Metrica: interrogazione
439 endecasillabi (recitativo) in La finta semplice Venezia, Fenzo, 1764 
da’ miei fratelli sì bizzari e strani.
Addio Simone e ci vedrem domani.
che in casa vostra abbiam stanza e quartiero.
se siam trovati due momenti insieme.
                                    Sono due pazzi,
io li farò tremare. Alfin si tratta
                                    Si tratta alfine
che possa anch’io sposar questa ragazza.
Guai se lo sa il maggiore; egli ne amazza.
Li sforzeremo a queste nozze entrambi.
non val bravura e furberia ci vuole.
                                        Sarebbe a dire
da sua cognata un tempo e l’altro poi
per timore del primo, or son del pari
                                      Oh che somari!
Non aspettate voi vostra sorella?
regolarsi a mio modo e non temete
che noi ci sposerem quando volete.
io farò tutto e presto. Olà, Simone
smontar dee mia sorella. Ivi l’aspetta,
subito che sia giunta e sia tua cura
che le possa parlar senza paura.
io dubito di pioggia e di tempesta
e tutti ne diran: «Guarda la testa».
che aperte già le sue finestre io veggio.
restate voi, che a trappolarli io vado. (Parte)
Ma assai conosco i miei fratelli anch’io.
che ad essi far potrebbe un brutto giuoco,
per dir di no ci penseranno un poco.
Se mel diran, farne saprò vendette,
saprò condurvi altrove e mi trattengo
                                   Oibò, signor, non vengo.
né sapete alla fin cosa volete.
                                       Del vostro bene
non arrivo a sposarvi e vi perdete
che noi soldati non contiamo un fico.
Pian, che ci pensi un poco e ve lo dico.
ch’ella è tutta di ghiaccio, io tutto fuoco
e se arrivo a sposarla a mio talento,
non mi fo più ammazzar per complimento.
che or or vorran con vostra signoria
il quartier generale in casa mia.
                                               Appunto.
Non la voglio veder; donne non voglio
Spedirò in Transilvania una staffetta.
                                       Oh lo sappiamo.
e purché non ci venga a civettare
vedremo... E penserem che s’ha da fare.
so il mio dovere anch’io. Pria la vedete
                                 E la vedremo,
perché si dee cerimoniar la donna
per la sua fratellevol fratellanza;
che mi può imbaronar tutta la casa.
                                 Di lei non parlo,
cioè parlo di tutte, anzi pretendo
Che stil spropositato! Io non v’intendo.
che parla e scrive ancor senza alfabetto.
non dovete già aver tale impressione.
Cosa temete voi? Che v’innamori?
Lucrezia, Marco Antonio e Cattilina,
che volean migliorar questo colosso.
virginello morir, come son nato.
che facean colle donne i paladini.
                                     I babuini.
                                            Uh poveretto!
Anzi... cioè... con lui non mi baratto.
Orlando per le donne era un bel matto.
Eh ben ben ci vedremo e sua sorella
metterla voglio in tanta soggezione
che creda di parlar con Cicerone. (Parte)
questi due sciocchi e giacché l’un ne viene
                                   Qual vien di loro?
se vede con la scuffia anche una gatta.
Complimenti non vuo’, sempre padrone.
ecco là da seder, voglio l’onore
dell’amicizia vostra; e qua si viene,
si va, si resta a desinare, a cena,
e tratto cogli amici alla francese.
                                  Non intendete
che non vuol cirimonie e tutto è buono
                                        Eh bagatelle.
                                 Oh come belle
più delle scarpe vostre, io mi dichiaro,
                                        Oh che somaro!
                                     Voi mi piacete.
                                             Io non son degna
                                      Eh non importa.
Anch’io non voglio cirimonie e basta
che non lo sappia mio fratel; del resto
                                      Ma così presto?
Così arrivata in casa vostra appena
Sì ben, come diceste, alla francese.
domanda un matrimonio i passi suoi,
insomma un uom di spirito qual siete
bisogno non avrà che altri gli insegni.
e il regalo farò senza fatica.
che a scriver mai non m’insegnò la mama.
                                          Nemmeno all’aria.
                                  Tempo e cervello.
                                   È qua vostro fratello.
                                  Non dubitate,
io me ne andrò finché con voi ragiona.
Se con voi mi ritrova, ei mi bastona.
a me non mancheran mille ripieghi
e se m’ha da parlar, vo’ che mi preghi. (Parte)
Chi moglie tal non prende è grosso e tondo,
perché di queste ne son poche al mondo. (Parte)
                                      In qualche sito
                                   Oh scimunito.
il coraggio, cioè la petulanza
                                  Le ho già parlato.
un stolido rampollo... sì signore,
della progenie nostra ingenerata
                                  S’è innamorata.
                Di me.
                               Sarà una sciocca anch’ella?
                               La notte o il giorno?
Io posso far che voglio. Infra noi due
Siamo però fratelli in conclusione.
Ma son io uom di garbo e voi minchione.
mi piace e d’una moglie ho anch’io bisogno.
Voi donne? Voi mogliera? Oh che asinaccio?
                                   Cosa farai?
                                               Sì signore.
                                         Signorsì.
chiuder gli occhi, fuggir, farle dispetto.
Andrò a cacciarmi per paura in letto.
per non temer le donne! Ecco che viene
la baronessa e sfoderar bisogna
tutta la mia eloquenza; onde ella veda
dal mio cerimonial cerimoniante
che lo spirito suo meco è spirante.
                                Al portamento, al viso,
                                             Io spiritosa?
                                          Non mi pare
Saria meglio in cucina appresso il fuoco.
in tedesco, in turchesco o in italiano?
                                           In verso o in prosa?
cioè sempre favella il mondo intero
                                       Io nol sapea da vero.
una gran dottoressa in aritmetica.
nell’età vostra, di quanti anni?
                                                         Gli anni?
                                               Oh che portento!
Non ho l’onor d’averlo mai veduto.
                                           Verbigrazia,
                                             Sì signore.
                                Far all’amore.
                   Ma con chi?
                                           Bella? Con voi?
                                              (Povero alocco!)
una buona pulcella innocentina.
Eh lascia far a noi). Ehi... Madama?
Se volete, io vi vengo in braccio ancora.
                                            Sì signore.
                                         Signorsì.
rivale avrei la fratellanza in casa
                                          Oh sì signore.
tutta la quinta essenza femminesca
cioè più di costei sciocca e ciarliera.
                                        Ecco la mano.
                                                Oh questo anello!
                                      Oh son di fuoco.
                                       Torno tra poco. (Alzandosi in fretta)
Sento là fuora che qualcun mi chiama.
Che in vece vostra compagnia mi tenga.
cioè mai più, conciosiaché so io...
questa memoria almen presto mi scordo.
A questa cantillena oggi son sordo.
                                      Siamo a buon segno
d’innamorarli tutti due del pari
                                      Basta ch’io sposi
Tutto va ben; ma vo’ marito anch’io.
ch’io non saprei qual sia per voi migliore.
ed una moglie spiritosa e bella,
un marito ha d’aver buono tre volte.
un uom non è di legno e mia sorella
di ridurlo a dovere è ben capace.
Io sposerò quello che più mi piace.
e perché amor non sia di noi tiranno
cosa si debba far tutte non sanno.
perché t’ho da parlar da solo a sola.
                                           Andate via,
                                                       A mia sorella
porto rispetto adesso e alla sua stanza
ma noi v’insegneremo la creanza. (Parte)
                                    Eh non importa.
                                     Eh prenderemo
per quella che m’adora; e preme adesso
                                         L’ho preparato;
e basta ritrovar chi a lei lo dia
far tutti da sua posta i fatti suoi.
Questo è il biglietto che da me pretende
e saremo così marito e moglie.
Ecco che viene appunto. Allegramente,
e se ancor qui venisse mio fratello,
in sua presenza aver dovrà cervello. (Rosina, Ninetta, Polidoro, Fracasso, poi Cassandro, Giacinta e Simone coll’ordine seguente)
a pranzo ancor né si alzeran sì presto.
pranzeremo noi pure; e godi intanto,
che star possiam liberamente insieme.
ma per far all’amor sempre c’è tempo.
è più sano il mangiar quando s’ha fame.
di bere e di dormir senza fatica.
                                      Onde?
                                                     Se vuoi
amor da me, chiamami a pranso, a cena,
e tra noi due s’intenderem più presto.
da lasciarsi trattar come mi piace.
la ridurrò a dover con un bastone.
e il maggior fratel mio caldi dal vino
                                      Oh poco male.
non sa che dica e di parlar non resta.
Lasciate che si rompano la testa.
                                       E ci vuol tanto?
                                               Eh bene?
Non è già mio fratello uomo di guerra.
Un poltrone di men sopra la terra.
pregalo in nome mio, giacché non posso
L’aiuterò piuttosto a bastonarlo.
Non mi marito più; se al capitano
oggi nasce un duello... Ecco il minore,
                                          Quanto romore!
darne alla baronessa; onde ella renda
al fratel nostro il suo; né più si gridi,
                                     Altro che questo?
                                   Oh vi prometto
Vo’ donarle un bel maschio in capo all’anno.
                                 La baronessa.
                                                            In sogno.
                                                 Basta bene
Anderemo a dormir sull’osteria.
                                       N’ho la promessa.
lasciar ch’io sposi il capitano ancora,
Io vi lascio sposare anche Simone.
Taglieremo la casa in due bocconi.
Ma un maschio tutte due farete in pria.
                                              Oh perché veda
nostro fratel, che sempre mi strapazza,
che più di lui son io buono da razza.
Ho inteso; e tutto sta che alle parole
Sebben son usi a indovinare i matti.
esser vo’ tutto moglie e notte e giorno;
e perché non la rubbi ognun che passa,
la terrò sotto chiave entro una cassa.
Vorrà forse sposarmi a diritura.
l’ultimo addio prima che parta.
                                                          E dove
                               Ad alloggiare altrove.
Dei fatti noi farem, più che parole.
che l’andiamo a trovar; ma tu m’insegna,
e un matrimonio non l’ho mai più fatto. (Partono)
onde possiam sposarci in verità;
per un marito mio ch’ho da sposare.
                                     Lo vuo’ provare.
le qualità più belle alla francese.
                                     Bene, alla prova.
Un’aria? Da sirocco o tramontana.
Vediam se almen sapete il galateo.
Questa prova m’imbroglia. (In atto di partire)
                                                    Non si parte
                                   Siedo qui dunque
                                       Mai non si siede,
                                                   Ora mi levo;
                                         Andate al diavolo
                Si deve andar quando vi manda.
e lei signor marito si compiaccia...
Io li vado a serrar la porta in faccia.
si corre incontro a chi ne vien da lei. (Parte)
(Io cangio stile e abbiate voi cervello).
                                          Eh ben signora?...
                                             Io v’ho pur detto
                                           Egli è venuto
che non vo’ più soffrirle e voi mi date
che vo’ andar con madama in Ungheria.
Cioè, va’ via di qua, che ti perdono;
ma se lo torni a dire io ti bastono.
                                  Sposa?
                                                  Sì bene.
                              Anche voi.
                                                    Quanti mariti
Ne vo’, per non fallar, quanti ne trovo.
E a qualcun forse poi la pagherete,
Se la farà pagar vostro marito.
se da me si divide mio fratello,
perdo la sposa ancora. Eh non importa...
Tutto accordar si può con la mia testa;
                                            Eh vi scostate,
                                       Ho poi bevuto
E vo’ dir che ubriacco esser non posso.
Fatevi in là, che mi cadete adosso.
Quanto? Così? (Mettendola in mezzo)
                              Quanto è larga la stanza.
e anch’io gridar dovrò da spiritato.
Più da vicin mi faria male il fiato.
                                          Fate una cosa:
                                          Subitamente. (Si accosta colla sedia)
che un pantomimo son molto stupendo.
Senza parlar sin le galline intendo. (Cassandro con gesti da pantomimo le domanda se lo ama)
(Non ne capisco un’acca e mi fa sonno
questa conversazione). (Facendo de’ cenni a piacimento suo si va addormentando)
                                            (Ei s’addormenta.
l’anello suo rimetterogli in dito (Pian piano se gli accosta e gli mette in dito l’anello)
e ’l farò comparire un scimunito).
                                                Oh mi sognavo
                                  A me?
                                                 Per due momenti.
                                    D’un soprafino
                                       Eh parla il vino.
e il vostro anel lo troverete in sogno.
e se mi sposerete io ve lo dono.
                                        Sono una ladra
                                 Ditemi almeno
che ho spirito, ho talento ed ho denari,
                             Tutti due del pari.
e non è da stupir ch’ami uno sciocco,
qual è il fratello mio. Stan bene insieme;
ma non li voglio insieme accompagnati
io tutto accorderò col capitano.
                 Sentite un poco. Io son disposto
alla sorella vostra quell’anello...
                                        In dito? Oh bella! (Guardasi in dito e lo vede)
Come, cioè, sì bene; onde è tornato
E si dice a un par mio?... Mano alla spada
che qui ne vo’ soddisfazion sul fatto.
Per così poco duellar? Che matto!
Matto a me? Matto a me! Poter del mondo
non basta più la spada e perché sia
più crudel la vendetta e più funesta
e mora un di noi due, ch’io vi disfido.
Spada e pistolla per morire! Io rido.
Io vi farò tremar. (Facendosi avanti con fierezza)
                                   Piano un tantino,
la spada o la pistola in conclusione.
(Or or mi sfida a colpi di cannone).
Morir così per passatempo! Un pazzo.
                             Vengo e non fo da giuoco; (Mette mano alla spada)
                                   Appiano un poco.
La spada vostra pare a me che sia
                                      Eh ben prendete
                                        Io prendo questa.
                                          Meglio per noi.
ch’io di qua non mi movo, e cominciamo.
Aspettate, che vo’ far testamento.
il guerriero mio caldo e vi ringrazi
altrimenti saria morto e sepolto. (Parte)
Quel ciarlone ha di me tanta paura
Anch’ei mi sposerà senza fatica.
dell’altro fratel suo don Polidoro.
discordie e gelosie, che l’uno e l’altro
L’altro si può sposar per complimento.
Un colpo da soldato. Hai tu coraggio
ch’esservi deggio anch’io; né sola io resto.
Vieni tu ancor, così farem più presto.
che de’ fratelli suoi troppo paventa,
                                         Dille in mio nome
che teco venga ove Simon vi guidi
                                    Oh ci scometto
                                         Ama o non ama?
Quando è così sono di lei sicuro.
Ho da pensarci io stesso; e tu frattanto
che al primo cenno tuo pronta si tenga.
a parlar teco entro il giardino; e poi
Anzi qualcuno arriva e mi ritiro. (Parte)
di celarsi o fuggire. A casa vostra
per timor che mi gridi o mi bastoni
                                           Io de’ padroni
                                               Ch’ambe sarete
                                              Andiamo.
un’altra cosa in pria. Vostra sorella
Di sposar don Cassandro ella ha rissolto.
voglio veder chi mi sa far paura.
Avete l’amor mio che vi diffende.
non vorrà mai che vostra sposa io sia.
                                               Oh questo
ha di sposarla anch’ei le sue pretese
e tra le lor contese io son sicura
                                            Che seccatura!
che mia sorella il gran secreto ha in mano
                                         E quale?
                                                            Andate
a domandarlo a lei, ch’io delle donne
tutti non so i riggiri e sol m’è noto
e sa obbligar co’ suoi rifiuti ancora.
perché solo vorrei quel che mi piace. (Parte)
                                    Subito ancora.
v’ho per un giorno intiero amoreggiata,
quanto insomma voleste ho fatto tutto
Dal fratel vostro avete voi licenza?
                                           Sicuramente.
Oh, se in questo io dipendo, ei mi bastona.
di voler dal fratello esser diviso
                                          Oh gliel’ho detto
del padre nostro il testamento e vuole
                                            E come adunque
                                          Han gli altri almeno
da mantenerla. Ma con voi la moglie
che mangierà, se non avete un zero?
Farò anch’io per mangiar qualche mestiero.
moglie d’un legnaiuolo o d’un facchino.
                                        Da ver?
                                                         Sul sodo.
                                         Come?
                                                         Parlate
a mio fratel voi stessa in vece mia
Io tutto questo domandargli? È vano!
che io sia piuttosto sposa sua e per voi
al più m’accorderà sola una cosa.
                           Che si trovi un’altra sposa.
benché quella io non sia, se il fratel vostro
Per aver moglie anch’io, tutto mi basta.
                                   E la promessa?
                                              Eh già lo vedo;
ma mia sorella e seco lei Ninetta
                               Scappate via? Buon viaggio.
Oh quant’è che tornaro e son sposate!
e Simone con lui, se non m’inganno.
Domandatelo a lor che lo sapranno.
non vi unirebbe a me, come desio.
Tutto poi sta che così voglia anch’io.
                                           Sì signore.
                                  Voglio il più bello.
                                            E se volessi
Non son più quello e cedo un tanto onore
Io tutti due vorrei sposarvi insieme.
                                                    Vorreste
                                              Ohibò; vorrei,
                                       E chi mai deve
Una donna se vuol ch’ei se la trovi
purché voi siate mia; ma voi furbetta
                     Per chi dunque?
                                                     Indovinate.
                                          Un po’ di flemma,
che per te pur si troverà qualcuna
                                               A lei
toccherà d’approvar le nozze ancora
Quello ch’ei vi promise io non ritratto.
Quello ch’ella farà tutto ben fatto.
per ben di tutti il feci, al solo oggetto
di queste nozze e delle mie non meno.
Qual non ero mi finsi e al breve inganno
con tutti ognor sarò quella ch’io sono.

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