Metrica: interrogazione
438 settenari (recitativo) in L'amore artigiano Venezia, Fenzo, 1761 
                   Eh ehm. (Le corrisponde e si avvicina pian piano)
                                     Briccone!
Così, mastro Bernardo, (Tornando ad escir la bottega)
Oh cospetto di Bacco! (Esce colle scarpe in mano)
                        Nol so.
Ah sei qui, poltronaccio? (Al garzone che arriva)
di madama Costanza. (Il garzone prende le scarpe)
ma ciò è il men che mi preme,
Viemmi dietro; cammina. (Alla ragazza avviandosi)
                     Mio padre
                          Madama
                             Perdoni,
so ch’io son fortunato. (Come sopra)
                         Rosina?
e ch’io ti chiami aspetta. (La ragazza vuol partire)
stamane in verità. (Accomodandole col pettine il tuppè)
Ehi ragazza. (Chiama alla porta la scolara)
                          (M’aspetto
                        Non voglio.
Non serve il taroccare. (Avanzandosi)
Orla tu questo telo. (Ad una scolara)
Tu unisci questa manica. (Ad un’altra scolara)
Prendi quest’altra manica, (La getta ad una scolara e prende un altro lavoro)
farai l’orlo a quest’altro. (Getta il telo in terra e la scolara lo strascina a sé e prende un altro lavoro)
È partito? Ci ho gusto. (La scolara risponde piano)
                Vita mia.
                        E il fabbro anch’esso
                           E poi?
Servo suo. (Sdegnato in atto di partire)
                      Cosa è stato?
Nulla. La riverisco. (Come sopra)
                      Insolente
meno giù a precipizio. (Alza una sedia e lo minaccia)
                Non strappazzarmi.
                       Gioia mia
a cercar quell’ingrato). (In atto di partire)
Le scarpe che ho portato... (A Costanza)
Torna e ti pagherò. (A Bernardo)
                Del cameriere
            Giannino.
                                 Da lei?
                            Lasciate
di là poco lontana. (All’Angiolina)
che cospetto di Bacco... (A Bernardo)
                          Giannino
                                Davvero
                          Non mento.
Eccovi i cento scudi. (Dà la borsa a Rosina)
                        Non signore.
                   Sull’avvenire

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