Bella cosa è far l’amore!
Bello è assai degl’anni il fiore!
Son soldato e a far duello
guai se alcun mi sforzerà.
Bravo questo e bravo quello
La tua testa è un molinello;
Bella cosa è far l’amore!
Bello è assai degl’anni il fiore!
Troppa briga a prender moglie,
che la vuole a buon mercato
Son le donne belle e buone
ma se tanto han da costar,
per un sol mazzo di carte,
per un fiasco di buon vino,
ve le do tutte in un sacco.
Né mi vo’ più maritar. (Parte)
Non c’è al mondo altro che donne;
ma sian belle, ma sian buone,
non mi voglio infemminire,
sua sorella... L’ho con ella,
Colla bocca e non col core
Ma chi vuol fede ed amore
gradir tutti e un solo amar.
Cosa ha mai la donna indosso
che mi piace tanto tanto,
se la guardo, in lei m’incanto;
se la tocco, mi fo rosso;
quei che sprezzan le consorti,
che in amor spender bisogna?
Falso, falso, è una menzogna,
Questo è far le sue galanti
più superbe, più arroganti
e chi amar vuole all’usanza
dei sospiri in abbondanza,
che l’amor più durerà. (Parte)
sussurar tra fiori e fronde;
quello sol l’eco risponde
cogli amanti e questa e quella,
voler bene a chi l’adora,
corbellar chi ne corbella,
non dar niente a chi non dona,
che l’usanza è bella e buona
di far quel che gli altri fanno
e in amor non può fallar.
Mio fratello e la mia stanza
sempre s’ha da rispettar.
vuo’ da voi soddisfazione
N’è cagion questo biglietto
ch’io le avea da presentar.
Un biglietto a mia sorella?
La faceste ora più bella.
Non prendiam vostri biglietti,
non sappiam di voi che far.
Me l’avete voi richiesto.
Per noi due che affronto è questo!
In ginocchio a dirittura (Lo fa inginocchiare)
Lo scrissi io così per giuoco.
s’ha il biglietto da accettar.
Dunque a pranso in compagnia
e tra il vino e l’allegria
che si balli e che si canti
tutti amici, tutti amanti,
che non mangi, che non beva,
che a noi lasci comandar.
far con esso un patto almeno
ch’egli mangi quando ha fame,
ch’egli beva quando ha sete
far noi pur quel che ne par. (Parte)
Ubriacco non son io, (Caminando e masticando le parole da mezzo ubriacco)
sono allegro un pocchettino
perché alfin se parla il vino...
quel ch’è mio si lascia star.
Sposa cara, sposa bella (A Rosina)
per pietà deh non piangete;
e se voi bevuto avete, (A Cassandro)
poveretto andate in letto
Piano, piano, ch’io burlavo, (Venendogli adosso bruttamente)
state in là, che vi son schiavo;
quanto a me tutto v’è lecito,
ma mia moglie, no signore,
non l’avete da toccar. (Parte)
Ho sentito a dir da tutte,
le più belle e le più brutte,
che un cor grande tanto fatto
d’un amante ad ogni patto
se va uno, l’altro viene,
s’un vuol mal, l’altro vuol bene,
se uno è crudo, l’altro è cotto
e tra tanti il più merlotto
sempre alfine ha da cascar.
Item lascio... Voglio dire
onde a’ vostri conoscenti
lascio mille... cento... venti...
Delle doppie, dei zecchini,
possessioni, case ed orti,
eh il malanno che vi porti;
troppo lungo è il testamento
e contento o non contento
In voi, belle, è leggiadria
e quand’ama una fanciulla,
non volendo mai far nulla,
se per farvi a noi più care
voi vi fate assai pregare,
fate bene in verità. (Parte)
Che susurro, che bordello?
Costui vuol farsi accoppar.
Gelo, tremo, perdo il fiato.
Da seder, che mi vien male;
compassione e carità. (Siede svenuta dalla paura)
Acqua fresca, mio signore.
Meglio è l’acqua di melissa.
Eh non serve acqua d’odore,
ch’io son bello come un fiore,
Sposo bello chi mi chiama? (Rinvenendo)
Buonanotte a tutti, addio. (Dopo averli guardati con stupore vuol partire)
che non so quel che farò.
Bastonatevi, ammazzatevi, (In atto di partire)
che a guarirvi io tornerò.
Miei signori, oh che gran caso!
quanto a voi potea rubbar.
Gran disgrazie in un momento
noi meschini e disperati!
Voi che siete due soldati,
Anch’io l’ho meglio di loro
e mia moglie è questa qua.
Tutti insieme è troppo presto;
rimediar in prima al resto,
Nel mio core ho già deciso;
ma il mio cor nissun lo sa.
Quel che arriva all’improviso
Che sia brutta, che sia bella,
che sia figlia o vedovella,
da star sempre in compagnia
Quel che preme è averla subito,
perché poi se troppo aspetto
e nissuna mi vorrà. (Parte)
Caro nodo! Dolce istante!
che ci possa un dì arrivar!
E chi ha duro in seno il core,
chi non sa cosa sia amore
Chi non sa talvolta fingere
chi vuol farle innamorar.