cedo un tanto onore
Io tutti due vorrei sposarvi insieme.
ma so ben io che dir vorrei.
Una donna così... come son io.
Una donna se vuol ch’ei se la trovi
purché voi siate mia; ma voi furbetta
che per te pur si troverà qualcuna
e tocca a lei di ritrovarla.
toccherà d’approvar le nozze ancora
Quello ch’ei vi promise io non ritratto.
Quello ch’ella farà tutto ben fatto.
per ben di tutti il feci, al solo oggetto
di queste nozze e delle mie non meno.
Qual non ero mi finsi e al breve inganno
con tutti ognor sarò quella ch’io sono.