Il cantar, lo sapete, assai m’alletta.
Questa si può chiamar vita felice.
chi pena per amor, chi per orgoglio
e ogni dì si rinova un qualche imbroglio.
amor si vede a seminar i guai
ma io finor non l’ho provato mai.
Da due anni il crudel mi ha abbandonata.
Grano da macinar porta al molino.
Più non vuoi caminar? Ti sei fermato
delle donne l’odor? Si vede bene
che fu Buovo d’Antona il tuo padrone.
diventato è il ronzon di un molinaro?
Buovo dalla città, questa bestiaccia
non l’ha potuta cavalcar nessuno.
e per pochi quattrini io l’ho comprato.
Dove diavolo sia nessuno il sa.
è sì brutto e sì magro e contrafatto
che nol conoscerebbe a verun patto.
Buovo d’Antona avrà forzato andare?
Zitto; più non lo state a nominare.
in pena della vita ha comandato
che non sia nominato ed io non voglio
che mi nasca per questo un qualche imbroglio.
Povero sfortunato, in verità
io mi sento per lui mossa a pietà.
che è partito con lui mi sento in pene.
Stiamo a veder chi viene.
di quel gramo meschin Buovo d’Antona.
La memoria di Buovo è proibita
da Maccabruno in pena della vita.
ch’è partito con lui sapete nulla?
che tutti due son sani e tutti due
si faranno da voi presto vedere.
(Ah è il mio Rondello). (Da sé)
Non lo posso tener. Che diavol c’è?
Ferma ti dico. Ah maledetto! Oimè. (Il cavallo cogli calzi butta a terra Capoccio)
Aiutate mio padre. (A Buovo)
vien che ti baci e che ti stringa al seno). (Il cavallo si avvicina a Buovo e da lui si lascia prendere, riconoscendo il padrone)
Buovo sarà per te riconosciuto.
Dov’è andato il tuo spirto e il primier foco?
Voglio provare a cavalcarti un poco. (Sale sopra il cavallo e parte)
Questi è Buovo d’Antona; il suo Rondelo
lo riconosce meglio di nessuno,
io lo voglio accusare a Maccabruno. (Parte)
Mi spiacerebbe assai; ma se potrò
dal pericolo suo lo salverò.
conosce il suo padron lontano ancora
e voi non conoscete un che vi adora?
Striglia il mio caro ben, dolce amor mio.
Buovo salvar dal suo periglio estremo.
li potranno trovar. Direi più tosto...
Nascondiamoli sotto al letamaio.
Di salvarvi colà mi comprometto.
E vado innanzi per non dar sospetto.
sono più di due anni ormai passati,
Né ci abbiamo per questo a rattristare.
che più di tutto rasserena il cuore
quel bambinel che si domanda Amore.
d’un amor corrisposto e ai giorni miei
se potessi, davver lo proverei.
da un uom di nobiltà famosa e chiara
a una povera figlia molinara.
benché dalla miseria estenuato,
come un fresco poledro ha galoppato.
Signor venite qui, vi ho da parlare.
Il pericolo è grande; io so chi siete.
Il padre mio, ch’è il molinar cascato,
a Maccabruno ad accusarvi è andato.
Se confidate in me non perirete.
si convertisse la pietà in amore?
Sì, ma salva però la convenienza.
(Pure gli voglio usar questa pietà.
Sì, lo voglio salvare e poi chi sa?)
ch’io non sappia il trattar, voi v’ingannate.
farò veder, farò veder chi sono.
per riveder Drusiana e nel momento
che mi ritrovo delle mura appresso
scoperto io son dal mio cavallo istesso.
povero me! La bella molinara
mi offre lo scampo, è ver, ma poi richiede
all’amor suo mercede... E ben, chi sa?
chi sa ch’io non lo faccia per dispetto.
deve di qua passar. L’aspetterò. (Si odono di lontano i corni da caccia)
E di Buovo d’Antona io parlerò.
che son poco lontani i cacciatori.
Certo con Maccabruno è ancor Drusiana. (Si torna a sentire i corni da caccia)
Guarda l’orso, Capoccio, aiuto, aiuto. (Parte. Tornano a suonare i corni da caccia e si vedono passare degl’orsi, dietro ai quali vengono correndo dei cacciatori armati di lanzie ed archi e freccie che passano)
s’inseguiscono ancora e noi perdiamo
il diletto maggior; via cara, andiamo.
poco lungi a seder, fin che si veda
dai cacciatori a riportar la preda.
nel bel piacer di possedere un sposo.
a voi sta il conseguirlo. Io pronto sono
Lo bramo, è ver, ma non è tempo ancora.
Buovo d’Antona ritornar non s’ode,
e non volete ancor prender marito?
del mio rival o se al mio amor rivolta
bramereste da lui rimaner sciolta.
ch’io non conosco e a superar non basto.
è di Buovo d’Antona il giuramento;
nuova non s’ebbe ancor, s’è ormai finito
Ohimè! (Correndo affanosa)
Misera me! Chi mi ritorna in vita?
sopra il margo a seder del vicin rio.
Sì, vengo anch’io. (I cacciatori conducono via Drusiana sostenendola)
Buovo di seguitar; badate a me.
Pericolo non c’è ch’io l’abbandoni,
sono stato con lui per fino ad ora,
perché possa riaver quel che ha perduto.
che d’esser vostro la giornata aspetto.
e intanto ch’ei venia siamo fuggiti.
Sarò sempre con voi, non dubitate.
ha da restar con me. (A Buovo)
ha l’amante con essa in compagnia
ed io deggio star sola in vita mia?
certo mi fai pietà. Ma voi signore,
non avete ragion d’essere ingrato.
Drusiana bella ai giuramenti miei,
la mia fede, il mio cor sarà per lei. (A Cecchina, parlando di Menechina)
il periglio di Buovo altro rimedio
non so vedere che finger con tutti
che morto ei sia dalla paura oppresso.
che egli lo crederà; si è ritrovata
Il morto si vestì da pellegrino;
Buovo si travestì da contadino.
O da voi o da me sarà avisata.
e vogliamo passare alla città.
tutto ancor non sapete. È stato detto
che Drusiana dagl’orsi spaventata
gravemente è amalata e noi sappiamo
sono medici fatti alla carlona,
Buovo saprà se Drusiana è fida
e se il cielo seconda il bel dissegno,
noi riuscirem nel meditato impegno.
Se venite colà, ci scoprirete.
Impossibil sarà che non parliate.
che non vadino male i fatti suoi,
che non abbian bisogno anche di noi?
Buovo d’Antona a ricercare andate.
Buovo d’Antona, il disgraziato è morto.
l’ho veduto sbasito e a Maccabruno
vo’ la nova recar, s’ei non la sa;
certo che un buon regalo ei mi darà.
facesse bastonarvi e che Drusiana,
morto è per causa vostra di paura,
vi facesse accopare a diritura.
E da voi si può dir che fu ammazzato.
bada ben quel che fai. Ma finalmente
io ne sono innocente e a Maccabruno
ne avrà piacere e mi regalerà.
mi volesse davver porre in sospetto?
Eh comanda chi può; se Maccabruno
mi assiste e mi diffende... Adagio un poco,
Egli nel criminal può darmi aiuto
ma se viene il baston, chi ha avuto ha avuto.
non so s’io parli e non so ben s’io taccia.
vi sconcerti, vi opprima, e che non vagliano
i soccorsi finor che vi han prestato
per tornarvi gli spirti al primier stato.
dal dubioso destin, quando si trova
fra la speranza ed il timore oppressa,
e ritorna il vigor difficilmente.
medici a ricercar, perché coll’arte
medica mano ristorar gl’afflitti
d’uopo averia di un farmaco migliore.
il destino di Buovo e vi prometto
che a risolvere allor più non aspetto.
di tormentar voi stessa ed accettate
la mia fede, il mio cor, la destra mia.
Remora al corso il mio rival non sia.
fin che Buovo non sia disciolto o spento,
rompere pria del tempo il giuramento.
sentomi oppresso amaramente il cuore.
che s’impegna guarirla immantinente.
che sopra il di lei mal consiglierà.
è chiamato il dottore Eletuario.
E l’altro che con lui s’è accompagnato
il dottore Cauterio è nominato.
Vengano pur signori eccellentissimi. (Verso la scena)
che gravi gravi, pettoruti e strani
fanno amalar per la tristizia i sani?
che dee star l’ammalato in allegria.
Dalla loro virtù sia risanata.
dite, quanti anni avete? (A Drusiana)
cosa han che far col male?
prevale in gioventù qualche altra cosa.
Che dite voi collega eruditissimo? (Alzandosi)
prima gl’anni saper. Ma dalle donne
non sperate saper la verità.
io non so per costume esser mendace.
gl’acidi dell’umore atrabilare.
Rispondete collega eloquentissimo. (Come sopra)
Favoritemi il polso. (Tasta il polso a Drusiana)
Il polso a me. (Prende a sentire l’altro polso)
Questa donna signore è innamorata. (Seguitando a sentire il polso)
cambiato ha il primo in un novello amore.
ha infiamato il polmone e se non supera
la virtù nostra ad operar non basta.
han conosciuto il mal fin nell’interno).
(Quel che bramo sapere anch’io saprò). (Da sé)
Fino al giorno prefisso ancor l’attendo.
Che dite voi collega sapientissimo? (A Buovo)
tutto il male provien da infedeltà.
«Tardi la medicina ha ricercato».
faccia una antiparistasi mortale.
atterita, confusa e disperata.
la rendesse costante al primo amore). (Da sé)
ch’io lo sia con ragion? Sì certamente
sarà da Buovo a minacciar mandato.
capitati da noi per accidente.
No, che medici sian non credo niente,
di barbara, d’ingrata. Il cor mi dice
ch’io più non sono del mio cor padrona
e che devo sposar Buovo d’Antona.
Invenzion maledetta! (Da sé)
Buovo, mi dice il cor, da te sen viene,
se non l’aspetti, non avrai più bene.
E volete aspettarlo eternamente.
Sì sì, l’aspetterò fin che avrò vita.
Povera me, la mia speranza è ita. (Da sé)
che non so se spiacer vi recherà.
del ritorno di lui la nuova io porto
ma vi aggiungo di più che Buovo è morto.
Eccovi il testimon che lo dirà. (Accenando Capoccio)
lo vedrete disteso il poverino,
mentre è poco lontan dal mio molino.
L’invenzione ha giovato in verità. (Da sé)
(Se lo crede vedrem cosa farà). (Da sé)
mi prometteste amor sol per inganno.
d’ingannar, di mentir. Vi amai, vi adoro,
Vostra sarò ma permettete almeno
che di un giusto timor disgombri il seno.
il confuso pensier. Gioia novella
con sì bella speranza io son contento.
Non ci pensate più, chi è morto è morto.
fatto averia lo stesso. Non è poco
amar l’amante finch’è vivo e sano;
quando egli è morto si ci pensa invano.
Certo signora confessar conviene
Sia onorevole almen la sepoltura.
pratico sono in questo e lo farò.
Tutto quel che volete adempirò.
al bisogno con ciò voi suplirete. (Gli dà una borsa)
(Vo’ della borsa la mia parte anch’io). (Parte)
tu mi apristi la strada, ancor io sento
del tuo crudo destin qualche tormento.
vado fremendo in questa parte e quella
senza trovar riposo; ah donna ingrata,
Doppo tante promesse e giuramenti
donarti in preda al mio rivale indegno?
Ah non resisto più, fremo di sdegno.
E tu sospiri ancor per quell’ingrata?
non mi far più penar. A chi t’adora
dona tu pur amor. Caro Bovino
Ma tu non m’odi ed io mi struggo intanto.
Mi struggo anch’io di rabia e di veleno.
peggior d’un basilisco. Io spiro fuoco
dalla bocca, dagl’occhi ed un ardente
mongibello ho nel sen. Drusiana ingrata...
anche peggior di lei. Spasimo, moro,
piango, ti priego e tu più duro assai
d’un sasso, d’una incudine, mi sprezzi
Sentimi Menicchina. Adesso io sono
ritorna un’altra volta e allor t’ascolto.
Vado ma dammi prima un’occhiata.
Oh tu sei pure ingorda! Oh che pazienza!
(Fingerò di partir). Vado.
Ti lascio. Ohimè! Che gran tormento è questo. (Parte)
Se fossi in libertà... Ma troppo è fitto
il dardo al cor. Drusiana ingrata io peno,
io per te moro ohimè! Par che non possa
più sostenermi in piè. Manco, vacillo,
dove son? Che rissolvo? Ah voi per poco
qualche triegua donate a’ miei furori. (Si getta a sedere)
Ma gente vien. È Striglia.
di dormir non è tempo. All’armi, all’armi.
capi di queste ville e tutti sono
a far per voi una sollevazione.
ho delle amiche e degli amici anch’io
che faranno in tal caso a modo mio.
Convien farvi veder risuscitato.
Facile ciò sarà; ch’io vivo sono
varie monete, acciò si prenda cura
di trovare per voi la sepoltura. (A Buovo)
poi penserem quel che si avrà da fare.
ch’io con Buovo sposar mi possa or ora.
Ciò si può dar ma non l’ho detto ancora. (Parte)
(Se non lo dici tu, lo dico io,
mi ha promesso, lo voglio e sarà mio). (Parte)
Presto per carità, non tardar più. (Parte)
e il danaro fra noi ci spartiremo. (Partono i contadini)
di non farla vedere a Maccabruno.
e sia colui, se non si arrende, ucciso.
se ho fatto quel che ho fatto. In verità,
l’ho fatto perché avea qualche paura.
e il vostro amor gradisco.
Striglia vi raccomando il poveretto.
Segretario sarà di gabinetto.
Se d’Antona padron voi tornerete,
dite la verità, mi sposerete? (A Buovo)
voglio veder Drusiana e se persiste
nell’infedele suo costume usato...
Basta... Sperate pur, vi sarò grato.
ci secondi la sorte. Andiamo.
Siamo donne sorella, andiam bel bello.
Son sicura di già che vinceranno.
E quando la fortuna non si varia,
io sarò la signora segretaria.
temo vi sia qualche difficoltà.
che sposar non vorrà la molinara.
non sarà il primo caso. Ho letto anch’io
le istorie un dì dei cavalieri erranti,
so che han fatto lo stesso tanti e tanti.
l’arte d’innamorar. Saprò ben io
usare il poter mio. Farò vedere
se di farlo cadere anch’io son buona
e mio sposo sarà Buovo d’Antona. (Parte)
trattan sol per diletto i loro amori
«Figlia se un gran signor ti vuol amare
guarda ben quel che fai, non ti fidare». (Parte)
o l’accettate o con ragion mi sdegno.
pronubo sia di queste nozze amore.
non è poc’anzi il testimon venuto?
Sì ma estinto però non l’ho veduto.
la memoria di lui più del cor mio,
stanco son di soffrir, vi lascio, addio.
Ah qual strepito è questo?
Buovo è qui? Non è morto?
Ecco la spada mia, non infierite.
di vostra infedeltà l’ultima prova.
quel che di tutti due far si dovrà.
Cosa sarà di me? Son disperato.
un Rugero, un Pipino, un Carlo Magno,
dei reali di Francia un paladino.
utile, necessario e doveroso
per nostro bene e pel comun riposo.
tutto per voi farò. Non v’è nel mondo
della vera amicizia un ben maggiore,
questo è di tutti il più sincero amore.
vorrei duchessa diventar anch’io.
Ma come? In qual maniera?
In verità non so che cosa dite.
Questa franchezza non mi piace molto.
Una femina io son, un uomo voi.
Ogni disuguaglianza uguaglia amore.
Voglio che rissolviate adesso adesso.
io Cleopatra sarò, voi Marcantonio.
Ah che non v’è maggior piacer del mio.
Or sarete da Buovo sentenziati.
a Drusiana marito. Se un tal nodo
cortesemente e se ne ha dispiacenza
faccia dell’error suo la penitenza.
Fate voi pur quello che il ciel destina
ch’io sposata ho di già la Menichina.
diami di approvazione un testimonio.
con Drusiana perisca. In vita loro
e nessuno così mi creda ingrato.
tutti il mio cor felicitare inclina.