L’amore artigiano, Venezia, Fenzo, 1761

Vignetta Frontespizio
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera di madama Costanza.
 
 Madama COSTANZA e due servidori
 
 Costanza
 Andate, andate tosto
 a chiamar la scuffiara
1255e il fabbro e il calzolaro
 che venghino da me subitamente,
 che trattati saran discretamente. (Ad un servitore che parte)
 Ah sì sono contenta
 che il mio caro Fabrizio è ritornato,
1260segno che mi vuol bene; e s’egli è fido
 convien ricompensarlo.
 Pria di creder però vogl’io provarlo.
 Da Rosina sartora (Al servidore)
 va’ tosto e dille ch’io non son più irata,
1265che l’andrienne ho provato e mi va bene
 e contenta sarà, se da me viene. (Parte l’altro servitore)
 Vo’ veder se Fabrizio... Eccolo qui,
 eccolo il ladroncel che mi ferì.
 
 SCENA II
 
 FABRIZIO e la suddetta
 
 Fabrizio
 Posso sperar madama
1270placato il vostro sdegno?
 Costanza
 Sembrati d’esser degno
 di pietà, di perdono?
 Fabrizio
 Se vi spiacqui, se errai, pentito io sono.
 Costanza
 Se dicessi davver.
 Fabrizio
                                    Lo giuro ai numi.
 Costanza
1275Ah sì, veggo in quei lumi
 che amar costante e vagheggiar son usa
 il mio debole affetto e la tua scusa. (Parte)
 
 SCENA III
 
 FABRIZIO solo
 
 Fabrizio
 Costante io le sarò.
 Ma il mio tempo non vo’ gettare invano.
1280Se fedele mi vuol, mi dia la mano.
 Alfin s’ella è signora,
 non è che un accidente. Il buon marito
 comoda l’ha lasciata
 ma so che anch’ella è nata
1285povera e triviale qual son io
 e se al sangue si guarda è da par mio.
 
    Superbette non vantate
 cogli amanti nobiltà.
 
    Voi vincete, voi piagate
1290colla grazia e la beltà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 BERNARDO ed un servitore, poi ANGIOLINA
 
 Bernardo
 Sì, dite alla padrona
 che per la terza volta son venuto
 ad obbedirla e renderle tributo. (Con ironia)
 Angiolina
 Ehi galantuomo, andate
1295ad avvisar madama
 ch’io son qui per veder cos’ella brama. (Parte il servitore)
 Bernardo
 Compatite, Angiolina,
 se oggi fuor del dover qualcosa ho detto,
 allor ch’era dal vino un po’ caldetto.
1300Tre ore ho riposato;
 e mi son vergognato,
 tornando a riacquistar la sanità,
 scandalo d’aver dato in questa età.
 Angiolina
 Per me vi compatisco,
1305spiacemi che con Tita
 or sarete nimici.
 Bernardo
 Passato è il vino e siam tornati amici.
 Angiolina
 E Giannino?
 Bernardo
                           Giannino
 frattanto ch’io dormiva
1310con Rosina a parlar si divertiva.
 Angiolina
 Che pensate di far!
 Bernardo
                                      Non so che dire;
 non vagliono minaccie,
 non vagliono consigli.
 Se lo vuole pigliar, che se lo pigli.
 Angiolina
1315Ed io m’ho da achettar?
 Bernardo
                                              Che far volete?
 Giovane e bella siete,
 troverete marito.
 Angiolina
                                  Sì ma in oggi
 v’è poco da far bene.
 Bernardo
                                        Veramente
 la gioventù d’adesso
1320è assai pericolosa,
 Angiolina, davver fate una cosa.
 Angiolina
 E che ho da far?
 Bernardo
                                 Davvero
 se volete star ben con proprietà
 sposatevi ad un uom di mezza età.
 Angiolina
1325Ma io la mezza età non so qual sia.
 Bernardo
 Circoncirca sarà come la mia.
 
    Fino ai cento, se non più
 vi è speranza d’arrivar.
 Ma nel fior di gioventù
1330non sa l’uomo di campar.
 
    Si principia dai quaranta
 e ne restano sessanta
 onde un uom che n’ha settanta
 con ragione si dirà:
1335«Quell’è un uom di mezza età». (Parte)
 
 SCENA V
 
 ANGIOLINA, poi TITA
 
 Angiolina
 Questa davver la godo,
 i vecchi fanno i computi a lor modo.
 Penso però e ripenso
 che se Giannin tien sodo e non mi vuole
1340e se mastro Bernardo
 un’altra volta ad esibir si viene,
 io non bado all’età, bado a star bene.
 Tita
 Anche voi siete qui?
 Angiolina
                                        Ci son venuta
 perché m’hanno chiamato.
 Tita
1345Per la stessa ragione io son tornato.
 Angiolina
 Ma non vedo nessuno,
 anderò io di là...
 Tita
                                 Dite, aspettate,
 sapete che vi sieno
 novità di Rosina e di Giannino?
 Angiolina
1350Una picciola cosa;
 ma una cosa da nulla,
 Giannino e la fanciulla
 faran l’accasamento
 ed il padre di lei sarà contento.
 Tita
1355Come! Cospettonaccio!
 Angiolina
                                             Come! Come!
 Non occor cospettare,
 anch’io ci devo stare.
 Tita
                                         A me un affronto?
 Mastro Bernardo me ne darà conto.
 Angiolina
 Voi siete un precipizio;
1360ma qualchedun vi farà far giudizio.
 
    Sì degli altri ne ho sentiti
 far i bravi e cospettar.
 
    Ma col remo e travestiti
 vanno i pesci a bastonar. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 TITA solo
 
 Tita
1365Per dir la verità due altre volte
 gli astrologhi m’han detto
 quasi la stessa cosa
 ed è la stella mia calamitosa.
 Convien cambiar usanza.
1370Passati ho troppi guai.
 Meglio tardi che mai. Lasciar conviene
 il gioco, l’osteria. Sì vo’ lasciarla.
 La lascierò al cospetto...
 Brutta boccaccia! Vizio maledetto! (Si dà colla mano su la bocca)
 
1375   S’avvezziamo da piccioli in su
 a quei vizi che piacciono più.
 
    E la madre che vede e che sente
 se la gode col labbro ridente
 e, cresciuti che siamo in età,
1380anche il vizio natura si fa. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Giardino in casa di madama Costanza.
 
 ROSINA e GIANNINO
 
 Rosina
 Vieni, vieni Giannino,
 e finch’io torno aspettami in giardino.
 Giannino
 Se madama mi vede!
 Cosa le devo dir?
 Rosina
                                  Non dubitare,
1385io ti farò passare
 per garzon di mio padre. Vo a vedere
 cosa vuole da me, poi ad effetto
 penseremo a mandar quel che t’ho detto.
 Giannino
 Sì certo, questa vita
1390non si può più durar.
 Rosina
                                          Facciam così,
 andiamo da mia zia...
 
 SCENA VIII
 
 Madama COSTANZA e detti
 
 Costanza
                                          Che fate qui?
 Rosina
 Or salivo le scale
 e venivo a veder che mi comanda.
 Costanza
 E si viene da me per questa banda?
 Rosina
1395Perdoni...
 Costanza
                     Chi è colui?
 Rosina
                                             È di mio padre
 un lavorante; è un giovane romano.
 Costanza
 Eh fraschetta, sarà qualche mezzano.
 Giannino
 Io mezzano? Di chi?
 Costanza
                                        Della Rosina
 ch’è del mio cameriere innamorata.
 Rosina
1400Son fanciulla onorata
 e per farle vedere
 che a torto il di lei cuore è sospettoso
 questo giovine qui sarà mio sposo.
 Costanza
 Dite davver?
 Rosina
                           Non mento.
 Giannino
1405Così il ciel mi rendesse un dì contento.
 Costanza
 Aspettate. Fabrizio. (Chiama)
 
 SCENA IX
 
 FABRIZIO e detti
 
 Fabrizio
                                        Mia signora.
 Costanza
 Vedi tu questa giovane?
 Fabrizio
                                               La vedo.
 (Che ritorni a scasciarmi or or prevvedo).
 Costanza
 Ti spiaceria vederla
1410ad un altro sposata?
 Fabrizio
                                       In verità,
 sull’onor mio vel dico,
 dell’amor suo non me n’importa un fico.
 Rosina
 E a me, candidamente
 sull’onor mio, non importa niente.
 Costanza
1415Dunque se amanti siete
 perché non vi sposate? (A Rosina e Giannino)
 Rosina
                                             Perché ancora
 mi manca il mio bisogno.
 Costanza
                                                 E che vorreste?
 Rosina
 Almeno cento scudi
 per far qualche cosetta da par mio.
 Costanza
1420Se vi date la man ve li do io.
 Rosina
 Davvero?
 Giannino
                     Oh il ciel volesse!
 Costanza
                                                       Eccoli, a caso (Tira fuori una borsa)
 me li ritrovo in tasca.
 Preparati li avea per la pigione.
 (Altri sei mesi aspetterà il padrone).
1425Sposatevi e son vostri.
 Rosina
 Tu, che dici? (A Giannino)
 Giannino
                            Non ci ho difficoltà.
 Rosina
 Facciamola?
 Giannino
                          Son qui.
 Rosina
                                            Cosa sarà?
 Costanza
 Porgetevi la mano,
 facciasi il matrimonio,
1430Fabrizio servirà per testimonio.
 Giannino
 La mano. (Chiedendo la destra a Rosina)
 Rosina
                      Ecco la man.
 Giannino
                                               Sposa.
 Rosina
                                                              Marito.
 Costanza
 (Ora il sospetto mio sarà finito).
 Eccovi i cento scudi. (Dà la borsa a Rosina)
 Vieni, Fabrizio. Andiamo.
1435Caro, or ora saprai quanto ti amo. (Parte)
 Fabrizio
 Buon pro vi faccia. Vo’ sperar fra poco
 far anch’io la partita a questo gioco. (Parte)
 
 SCENA X
 
 ROSINA e GIANNINO
 
 Giannino
 Cosa dirà tuo padre?
 Rosina
                                         Una ragione
 forse l’appagherà. Per cento scudi,
1440se si trovasse anch’ei nel caso mio,
 avria fatto egli pur quel che ho fatt’io.
 Giannino
 Ehi, da’ qui i cento scudi.
 Rosina
                                                 Signor no.
 Giannino
 Ma cosa ne vuoi far?
 Rosina
                                        Li spenderò.
 Giannino
 Tocca a me.
 Rosina
                         Non signore.
1445Tu non te n’impacciare,
 voglio io maneggiare.
 Della casa vogl’io la direzione.
 Giannino
 Voglio esser io il padrone.
 Rosina
                                                  A questo patto
 non m’avrei maritata.
 Giannino
1450Perch’abbi a comandar non ti ho pigliata.
 Rosina
 Tu non sei buon da nulla.
 Giannino
 Tu sei la gran dottora.
 Rosina
 (Principiamo a buonora a quel ch’i’ vedo).
 Giannino
 (Povero me se sul principio io cedo).
 Rosina
1455Oh via facciam così; questi danari
 dividiamoli adesso per metà;
 e ogniuno a modo suo li spenderà.
 Giannino
 Via, per or mi contento.
 Ma poi...
 Rosina
                    Sull’avvenire
1460non istiamo a garire,
 caro Giannino mio, non far così.
 Almeno il primo dì viviamo in pace.
 Giannino
 Sì, d’aver taroccato mi dispiace.
 
    Tu lo sai che ti vo’ bene,
1465che tu sei la gioia mia.
 Prego il ciel che non ci sia
 da pentirsi e da gridar.
 
 Rosina
 
    No, mio caro, non conviene
 far l’amore come i gatti,
1470non son questi i nostri patti.
 Sempre in pace si ha da star.
 
 a due
 
    È pur bello il matrimonio,
 se non v’entra quel demonio
 che fa i sposi delirar.
 
 Giannino
 
1475   La mia parte del danaro. (Chiede la borsa)
 
 Rosina
 
 Sì mio caro, tu l’avrai.
 
 Giannino
 
 In che cosa spenderai
 la porzion che tocca a te?
 
 Rosina
 
 Lascia, lascia far a me.
 
1480   Vo’ comprare dei merletti,
 delle cuffie e dei fioretti.
 Un vestito ben guarnito
 colla coda a tutta moda
 e del zucchero e caffè.
1485Lascia, lascia far a me.
 
 Giannino
 
    Pane, pane e non merletti,
 pane e vino e non fioretti,
 a una povera ragazza
 non conviene il far la pazza.
1490Te lo dico, bada a te,
 pane, pane e non caffè.
 
 Rosina
 
    O povera me
 che cosa sarò?
 La mia libertà
1495perduta ho così?
 
 Giannino
 
    Rimedio non c’è,
 la voglio così.
 
 Rosina
 
    L’ho fatta, l’ho fatta.
 
 Giannino
 
 Mi pento, mi pento.
 
 a due
 
1500Che breve contento,
 che corto piacere!
 Non s’ha da godere
 la pace un sol dì.
 
 Rosina
 
    Giannino.
 
 Giannino
 
                         Rosina.
 
 Rosina
 
1505Marito.
 
 Giannino
 
                 Consorte.
 
 a due
 
 Se fino alla morte
 ci abbiamo da star
 veleno nel seno
 non stiamo a covar.
 
 Rosina
 
1510   Sì, prendi il danaro.
 Fa’ quello che vuoi. (Gli dà la borsa)
 
 Giannino
 
 Non credermi avaro,
 comanda, che puoi.
 
 Rosina
 
 Comando che m’ami.
 
 Giannino
 
1515Il cor se lo brami
 è tutto per te.
 
 Rosina
 
    Sposino carino
 sei tutto per me.
 
 a due
 
    Il dio d’amore
1520che ci ha legato,
 che ci ha involato
 la libertà,
 
    il nostro seno
 consoli almeno
1525colla bramata
 felicità. (Parte)
 
 SCENA XI ED ULTIMA
 
 TITA, poi madama e FABRIZIO, poi BERNARDO e ANGIOLINA, poi ROSINA e GIANNINO
 
 Tita
 Che diancine d’imbrogli
 ci sono in questa casa?
 Vado su, vengo giù, nessun mi bada,
1530meglio dunque sarà ch’io me ne vada.
 Madama, Fabrizio a due
 
    Mastro Tita a voi lo dico
 come amico di buon cor.
 Della cara padroncina
 son marito e servitor.
 
 Tita
 
1535   Buon pro faccia al cameriere,
 viva viva il dio d’amor.
 
 Bernardo, Angiolina a due
 
    Mastro Tita, nol sapete?
 Noi ci siam sposati or ora
 e contento è il nostro cor.
 
 Tita
 
1540   Viva viva il vecchiarello,
 viva viva il dio d’amor.
 
 Giannino, Rosina a due
 
    Mastro Tita, finalmente
 siamo qui marito e moglie
 e contento è il genitor.
 
 Tita
 
1545   Cospettone... No non voglio
 più gridare e far rumor.
 Viva viva il dio d’amor.
 
 tutti
 
    Viva viva il dio d’amore
 che consola i petti umani
1550e nel cor degli artigiani
 è più schietto ed è miglior.
 
 Fine del dramma