L’Arcadia in Brenta, Amburgo, Spieringk, 1755

 L’ARCADIA IN BRENTA
 
 
    Dramma giocoso per musica da rappresentarsi in Amburgo l’anno MDCCLV, dedicato a sua altezza serenissima di Federico langravio e prencipe ereditario di Hessen Cassel, prencipe di Hersfeld, conte di Katzenelnbogen, Diez, Zigenhain, Nidda, Schaumburg e Hanau, eccetera.
    Stampato appresso la vedova Spieringk.
 
 Altezza serenissima,
    la gentilezza infinita, che ognun amira e che si vede chiaramente risplendere fra mille altre virtù e tutte singolarissime nel bell’animo di vostra altezza serenissima, m’ha reso ardito d’offerire a lei questo dramma che per la prima volta sarà rappresentato sopra questo teatro, confidando che non solo si degnerà di benignamente accettarlo ma si compiacerà d’accordargli di vantaggio l’onore della di lei alta protezzione; e fra tanto io potrò vantarmi d’aver avuta in questa dedicatoria un’opportuna occasione per dedicarle insieme l’ossequiosissima mia servitù; e sotto l’ombra di sì possenti auspici imploro la segnalata grazia ch’io possi con profondissimo rispetto appropriarmi il glorioso titolo d’essere di vostra altezza serenissima umilissimo, ubbedientissimo ed ossequiosissimo servitore.
 
    Giovanni Battista Loccatelli impresario
 
 
 PERSONAGGI
 
 ROSANNA
 (la signora Agata Sani)
 MADAMA LINDORA
 (la signora Teresa Alberis)
 MESSER FABRIZIO FABRONI di Fabriano
 (il signor Gabriele Messieri)
 GIACINTO
 (il signor Nicola Peretti)
 FORESTO
 (il signor Anastasio Massa)
 IL CONTE BELLEZZA
 (il signor Michele Angelo Potenza)
 LAURA
 (la signora Caterina Masi)
 
    La musica è del signor Baldassaro Galuppi detto il Buranello. I balli sono di vaga invenzione del signor Giuseppe Ciuti.
 
 Lettor gentilissimo,
    pochi saranno quelli che, letta L’Arcadia in Brenta, non averanno l’intiera cognizione. Si sa quasi comunemente aver figurato l’autore di quest’Arcadia una conversazione di sette civili ed oneste persone in un luogo delizioso fra quei magnifici palaggi che adornano il fiume Brenta e che formano una delle più belle villeggiature d’Italia. Tre uomini e tre donne formarono la raunanza, cioè Silvio, Giacinto, Foresto, Marina, Rosanna e Laura, a’ quali s’aggiunse dopo qualche giorno Fabrizio Fabroni di Fabriano che per la sua età e per il suo carattere, misto di sciocco e di faceto, riescì il condimento della gioconda società loro. L’Arcadia, di cui ora parlo, consiste principalmente in motti arguti, detti faceti, novelle spiritose, canzonette, madrigali e cose simili, per lo che, potendo una simile conversazione intitolarsi giocosa accademia, fu per la stessa ragione dall’autore intitolata L’Arcadia in Brenta, colla respettiva similitudine dell’Arcadia di Roma, in cui cose più serie e più elevate si trattano.
    Io adunque per argomento della mia presente operetta non prendo già L’Arcadia in Brenta che scritta trovasi dal nostro autore, poiché in essa materia non trovo per una teatrale rappresentazione.
    Sul fine di detta Arcadia, sciogliendo i sette arcadi la loro gentile conversazione, s’invitano vicendevolmente per la susseguente stagione e tutto che stabilissero passare sul fiume Sile, accadde però che quel tale messer Fabrizio Fabroni da Fabriano, piccatosi di generosità, volle trattar magnificamente la maggior parte di quelli che l’avevano favorito e seco li condusse in un suo casino sul fiume Brenta, formando in esso novellamente L’Arcadia in Brenta. Invitò Rosanna e Laura, Giacinto e Foresto, lasciando da parte Marina e Silvio, perché essi troppo sul vivo lo avevano motteggiato nell’altra Arcadia.
    S’accrebbe non pertanto il numero della conversazione con madama Lindora, dama di una straordinaria delicatezza, ed il conte Bellezza di una caricatissima affettazione.
    Il povero Fabrizio, di gran core ma di poche sostanze, per sostener l’impegno, a cui incautamente s’apprese, andò in rovina, rimasto in pochi dì senza denaro e senza robba e col rossore di doversi vedere scornato dagli ospiti e ridotta L’Arcadia in una comedia, che per lui poteva dirsi tragedia, a che molto ha contribuito Foresto, uno degli arcadi ma il più confidente di Fabrizio, quello a cui aveva egli raccomandata l’economia della casa.
    Questa mia Arcadia in Brenta è tanto istorica quanto quella di Ginnesio Gavardo Vacalerio, avendola ricavata da codici antichissimi della Malcontenta, ove vanno a terminar i suoi giorni tutti quelli che, come messer Fabrizio, si fanno mangiare il suo e si riducono poveri per volerla spacciar da grandi.
    La scena si rappresenta in un casino delizioso di messer Fabrizio, situato alle rive del fiume Brenta.