Metrica: interrogazione
331 ottonari in Filosofia ed amore Venezia, Fenzo, 1760 
   Dolce amor, te solo invoco
   Bravo, bravo, brava, brava.
   Ehi, signore, una parola. (A Xanto)
Non mi state a palesar. (Piano a Xanto)
che Leonzio vuol amar). (Piano a Menalippe)
collo schiavo amoreggiar). (Piano a Xanto)
(Non mi state a palesar). (Piano a Xanto, indi parte)
Non vi state a riscaldar. (A Menalippe)
l’un per cento non si dà. (Parte)
e mi piace a far l’amor. (Parte)
   Oh guardate il bel soggetto
che di voi non so che far. (A Leonzio)
se di meglio non si dà. (A Cloridea)
Sguaiatello via di qua. (A Leonzio e parte)
merta fede, acquista onor. (Parte)
   Le passion con noi son nate
   Padron mio con sua licenza.
di Corina graziosina (Acenna Esopo)
                           Per carità.
   La ragione che è perfetta...
                             (Maledetta).
   La ragione chi ha perduta...
                     Sì signore.
   Ascoltate quel che io dico.
Non v’ascolto, non m’intrico.
                       Via di qua.
   Frema pure il mar sdegnato,
   Colla speme e col consiglio
   «Bella testa certo è questa,
   Bella bocca ed occhio bello;
   Venga presto il dì bramato
                          Oh carino!
   (Sì davver, non vedo l’ora
   (Non ho fretta, è presto ancora.
Non mi vuo’ precipitar). (Da sé)
                                In quantità.
                               Si vedrà.
                         Malizioso.
                          Sei grazioso.
d’altra fiamma e d’altro amore
Cieli, stelle, oh dei pietà! (Parte con Esopo)
                                 Non lo credo.
                              Già lo vedo,
   Vuo’ sapere... Vuo’ vedere...
Me ne voglio assicurar. (Entrano nella stanza)
                                Piangerò.
                            Adesso no.
   Facciam presto il matrimonio,
                           Eccolo qui.
                           Via di qua.
                        Via di qua.
                            Dice a me?
                               Ma perché?
C’intendiam. Dirò di sì. (Accenando Corina che sarà suo)
   La mia mano a lei presento. (A Merlina e dà la mano a Corina)
nel mio cor non arderà. (Fra loro due)
                          Non per la sera.
                       Per innocenza.
La mia sposa è questa qui. (A Corina, partono)
                       Eh m’ingannate.
   (Ahi quel pianto mi tormenta,
par ch’io senta un batticor). (Esopo di lontano incoragisce Xanto)
chi resistere potrà). (Ognun da sé)
   La mia mano?... (Esopo li fa cenno di no) No, non voglio.
                              Aspetta un poco.
                            Sarai mia. (Esopo lo rimprovera)
se comanda il dio d’amor). (Verso Esopo)
d’una femmina il valor). (Da sé)
tu m’hai fatto giubilar. (Partono)

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