Il talismano, Milano, Bianchi, 1779

Vignetta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Abitazione interna de’ zingari.
 
 PERILLO, CARDANO
 
 Perillo
590Carolina dov’è? (Con vivacità)
 Cardano
                                 Parlate piano.
 La povera fanciulla,
 stordita, affaticata
 pel sostenuto giuoco,
 ita è sull’erba a riposare un poco.
 Perillo
595Vi ha detto?...
 Cardano
                             Mi ha narrato
 tutto quel ch’è passato.
 So la vostra imprudenza e vi consiglio
 più non esporvi a un simile periglio.
 Perillo
 Amor! Amor! Ma come finiranno
600di quattro innamorati
 gl’interessi intrigati?
 Cardano
                                         Una scoperta
 fatta da Carolina
 mi fa molto sperar. Perduta in mare
 Pancrazio ha una figliuola. Al mare in riva
605Carolina ho trovata
 e una certa cassetta ho conservata...
 Chi sa che l’accidente...
 Conviene arditamente,
 conviene agir senza esitanza alcuna
610ad aprire una porta alla fortuna.
 
    Troverete in moltissime storie
 le memorie di tali accidenti;
 mille volte i figliuoli, i parenti
 si son visti in tal guisa arrivar.
 
615   Quel che piace si ascolta, si crede
 e si vede trionfar l’impostura
 ma in difetto d’amor, di natura,
 l’amor proprio si può soddisfar. (Parte)
 
 SCENA II
 
 PERILLO, poi LINDORO
 
 Perillo
 Cardano è un uomo accorto.
620Chi sa ch’ei non riesca
 nel bizzarro progetto?
 Lindoro
                                           Ah con qual gioia
 veggiovi, amico, in libertà!
 Perillo
                                                   Che dite
 del bravo granatier?
 Lindoro
                                        Dico che il cielo
 l’ha mandato, ispirato. Ma, vi prego,
625Carolina dov’è? Che fa? Non posso
 viver senza di lei.
 Perillo
                                   La poverina
 si è un poco addormentata.
 Aspettate. Vedrò s’è risvegliata. (Parte)
 
 SCENA III
 
 LINDORO, CAROLINA, poi GIANNINA
 
 Lindoro
 Faccia quel che sa fare il mio tutore,
630dica quel che sa dire,
 vuo’ sposar Carolina o vuo’ morire.
 Carolina
 Ah Perillo indiscreto! (Verso la scena)
 Lindoro
                                           Che vi ha fatto
 il povero Perillo?
 Carolina
                                  Oh ciel! Qual sogno!
 Qual piacer! Qual lusinga!
635Qual vision fortunata!
 È venuto Perillo e mi ha svegliata.
 Lindoro
 Deh perdonate, o cara,
 dell’imprudenza sua cagione io sono.
 Carolina
 Per sì bella cagione io gli perdono.
 Lindoro
640Nella vision, nel sogno
 parte aveva Lindoro?
 Carolina
                                          Era Lindoro
 il principale oggetto
 di quel piacer che m’inondava il petto.
 Lindoro
 Dite, dite, narrate.
 Carolina
645Lo farei ma osservate...
 Cardano mi sollecita e mi aspetta.
 Lindoro
 Vi seguirò, non cesserò pregarvi...
 Carolina
 Vengo, vengo, signor. (Verso la scena) Vuo’ soddisfarvi. (A Lindoro. Mentre si fa il ritornello dell’aria vedesi venir Giannina di lontano che curiosa si nasconde ed osserva)
 
    Mi pareva dormendo e sognando
650di veder di pastori in un coro
 il mio bene, il mio caro Lindoro
 invitarmi a danzare e a cantar.
 
    Voglio andare. Oh ciel! Che pena!
 Non ho fiato. Non ho lena;
655mi pareva esser legata.
 Oh che sforzi! Affaticata
 non potea più respirar.
 
    Quando veggio d’amori uno stuolo
 che m’innalza, che portami a volo
660e vicina al mio caro Lindoro
 ed unita al mio dolce tesoro
 mi pareva... ed ancora mi par...
 Ah Perillo mi venne a svegliar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 LINDORO e GIANNINA in disparte
 
 Lindoro
 Oh sogno fortunato!
665Voglia il ciel che avverato...
 Ma mi par di veder... Sì sì, è Giannina,
 temo che qualche mal non mi succeda.
 Meglio è di qui partir, pria che mi veda. (Parte)
 
 SCENA V
 
 GIANNINA, poi PERILLO
 
 Giannina
 Bravo, bravo Lindoro.
670Ho veduto, ho sentito.
 Ho scoperto il mister, tutto ho capito;
 ma tu non sei l’oggetto
 che qui mi fe’ venir. Perillo ingrato
 mi sta nel cor. Veggiam se questi zingari
675avessero una polve, una bevanda,
 una pianta, un lapillo (Non vedendo Perillo)
 per fare all’amor mio tornar Perillo.
 Eccolo appunto. Oh cieli!
 Perillo è in libertà. Vieni Perillo.
 Perillo
680Che vuoi da’ fatti miei? (Sentendosi nominar si volta)
 Giannina
 In prigione non sei?
 Perillo
                                        Non ti ha portata
 il demonio all’inferno?
 Giannina
                                            Cuor ribaldo,
 tu merti ch’una stanza
 là ti sia preparata.
 Perillo
685Tu merti esser da un orso pettinata.
 Giannina
 Che ti ho fatto, crudel?
 Perillo
                                            Tutto quel male
 che far, che dir, che immaginar potesti.
 Per te fui di Pancrazio
 dalla casa scacciato,
690per te sono esiliato ed oggi ancora,
 perfida, avesti il merto
 d’introdurre il notar che mi ha scoperto.
 Giannina
 Fu caso, fu accidente
 ma l’accidente, il caso
695mi servì questa volta a meraviglia,
 per punir un indegno,
 per scoprir, per troncare il tuo disegno.
 Perillo
 Parti, non provocarmi.
 Se seguiti a annoiarmi...
700sai di che son capace...
 Vattene via di qua, lasciami in pace.
 Giannina
 Come! Minacci ancor? Perfido indegno
 m’abborri a questo segno? Aspetta, aspetta.
 Al padrone, al padron; vuo’ far vendetta.
 
705   Se uno zingano indemoniato
 dalla carcere ti ha liberato,
 in galera innanzi sera
 il padron ti manderà.
 
    Eppure ancor mi piange il cor.
710Sento qua drento di te pietà.
 
    Tu mi beffi? Tu sberleffi?
 Malcreato, disgraziato,
 cor ingrato, aspetta, aspetta,
 tu mi provochi a vendetta
715e vendetta si farà. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 PERILLO solo
 
 Perillo
 Se tutte le mie pene,
 se tutti i miei tormenti
 non fosser che i spaventi
 che vuol farmi costei,
720i miei giorni tranquillo io passerei.
 Ma ho una piaga nel core
 che mi dà più dolore e che mi tiene
 come... come... Mi posso comparare
 a una nave sdruscita in mezzo al mare.
 
725   Quando in seno il cor mi balza
 pien di speme e pien di zel
 veggio un’onda che m’innalza
 e mi fa toccare il ciel.
 
    Quando amore mi conquassa
730ed il mele cangia in fiel,
 veggio l’onda che m’abbassa,
 che m’affonda in mar crudel.
 
    E balzando e ribalzando
 ed alzando e ribassando,
735sta aspettando il cor fedel
 da una stella men rubella
 dissipato il fosco vel. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Sala in casa di Pancrazio.
 
 PANCRAZIO, GIANNINA
 
 Pancrazio
 Come! Come! In prigione
 non è lo scellerato?
 Giannina
740Non signor, l’ho veduto e gli ho parlato.
 Pancrazio
 Dove? Dove?
 Giannina
                            De’ zingani
 al vicino recesso
 ed è nel ruol de’ malandrini anch’esso.
 Pancrazio
 O il sargente ha mentito
745o il ribaldo è fuggito. Ma non lungi,
 non lungi andrà.
 Giannina
                                 Doppia ragione avete
 d’armar contro Perillo
 la vostra autorità. Vi dirò cose...
 cose che a dire ho pena,
750che pena vi faran ma che non deggio
 al padrone tacer.
 Pancrazio
                                  Parla.
 Giannina
                                               Ho saputo
 da zingani, da zingane,
 che Lindoro è amoroso
 d’una bella indovina
755e la bella indovina è Carolina.
 Pancrazio
 Carolina!
 Giannina
                     E Perillo,
 che della figlia vostra
 spera ottener la mano,
 favorisce Lindoro e fa il mezzano.
 Pancrazio
760Scellerati, bricconi,
 fruste, forche, prigioni,
 testamento, sentenza, tribunale,
 foro civile, foro criminale.
 Subito a me Lindoro.
 Giannina
765Perillo impertinente...
 Pancrazio
 Fa’ che venga Lindoro immantinente.
 Giannina
 Subito sì signor. (Perillo ingrato,
 più del tuo cuor, più del tuo amor m’alletta
 il soave piacer della vendetta). (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 PANCRAZIO solo
 
 Pancrazio
770Perfidi! Congiurati
 tutti contro di me? No, dal mio scrigno
 non sortirà il danaro
 da un fratel consegnato e confidato.
 Io la scritta ho dettato.
775La conservo e useronne a tempo e loco.
 Guardatevi da me s’io prendo foco.
 
 SCENA IX
 
 LINDORO ed il suddetto
 
 Lindoro
 Eccomi a’ cenni vostri.
 Pancrazio
                                            I cenni miei
 sono, signor nipote,
 che in pochissime note
780mi dica chiaro e netto
 quel che la sua testaccia le consiglia;
 se vuole o se non vuol sposar mia figlia.
 Lindoro
 Signor...
 Pancrazio
                   Non vi è bisogno
 di scuse, di pretesti o di timori.
785Dite voglio o non voglio, o dentro o fuori.
 Lindoro
 Mi prendete in un modo...
 che risponder non so.
 Pancrazio
 Poverino! Per voi risponderò:
 «Non signore, la mano
790dar non posso a Sandrina,
 perché il core ho donato a Carolina».
 Sciocco! Vile! Ti credi
 che nota non mi sia
 la passion, la follia
795che ne’ lacci plebei t’ha l’alma involta?
 Pensa, risolvi e se ti ostini... ascolta.
 
    Una spada, una tasca, un fucile,
 stivaletti, tracolla e coccarda,
 baionetta, spuntone, alabarda.
800Altolà, tupetù, chi va là? (Imita lo strepito dell’armi da fuoco)
 
    «Oh, son ricco, mio padre ha lasciati
 campi, case, castella, città».
 Cento scudi una volta pagati
 saran tutte le tue facoltà.
 
805   A te tocca aprir la bocca,
 il tuo stato, buono o ingrato,
 da te sol dipenderà.
 O un cappotto o una sposina,
 o Sandrina o il tapatà. (Parte. Imita il suono del tamburo)
 
 SCENA X
 
 LINDORO, poi SANDRINA
 
 Lindoro
810Stordito, abbalordito
 non ho avuto coraggio
 di parlar, di zittir.
 Sandrina
                                    Ciel! Che ha mio padre?
 In sala l’ho incontrato
 come un uom forsennato
815gridare e strepitar.
 Lindoro
                                      Tutto è scoperto,
 saputo ha non so come
 il segreto amor mio. Meschia agl’insulti
 la derision. Lepido a un tempo stesso
 e furibondo in faccia
820il riso affetta e col beffar minaccia.
 Ma sian gli scherni suoi,
 ma sia il suo minacciar finto o verace,
 non sarò men costante e meno audace.
 
    Il mio cuore è una rocca, uno scoglio
825che l’orgoglio non teme dell’onde.
 Freme il mare e d’intorno alle sponde
 veggio un stuol d’amoretti scherzar.
 
    Mi deride? Non sa, non m’intende,
 non comprende le gioie d’amore.
830Mi minaccia? D’un aspro livore
 la bellezza mi può consolar. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 SANDRINA, poi PANCRAZIO
 
 Sandrina
 Uomo è Lindoro e quel coraggio ha in seno
 che aver non è permesso
 al mio grado, al mio sesso e ad ogni istante
835veggio al mio amore il precipizio innante.
 Vorrei... e non vorrei... Cieli! Ritorna
 il genitor, mi perdo, mi confondo.
 Vado? Resto? Che fo? Dove m’ascondo?
 Pancrazio
 Parlar, gridare, minacciar che vale? (Con vari fogli in mano)
840Agire, agir conviene.
 Chi fa presto fa bene; e chi fa subito
 fa meglio. Chi è di là?
 Che fai tu in questa stanza? Via di qua. (Chiama e vede Sandrina)
 Sandrina
 Signore, in che ho mancato?
845Sempre meco sdegnato?...
 Pancrazio
                                                  Buona lana,
 lascia che di Lindoro
 abbia l’affar spicciato,
 poi vengo diviato a’ fatti tuoi.
 Lindoro fra gli eroi
850tapetà, tapetà, chi va lì?
 Sandrina in un ritiro, fi, fi, fi. (Imita il pianto caricato. Pancrazio siede, legge i suoi fogli e fa de’ contorcimenti, mentre Sandrina canta)
 Sandrina
 
    In ritiro la Sandrina.
 Cosa ha fatto poverina?
 Quest’è troppa crudeltà.
855E Lindoro, tapatà.
 
    Non intendo, non comprendo
 s’è una pena, s’è un martiro;
 ma piuttosto ch’un ritiro...
 non so dir che non farei.
860Sì piuttosto me n’andrei...
 a cercar la carità. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 PANCRAZIO e poi GIANNINA
 
 Pancrazio
 Stolida! Chi è di là?
 Giannina
                                       Signor...
 Pancrazio
                                                         I servi
 ove sono?
 Giannina
                     Non so. Ma son venuta...
 Pancrazio
 Sei venuta, ti vedo;
865ma ho bisogno dei servi e te non chiedo.
 Giannina
 I servi sono usciti.
 Pancrazio
 Il primo che ritorna
 venga tosto da me.
 Giannina
                                     Sarà servita. (In atto di partire)
 Pancrazio
 Mi volevi parlar? Parla stordita.
 Giannina
870(Che pazienza ci vuole!) È qui arrivata
 una donna attempata
 che brama di parlarvi
 e che varie novelle ha da recarvi.
 Pancrazio
 Fa’ che venga. Ma subito
875che arriva uno de’ servi...
 Giannina
                                                 Sì signore.
 (Vedo che gli sta a cuore
 l’affar che non ancora è terminato.
 In que’ fogli Perillo è condannato). (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 PANCRAZIO ripassando i fogli
 
 Pancrazio
 Consiglieri, assessori,
880avvocati, dottori,
 invitati, pregati,
 oggi fian convocati e son sicuro
 s’io arringo, s’io peroro
 dinanzi al concistoro convocato,
885che Lindoro sarà deseredato.
 
 SCENA XIV
 
 CAROLINA in abito e figura di vecchia ed il suddetto
 
 Carolina
 Alfin, signor Pancrazio,
 alfine vi rivedo.
 Giubbilo, son contenta e appena il credo.
 Pancrazio
 Buona vecchia, chi siete?
 Carolina
890Ciel! Non mi conoscete?
 Perduti ho dunque affatto
 que’ gigli e quelle rose
 e tante belle cose
 che facevanmi dir per il contado:
895«La bella sposa del fattor Corrado!»
 Pancrazio
 Corrado! Voi Lisetta?
 La balia di mia figlia?
 Carolina
                                           Sì son quella.
 Non giovine, non bella,
 come per lo passato,
900ma qualcosa di buon m’è ancor restato.
 Pancrazio
 La gioia, la sorpresa (Con respirazione affannosa)
 mi tolgon la parola.
 Che fu di mia figliuola?
 Vive? Perì? Narrate...
905Dite, presto parlate.
 Carolina
                                       Adagio, adagio,
 dal viaggio affaticata dir non posso
 cento cose in un fiato.
 Pancrazio
                                          Una alla volta
 ditele ma parlate.
 Carolina
                                   Principiamo
 per ordine. A me piace
910dir le cose qual sono esattamente,
 schiettamente, lealmente...
 Pancrazio
                                                    E brevemente.
 Carolina
 Sì signore. Partimmo
 dal porto di Livorno.
 Sono... sono... mi par vent’anni e un giorno.
 Pancrazio
915Se seguite in tal guisa
 le cose a lambiccar lunghe e distese,
 resterete a parlar vent’anni e un mese.
 Carolina
 Oh che impazienza!
 Pancrazio
                                       Andiamo,
 sentiamo, concludiamo.
920Mia figlia è viva o morta?
 Carolina
 In mar la poverina...
 Pancrazio
 Lisaura è in mar perita?
 Carolina
 Non signor, non signor, Lisaura è in vita.
 Pancrazio
 Cielo, ciel, ti ringrazio. Ov’è Lisaura?
925Ov’è la figlia mia?
 Carolina
 Non so dir dove sia.
 Fu presa, fu involata,
 fu da me separata. Oh quanto! Oh quanto
 per lei ma invano ho camminato e pianto!
 Pancrazio
930E mio fratello e mia cognata?
 Carolina
                                                        Oh quelli
 tutti due poverelli
 gli ho veduti perire. Udite, udite,
 alle bocche di Cattaro
 giunti un giorno di festa,
935un’orribil tempesta...
 Pancrazio
                                          Basta, basta.
 Per un altro momento
 la storia riserbate.
 Stanca sarete, a riposarvi andate.
 Carolina
 È vero. Affaticata
940dal viaggio... e...
 Pancrazio
                                Dall’età.
 Carolina
                                                  Circa all’etade
 più di quel che pensate
 le forze ho conservate e se qui resto
 e mi riposo, sentirete ancora
 dirmi dalla città, dir dal contado:
945«La bella vedovella di Corrado».
 
    Non ho più quel primo fiore
 di freschezza e di beltà
 ma mi sento il mio vigore
 né mi pesa ancor l’età.
 
950   Se mi guardo nello specchio
 pena alcuna non mi fa;
 non s’accorge d’esser vecchio
 quel che vive in sanità.
 
    Questa regola non falla,
955l’allegria vuo’ coltivar.
 Se si canta, se si balla,
 vuo’ cantare e vuo’ ballar. (Accompagna il canto con qualche movimento di danza e parte)
 
 SCENA XV
 
 PANCRAZIO, poi servitori
 
 Pancrazio
 Dunque la figlia mia
 grazie al ciel non è morta. Chi è di là?
960Dunque la verità
 Carolina m’ha detto e ha indovinato. (Comparisce uno o due servi)
 Dieci volte ho chiamato. (Ai servi)
 (Come mai Carolina,
 bravissima indovina,
965ch’è un portento, un tesoro,
 come mai da Lindoro
 si è lasciata sedur!) Ecco più fogli. (Ai servi)
 Portateli a chi vanno e vi avvertisco...
 (Carolina! Non so, non la capisco).
 
970   Ecco qui distintamente, (Ai servi facendo vedere i fogli)
 questo al tale, questo al tale.
 (Manco male finalmente
 la mia figlia può arrivar).
 
    Questo foglio all’avvocato... (Ai servi)
975Questo qui al procuratore...
 Fortunato genitore
 se la figlia puoi trovar!
 
    E quest’altro... (Carolina
 che pareva sì onorata,
980malandrina diventata...)
 M’incomincio ad imbrogliar.
 
    Questo foglio non è quello...
 Il cervello non è a segno;
 fra la gioia e fra lo sdegno
985non so più quel che ho da far.
 Torneremo a cominciar. (Parte coi servi)
 
 SCENA XVI
 
 LINDORO, poi CAROLINA da vecchia come prima
 
 Lindoro
 Oh ciel! La mia rovina
 scritta è in que’ fogli. Il segretario amico
 m’avverte in confidenza.
990Ma riparo non veggio alla violenza.
 Carolina
 (Eccolo. Pria che io sorta, (Da sé)
 se non oso, ov’io son, scoprirmi appieno
 incognita vogl’io parlargli almeno).
 Lindoro
 Qual volto rispettabile, sereno
995s’offre a’ miei sguardi?
 Carolina
                                             Il cielo vi consoli
 giovinetto gentil.
 Lindoro
                                  Gli auguri vostri
 oda il ciel men severo.
 Carolina
 Lieto vedervi io spero,
 se grato, se costante
1000siete a tenera amante.
 Lindoro
                                           E chi v’ha detto
 ch’arde il mio cor?
 Carolina
                                     Non me l’ha detto alcuno
 ma lo deggio saper più di nessuno.
 Lindoro
 (Fosse di Carolina
 la madre o la congiunta... Ah Carolina.
1005Orfana, sconosciuta...
 Che pensare non so). Dite di grazia,
 conoscete l’oggetto
 del tenero amor mio?
 Carolina
 Lo conosco.
 Lindoro
                        Qual è?
 Carolina
                                         Mio ben son io.
 Lindoro
1010Voi? (Con equivoca ammirazione)
 Carolina
             Vi par cosa strana?
 Temete che la gente
 v’insulti e vi derida? Agl’insensati
 il vostro labbro, il vostro cuor risponda:
 «Non sapete in colei qual ben s’asconda».
 Lindoro
1015Credo che siate stata
 amabile, vezzosa.
 Carolina
                                   Agli occhi vostri
 so che tale ancor sono.
 Lindoro
 Vi domando perdono...
 Molto voi meritate;
1020ma...
 Carolina
             Quel ma che vuol dir? Su via parlate.
 Lindoro
 
    Quel soave e dolce aspetto
 tutto esige il mio rispetto
 ma sapete, m’intendete...
 Risparmiatemi il rossor.
 
 Carolina
 
1025   Prende l’uom che mal discerne
 lucciolette per lanterne.
 Non sapete, non vedete
 quel che in me nasconde amor.
 
 Lindoro
 
    Quest’è un scherzo, quest’è un gioco.
 
 Carolina
 
1030Arde il cor, verace è il foco.
 
 a due
 
 Giusto cielo! Squarcia il velo.
 Ah voi siete nell’error.
 
 Carolina
 
    Mio caro...
 
 Lindoro
 
                          Parlate.
 
 Carolina
 
 Mi amate?
 
 Lindoro
 
                       Non so.
 
 Carolina
 
1035   Se dite di no,
 crudel, morirò.
 
    Quel labbro, quegli occhi
 mi fanno languir.
 
 Lindoro
 
    (Mi par che mi tocchi,
1040mi fa intenerir).
 
 Carolina
 
    (Mi par che l’amore
 si faccia sentir).
 
 Lindoro
 
    (Mi penetra il core,
 mi fa intenerir).
 
 Carolina
 
1045   Vado, addio, se veggio l’amica,
 che volete per voi ch’io le dica?
 
 Lindoro
 
 Le direte ch’io peno per lei.
 
 Carolina
 
 E per me?
 
 Lindoro
 
                       Ma per voi... non saprei...
 Dell’amore qual pro? Qual costrutto?
 
 Carolina
 
1050Tutto spero e da voi voglio tutto.
 
 Lindoro
 
 Da me tutto?...
 
 Carolina
 
                              E se questo avverrà
 Carolina contenta sarà.
 
 Lindoro
 
    Non intendo, non comprendo...
 
 Carolina
 
 Non temete, a me credete.
1055Carolina sposerete
 e il suo cor sarà contento
 ed il mio giubbilerà.
 
 Lindoro
 
    Mi consolo ch’or vi sento
 favellar con serietà.
 
 a due
 
1060   Voglia amore, voglia il fato
 consolare un cor piagato
 e premiar la fedeltà.
 
    Qual piacere! Qual contento,
 se si approssima il momento
1065della mia felicità. (Partono per vie separate)
 
 SCENA XVII
 
 Salone in casa di Pancrazio con seggioloni antichi.
 
 CARDANO e PERILLO vestiti con toga dottorale e parruccone in capo
 
 Cardano
 No no, non dubitate,
 non sarem conosciuti. Il talismano
 non posseggo, egli è ver, prender non posso
 come può Carolina
1070l’effigie di colui che più mi piace
 ma di me posso e de’ compagni miei
 cangiare a voglia mia
 l’aria, la voce e la fisonomia.
 Perillo
 Per me, quando si tratta
1075di riveder Sandrina,
 andrei senza esitare
 sulle spine, per aria o in fondo al mare.
 Cardano
 Pancrazio ha convocati
 tutt’i legisti del castello, a fine
1080di rovinar Lindoro, ed ho timore
 che dal governatore
 queste deboli teste impaurite
 il povero Lindor perda la lite.
 Perillo
 Ma Carolina anch’ella
1085non dee venir...
 Cardano
                                Può darsi
 che venga e che non venga,
 che ottenga e non ottenga. In ogni evento
 una polve, un fomento,
 franchezza e mano lesta
1090verranno all’uopo e finiran la festa.
 Perillo
 Bravissimo, del modo
 sono abbastanza istrutto.
 Farò la parte mia. Son pronto a tutto.
 Cardano
 Ecco i bravi dottori,
1095uniamoci con loro.
 Perillo
 E sosteniam la gravità e il decoro.
 
 SCENA XVIII
 
 All’arrivo de’ legisti convocati principia la musica che serve d’introduzione al finale, poi esce PANCRAZIO, indi LINDORO e SANDRINA, poi GIANNINA e CAROLINA per ultimo
 
 Pancrazio
 
    Ai sapientissimi
 ed integerrimi
 di Baldo e Bartolo
1100seguaci celebri
 salus et optima
 prosperità.
 
 coro di legisti
 
    Al prudentissimo
 eloquentissimo
1105governator
 
    accordin provide
 Minerva e Cerere
 il lor favor.
 
 Pancrazio
 
    Li prego e supplico
1110che i posti prendano,
 che tutti seggano,
 che da me ascoltino
 la verità
 senza la menoma
1115parzialità.
 
 coro di legisti
 
    Le leggi vetere
 e le novissime,
 digesto e codice
 si studierà,
 
1120   perché si giudichi
 con voti unanimi,
 con equità.
 
 Pancrazio
 
    Che Lindoro qui si renda,
 ch’egli senta e si difenda. (Entrano Lindoro e Sandrina)
 
 Lindoro
 
1125Vengo ardito al tribunale
 ma ragion che può, che vale
 contro il zio, contro il tutor?
 Mi si accordi un difensor.
 
 Pancrazio
 
    Hai studiato il ius civile,
1130all’arringa ti prepara.
 La tua causa è così chiara
 che puoi farti dell’onor. (Con ironia)
 
 Sandrina
 
    Mio cugino, poverino
 in voi spera il protettor. (A Pancrazio)
 
 Pancrazio
 
1135   Che fai qui? Non sei chiamata.
 
 Sandrina
 
 Son per esso interessata
 ed è giusto il mio timor.
 
 Pancrazio
 
    Silenzio, silenzio.
 
 Lindoro, Sandrina a due
 
 Di bile, d’assenzio
1140ripieno è il mio cor.
 
 coro di legali
 
    Silenzio, silenzio,
 che parli l’attor.
 
 Lindoro
 
    Son pupillo, son minor
 e domando un difensor. (Carolina entra in abito e figura d’avvocato con foglio in mano)
 
 Carolina
 
1145   Coram vobis comparisco,
 ben istrutto e preparato,
 di Lindor son l’avvocato
 pien di zelo e di fervor.
 
 Pancrazio
 
    Qual arrivo inopinato? (Da sé)
1150Tu l’avevi preparato. (A Lindoro)
 
 Lindoro, Sandrina a due
 
 La difesa non attesa
 è un incognito favor.
 
 coro di legisti
 
    Silenzio, silenzio,
 che parli l’attor.
 
 Pancrazio
 
1155   Prestantissimo congresso,
 è l’oggetto del cimento
 un paterno testamento
 con tutore e curatore,
 con erede a condizione,
1160condizion non osservata
 e la causa è contestata,
 ecco il fatto coll’estratto
 dell’articolo legal.
 Lo presento al tribunal. (Dà vari fogli ad un servitore, il quale li distribuisce a tutto il congresso. Tutti osservano e leggono)
 
 Carolina
 
1165   Sia permesso che al congresso
 dica un cenno in prevenzione
 sull’articol di ragione.
 Delle leggi i documenti
 son concisi e sono chiari;
1170sine causa vehementi
 filius non potest exheredari.
 
 Pancrazio
 
    Gran bravura, gran talento!
 Il latino anch’io lo so;
 che si legga il testamento
1175e poi dopo parlerò.
 
 Lindoro, Sandrina a due
 
    Un tal astio, un tal ardire
 concepire, oh dio, non so. (Fra di loro)
 
 Carolina
 
    No Lindoro, mio tesoro
 non temer, ti salverò. (Da sé. In questo tempo i legisti aprono i fogli e leggono piano)
 
 Cardano, Perillo a due
 
1180   Ora è tempo d’impedire,
 ora è tempo d’operar. (Fra di loro)
 
 coro di legisti
 
    Parla chiaro il testamento;
 ben si vede che l’erede
 non ha molto da sperar. (Le carte prendono fuoco nelle mani de’ legisti, quali si spaventano e le gettano a terra)
 
1185   Fuoco, fuoco, cos’è questo!
 
 Pancrazio
 
 Quest’è un segno manifesto
 dello sdegno, dell’orror
 dell’offeso testator.
 
 tutti
 
    Oh che fumo scellerato
1190che ha prodotto, che ha lasciato,
 oh che pessimo fetor!
 
 Cardano, Perillo a due
 
    Presto, presto, tabacco, tabacco. (Si alzano ambedue e vanno ad offrire tabacco a tutti e tutti accettano)
 
 tutti
 
    Oh che fogli indemoniati.
 Fur di zolfo polverati.
1195Oh che pessimo fetor!
 
 Perillo, Carolina a due
 
    Un tabacco ch’è odoroso,
 ch’è soave, ch’è prezioso
 scaccierà quel tristo odor.
 
 tutti
 
 Grazie, grazie del favor.
 
 Pancrazio
 
1200   Ritorniamo all’argomento.
 Ritorniamo al testamento;
 ho la copia. Eccola qui,
 ascoltate... Eccì, eccì. (Sternuta)
 
 coro di legisti
 
 Viva, viva. Eccì, eccì. (Sternutano)
 
 tutti
 
1205Buon tabacco. Eccì, eccì. (Sternutano)
 
 Pancrazio
 
    Ecco qui del testator (Sternuta ed è affaticato)
 le parole ed il tenor...
 Dice dunque. Eccì, eccì,
 e comanda, eccì, eccì.
 
 Sandrina
 
1210   Ah vedete... Eccì, eccì. (A Pancrazio sternutando)
 
 Lindoro
 
 Comprendete... Eccì, eccì. (Lo stesso)
 
 tutti
 
 Eccì, eccì, eccì.
 
    Oh tabacco maladetto,
 il mio petto... eccì, eccì,
1215mi si spezza, eccì, eccì. (I leggisti si levano)
 
 Carolina, Perillo, Cardano a tre
 
 (Mi fanno ridere). Eccì, eccì.
 
 i legisti
 
    La session per ora è sciolta,
 torneremo un’altra volta.
 Torneremo... Eccì, eccì.
1220Torneremo un altro dì.
 Eccì, eccì, eccì.
 
 Pancrazio
 
    Deh restate... Eccì, eccì.
 Ascoltate... Eccì, eccì.
 
 tutti
 
    Non è possibile; eccì, eccì.
1225Che pena orribile! Eccì, eccì.
 Sento che il cerebro... Eccì, eccì.
 E che l’esofago... Eccì, eccì.
 
 Cardano, Perillo, Carolina a tre
 
 (Mi fanno ridere). Eccì, eccì.
 
 tutti
 
 Tabacco orribile. Eccì, eccì. (Tutti sternutando e facendo de’ contorcimenti partono)
 
 Fine dell’atto secondo