Il povero superbo, Venezia, Fenzo, 1755

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Stanza contigua alla cucina in casa di Pancrazio.
 
 LISETTA e SCROCCA che mangia
 
 Lisetta
 Via mangiate e bevete
 e vi faccia buon pro, statevi allegro
 né temete di nulla.
 Scrocca
 Generosa Lisetta
5io vi sono obbligato,
 toccano il cuor questi bocconi al fresco
 la mattina bonora.
 Lisetta
 Mangiate amico pur, bevete ancora,
 volontieri lo do, questo è il mio genio
10ed aiutar chi n’ha bisogno ho in uso.
 Scrocca
 Alla vostra salute. Oh benedetto! (Beve)
 Alla vostra salute nuovamente,
 che balsamo, che nettare perfetto!
 Lisetta
 Ditemi un poco. Il cavalier del Zero
15vostro padron come vi tratta?
 Scrocca
                                                        Male.
 Io servo per disgrazia un animale
 ch’è povero e superbo.
 Lisetta
 E pur io non credei
 che fosse in stato tal.
 Scrocca
                                        Quando discorre,
20par che sia ricco magno
 ma però v’assicuro
 che fa più d’un digiuno
 e che nella scarsella non ne ha uno.
 Lisetta
 Fosse nobile almen.
 Scrocca
                                       Per nobiltà
25da dare agl’altri ei ne ha, chi sente a lui.
 Lisetta
 Questo è il costume
 di chi ignobile e ricco
 si vede corteggiato e che credendo
 che mai debba finire
30spende tutto e poi fa questa comparsa.
 Scrocca
 La casa è vuota e la sua tasca è arsa.
 Lisetta
 Un povero superbo
 è peggior della peste.
 Scrocca
                                         Un’altra volta
 carissima Lisetta. (Volendo bere arriva il cavaliere ed egli spaventato gli cade il gotto di mano)
 
 SCENA II
 
 Il CAVALIERE in abito di confidenza, bastone longo da campagna, e detti
 
 Cavaliere
35Animalaccio...
 Scrocca
                             (Oh poveretto me!) (Con timore)
 Cavaliere
 Tu che fai qui?
 Scrocca
                               Se la comanda anch’ella?
 Cavaliere
 Parti di qua subitamente.
 Lisetta
                                                  Almeno
 permettere signor ch’egli finisca.
 Cavaliere
 Via di qui villanaccio,
40indiscretto ghiottone,
 o che io ti farò andar con il bastone.
 Scrocca
 Lustrissimo ha ragione,
 alla salute sua. (Beve) Or me ne vo
 e quando chiamerà ritornerò.
 
45   Che fumo stupendo
 che soffron certuni
 sbasiti, digiuni,
 danari non hanno
 ma spender ben sanno
50la lor nobiltà.
 
    Ed esser credendo
 del ceppo d’Enea
 ricuopron d’idea
 l’antica viltà.
 
 SCENA III
 
 Il CAVALLIERE e LISETTA
 
 Cavaliere
55Che indegno, che briccon!
 Lisetta
                                                  Via compatite,
 non sa cosa si dica.
 Cavaliere
                                     Il mio bastone
 gli farà far ragione. Impertinente!
 Non pensano costoro
 che a mangiar, divertirsi
60né di servir si curano il padrone.
 Guardate se colui
 il suo padrone è nel servir attento,
 s’alza dal letto e fugge
 senza darmi neppur la cioccolata.
 Lisetta
65La cioccolata eh? Di qual colore,
 lustrissimo signore?
 Cavaliere
 Come? Come? Non bevo
 forse la cioccolata ogni mattina?
 Prenderla soglio appunto in su quest’ora;
70io non ceno la sera
 e se a prenderla tardo
 ho lo stomaco mio meno gagliardo.
 Lisetta
 Se comanda la servo in un istante.
 Cavaliere
 Briccone! Il fuoco forse
75acceso non avrà, tempo ci vuole,
 prima che fatta sia.
 Lisetta
 Se comanda signor, gli do la mia.
 Cavaliere
 O via, giacché v’è pronta
 di beverla da voi no non ricuso.
 Lisetta
80(Già lo sapevo). È scura di colore
 la nostra chioccolata.
 Cavaliere
                                        Come a dire?
 Lisetta
 Io non vorrei ch’ella prendesse un fallo,
 credendo che l’avesse il color giallo.
 Cavaliere
 Vi piace di scherzar? Voi vi credete
85che non sappia che sia la cioccolata?
 Lisetta
 Oh so ch’ella lo sa.
 Lo so ch’è dilettante
 e so che in quante case ella conosce
 suole andarla assaggiando.
 Cavaliere
                                                   E quando io dico
90che sia buona, ella è tale.
 Lisetta
 In conoscerla so che non ha eguale.
 Vado a servirla e torno in un momento;
 può trattenersi qui s’ella è contento. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 Il CAVALLIERE solo
 
 Cavaliere
 Oh che perfetto odore
95che vien da quel salame? Ah mi rapisce
 a forza il cuor dal petto.
 Mi viene l’acqua in bocca, oh benedetto!
 Mi piaceria provarlo
 ma mi vergogno. E di chi avrò vergogna,
100che qui non v’è nessuno? Presto, presto
 due fette di salame ed un bicchiero
 ber di vin non sconviene a un cavaliero.
 Oh fame, oh fame, oh dolorata fame.
 Oh buono. (Mangia) Ancora il meglio
105io mangiato non ho ma le vivande
 condisce l’appetito.
 Proviamo questo vino. (Mangia e beve) Oh saporito,
 oh prezioso, oh caro...
 
 SCENA V
 
 LISETTA e detto
 
 Lisetta
 Buon pro vi faccia.
 Cavaliere
                                     Oh maledetta tosse!
110Se la tosse mi prende,
 non bevendo m’affogo.
 Lisetta
 Vi piace questo vino?
 Cavaliere
 Oibò è cattivo.
 Lisetta
                              E pure è del migliore
 che si trovi in cantina del padrone.
 Cavaliere
115Assai meglio si trova
 nella cantina mia.
 Lisetta
                                    Con permissione;
 mi vien detto che il suo
 abbia un diffetto grande.
 Cavaliere
                                                E qual diffetto!
 Lisetta
 Che troppo asciutto sia m’è stato detto.
 Cavaliere
120Date la cioccolata.
 Lisetta
                                   Eccola presto.
 La sua sarà più buona.
 Cavaliere
 È troppo dolce.
 Lisetta
                               Per esser perfetta
 sarà forse la sua anco amaretta.
 Cavaliere
 Siete di questa villa?
 Lisetta
125Son nata qui ma de’ padroni in casa
 son allevata.
 Cavaliere
                          Dunque
 allevata in Milano?
 Lisetta
                                      Per l’appunto.
 Cavaliere
 Oh questa è la ragion che siete astuta.
 Lisetta
 Eppur sono innocente come l’acqua.
 Cavaliere
130Come l’acqua però de’ macheroni.
 Lisetta
 Oh giusto, come l’acqua
 con cui suol vosustrissima
 lavarsi l’illustrissima sua faccia.
 Cavaliere
 Voi troppo v’avvanzate.
 Lisetta
                                             Oh compatisca;
135in questo ell’ha ragione;
 desidero signor sua protezione.
 Cavaliere
 Via buona. Son chi sono;
 se vi portate bene io vi perdono.
 
    Cara fo pace,
140la mano toccate
 al vostro signore.
 
    Quel viso mi piace;
 voi tutto sperate
 da un buon protettor.
 
 SCENA VI
 
 LISETTA ed il CONTE
 
 Lisetta
145Oh che grossa e badiale
 gran bestia originale! È dalla fame
 mezzo morto e stordito;
 e pur di nobiltà sente il prurito.
 Conte
 Lisetta?
 Lisetta
                  Che comanda?
 Conte
                                               Ov’è Dorisbe?
 Lisetta
150Io dirlo non saprei.
 Conte
 Lisetta se vi piace andate a lei;
 ditele che l’attendo in questo luoco.
 Lisetta
 Vi servo in un istante.
 (Questo per la padrona è un buon amante). (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Il CONTE solo
 
 Conte
155Oh tormentosa vita
 di chi ben ama. Ogni momento è lungo
 e prova ogni momento
 per un poco di speme aspro tormento.
 Dorisbe è l’idol mio
160ma non so che sperar dal padre suo.
 Ah guidi amor benigno
 i nostri cuori al sospirato porto
 e sia la speme ad ambedue conforto.
 
    Belle del mio tesoro,
165belle pupille care
 dove ad amare appresi,
 se per voi sol m’accesi
 voi sole adorerò.
 
    Nel vostro almo splendore
170sempre ripieno il cuore,
 ogni periglio acerbo
 costante incontrerò.
 
 SCENA VIII
 
 Sala in casa di Pancrazio.
 
 DORISBE e PANCRAZIO
 
 Dorisbe
 È degno del mio affetto
 di Montebello il conte
175ma dubito che voglia il ciel tiranno
 negarlo all’amor mio. Ma qui s’appressa
 il caro genitor. Scoprir qual sia
 vuo’ la sua volontà.
 Pancrazio
                                     Figliola mia
 ben trovata, che fai? (Pancrazio vien caminando e nel passare vede la figlia)
 Dorisbe
                                         Padre diletto
180come vi ritrovate in questo giorno?
 Pancrazio
 Sto bene e son venuto... (Pensa)
 A che far?... Non lo so.
 Dorisbe
 Oh che bella memoria!
 Pancrazio
 Non mi sturbate, or or ci pensarò...
185Affé che mi sovviene,
 io venni... Ma a che far?
 Dorisbe
                                              Così va bene.
 (Vuo’ parlargli e impegnarlo a mio favore).
 Amato genitore
 poss’io sperar dall’amor vostro un pegno?
 Pancrazio
190Parla figliola mia, tutto otterrai.
 Dorisbe
 Ah caro genitor...
 Pancrazio
                                  Mi ricordai
 il perché venni qui.
 Dorisbe
                                       Siamo da capo.
 Pancrazio
 Ma parla.
 Dorisbe
                     Se m’udite
 io tutto vi dirò.
 Pancrazio
                               Parla, t’ascolto.
 
 SCENA IX
 
 MADAMA, DORISBE e detti
 
 Madama
195Cari affé che v’ho colto, ah che ne dite?
 Vi ho fatto pur la burla.
 Dorisbe
                                             Brava, brava.
 Pancrazio
 Mi dispiace che voi
 burlata vi sarete.
 Madama
                                  E perché mai?
 Pancrazio
 Perché mal voi starete.
 Madama
                                            Eh son contenta.
200Avete ancor bevuto il cioccolato?
 Pancrazio
 L’ho bevuto ma pur se comandate...
 Madama
 Se lo fate portar piacer mi fate
 con quattro o cinque biscottini almeno,
 il viaggio m’ha fatto venir fame.
 Pancrazio
205Lisetta.
 
 SCENA X
 
 LISETTA e detti
 
 Lisetta
                 Che comanda.
 Pancrazio
 Porta il cioccolato a questa dama.
 Lisetta
 Or vi servo madama.
 Madama
 Porta de’ savoiardi.
 Lisetta
                                      (Oh maledetta
 che cosa è questo porta?)
210Parlate voi con me? (A madama)
 Madama
 Sì cara io dico a te.
 Lisetta
 Te, te, perduto avete
 il vostro cagnolino?
 Madama
                                      Oh perdonate
 se v’ho dato del tu, son così avvezza
215colla mia cameriera.
 Lisetta
                                        E il tu le date?
 Ed essa lo comporta?
 Dorisbe
                                         Orsù Lisetta,
 madama è stanca e il cioccolato aspetta.
 Lisetta
 Vado. (Se vien la mia
 conoscer le farò che donna io sia).
 
220   Madama or ora
 la cioccolata
 vo a preparar.
 
    (Noialtre femmine
 siamo assai perfide
225per la vendetta;
 tempo s’aspetta
 purché sia facile
 i nostri affronti
 di vendicar.
230Così con questa
 penso di far).
 
    Madama or ora
 la cioccolata
 vo a preparar.
 
 SCENA XI
 
 PANCRAZIO, MADAMA, DORISBE e poi SCROCCA
 
 Madama
235Mi pare una ciarliera
 la vostra cameriera.
 Pancrazio
                                       È spiritosa.
 Dorisbe
 Credo che così presto
 da noi non partirete.
 Madama
 Io qui mi tratterò quanto vorrete.
 Scrocca
240Oh di casa. Si può...
 Dorisbe
 Chi è di là?
 Pancrazio
                        Venga avanti e lo vedrò.
 Scrocca
 Servitore umilissimo
 del signor illustrissimo.
 Pancrazio
 Buongiorno a voi.
 Scrocca
                                   Padrona mia illustrissima
245le faccio riverenza profondissima. (A Dorisbe)
 Dorisbe
 Vi saluto.
 Madama
                     A me nulla?
 Scrocca
                                             Ancora a lei
 ossequioso faccio i doveri miei.
 Lustrissimo padron che bella ciera,
 che siate benedetto,
250quando vi veggo il cuor mi brilla in petto.
 Pancrazio
 Grazie amico vi do, cosa v’occorre?
 Scrocca
 Un’ambasciata sola io devo esporre.
 A voi mi manda il cavalier del Zero,
 l’illustrissimo mio signor padrone,
255che venir brama alla conversazione.
 Io ho fatto l’ambasciata mia brevissima
 e sono servitor di vusustrissima.
 Pancrazio
 Ma amico mio, con tanti
 stirati complimenti
260fatte serrare il cuor, stringere denti.
 Dunque il marchese vuol...
 Dorisbe
                                                   No il cavaliero.
 Pancrazio
 Venire a visitarmi?
 Scrocca
                                       Sì illustrissimo.
 Pancrazio
 Che venga pure, è mio padron carissimo.
 Scrocca
 Io vado a rifferir le grazie vostre
265all’illustre, illustrissimo padrone.
 (Ei con tale occasione
 procurerà bel bello
 il danaro che aver cerca a livello). (Da sé e parte)
 
 SCENA XII
 
 PANCRAZIO, MADAMA e DORISBE
 
 Madama
 Oh che pazzo galante!
 Dorisbe
270Con vostra buona grazia, io vado un poco
 nell’orto a divertirmi,
 se vuol venga madama a favorirmi.
 Madama
 Resto un poco a parlare
 col caro sior Pancrazio.
 Dorisbe
                                            Ebben restate,
275gradita certo compagnia gli fatte.
 
    Al garrir de’ lieti augelli,
 al soffiar de’ venticelli
 e dell’onde al mormorio
 la sua pace il petto mio
280forse, forse troverà.
 
    Il mio dolce amato bene
 di vedermi colla speme,
 tra le piante e tra i fioretti
 dolci affetti porterà.
 
 SCENA XIII
 
 PANCRAZIO e MADAMA
 
 Madama
285Siamo soli o Pancrazio
 e questi pochi instanti
 perder noi non dobbiamo,
 il nostro matrimonio discorriamo.
 Pancrazio
 Come volete.
 Madama
                           Or ben nel vostro cuore
290vi sentite d’amor il pizzicore?
 Pancrazio
 Assai.
 Madama
               Caro bramate esser voi mio?
 Pancrazio
 D’esser vostro madama io penserò.
 Madama
 Né rissolvete ancor?
 Pancrazio
                                        Rissolverò.
 Madama
 Ma se tempo abbiam noi...
 Pancrazio
                                                   Si penserà.
 Madama
295Come? Di me coi scherni
 voi beffe vi farete?
 Pancrazio
 Di che meco parlate e che volete?
 Madama
 Eh Pancrazio crudele
 vedo che non mi amate,
300vedo che voi scherzate
 e pur spero che un dì
 voi mi direte: «Madamina sì».
 Pancrazio
 Io non so nulla e se il mio ben vi piace
 lasciatemi madama un poco in pace.
 
305   Cara padrona bella
 non vi capisco no,
 forse sarete quella
 ma ben ci penserò.
 
    Vorreste burlarmi eh!
310Non è così facile
 non son così tondo,
 cospetto del mondo
 ben ben penserò.
 
    Son troppo vecchio e voglio
315serbarmi in libertà,
 oh dolce libertà!
 Con voi non dubitate
 giammai la perderò.
 
 SCENA XIV
 
 MADAMA sola
 
 Madama
 Con che delicatezza
320m’ha detto i fatti suoi. Questo mi basta,
 or convien con giudicio
 usar ogni artifizio,
 acciò quel scimunito
 diventi a suo dispetto mio marito.
325Un uomo smemoriato
 a una moglie sagace
 è un buon medicamento
 quando lo sa girare a suo talento.
 
    Se siamo fanciulle
330abbiamo cento occhi
 perché non ci tocchi
 ardito amator.
 
    Se vedove siamo
 cent’occhi troviamo
335disposti a osservare
 gl’affetti del cuor.
 
    Ma questa ricetta
 è sempre perfetta,
 legarsi ad un vecchio
340già stanco d’amor.
 
    A letto va presto,
 ne sorte ben tardi
 e lascia frattanto
 a noi libertà.
 
345   D’un vecchio legame
 piacere più bello
 inver non si dà.
 
 SCENA XV
 
 Stanze vicino alla cucina.
 
 Il CAVALIERE con alcuni fogli in mano e SCROCCA
 
 Scrocca
 Signore, io non ne ho colpa.
 Questi son tre saluti
350che col mezzo de’ lor procuratori
 v’hanno mandato i vostri creditori.
 Cavaliere
 Indegni disgraziati
 se vado alla città
 voglio lor insegnar la civiltà.
 Scrocca
355Volete ch’io v’insegni
 a farvi rispettar da vostro pari?
 Cavaliere
 Di’ che ho da far.
 Scrocca
                                  Dategli i lor danari.
 Cavaliere
 Sono trecento scudi,
 qualche volta ne ho che me ne avvanzano,
360qualche volta mi mancano
 ed ora per esempio...
 Scrocca
 Già non si sente alcuno,
 or per esempio non ne avete uno.
 Cavaliere
 Scrocca porgimi aiuto.
365Se un caso tal si sa
 perde la nobiltà del suo decoro,
 fanno trecento scudi il mio martoro.
 Scrocca
 Osservate signore
 chi vi potrà aiutar quando il volesse.
 Cavaliere
370Chi? Lisetta?
 Scrocca
                            Ella appunto.
 Ella che del padrone
 maneggia il cuor non che l’argento e l’oro,
 che un picciolo tesoro
 sotto le chiavi sue tien custodito,
375ella vi può aiutar presto e pulito.
 Cavaliere
 Come li chiederò?
 Scrocca
                                    Vi vuol cervello,
 si chiedono a livello,
 si esibisce di dare il sei per cento.
 Si fa un bell’istromento;
380si nascondono i guai
 e il capitale non si paga mai.
 Eccola qui, vi lascio.
 Sono trecento scudi e ramentate
 che anderete in prigion se non pagate. (Parte)
 
 SCENA XVI
 
 Il CAVALIERE, poi LISETTA
 
 Cavaliere
385Diavol! Come ho da fare
 a chiedere e pregare?
 Come potrò a costei
 dir le miserie mie
 ed i bisogni miei.
 Lisetta
390E che fa qui il cavalier? (Mi par turbato).
 Serva sua mio signore.
 Cavaliere
                                            Schiavo obbligato.
 Lisetta
 Troppo gentil.
 Cavaliere
                             Le donne
 tratto con civiltà.
 Voi meritate assai.
 Lisetta
                                     Troppa bontà.
 Cavaliere
395(Come principierò?)
 Lisetta
                                         Che ha mio signore?
 Par di cattivo umore.
 Cavaliere
                                         Vi dirò.
 Tra me pensando vo
 a una compra de’ beni
 che deggio far per quattromille scudi.
400Oggi dee stipularsi l’istromento
 e mi mancano ancor scudi trecento.
 Lisetta
 (Ho capito che basta).
 Cavaliere
                                           I miei fattori
 sono lontani assai.
 Lisetta
 E quando preme non arrivan mai.
 Cavaliere
405È ver, se si potesse
 trovar questo danaro.
 Lisetta
                                          E perché no.
 Cavaliere
 Lo trovareste voi?
 Lisetta
                                    Lo trovarò.
 Cavaliere
 So che il vostro patrone
 è un uom ricco, riccone.
 Lisetta
410È vero, e il patron mio
 è solito di far quel che vogl’io.
 Cavaliere
 Tanto meglio; per voi
 la mancia vi sarà generosissima;
 vi darò dieci scudi.
 Lisetta
                                      Obbligatissima.
 Cavaliere
415D’una cosa vi prego in confidenza;
 non fatte che si sappia
 questa richiesta mia,
 non ne state a parlar con chi si sia.
 Lisetta
 Non dubitate, or vado
420a chiamar il padrone.
 (Se tu speri il danar sei ben minchione). (Parte)
 
 SCENA XVII
 
 Il CAVALIERE, poi SCROCCA
 
 Cavaliere
 Scrocca, Scrocca, ove sei?
 Scrocca
                                                Signor son qui.
 Cavaliere
 Ho parlato.
 Scrocca
                        Che ha detto?
 Cavaliere
                                                    Ha detto sì.
 Scrocca
 Me ne rallegro.
 Cavaliere
                               Ora verrà il danaro,
425sono tutto contento.
 Scrocca
                                       Affé l’ho caro.
 
 SCENA XVIII
 
 LISETTA, PANCRAZIO e detti
 
 Lisetta
 Venga signor padrone,
 la vol pregare il signor cavaliero.
 Cavaliere
 Non prega alcuno il cavalier dal Zero.
 Scrocca
 (Un poco d’umiltà). (Piano al cavaliere)
 Pancrazio
                                        Se non comanda,
430dunque me ne anderò.
 Cavaliere
 Ascoltate Pancrazio.
 Pancrazio
                                       Ascolterò.
 Scrocca
 (Siate un poco più dolce
 in grazia del bisogno). (Piano al cavaliere)
 Cavaliere
 (Ho da chieder danari? Ah mi vergogno).
 
435   Signor mi conoscete,
 son nobile il sapete,
 bisogno non avrei
 se avessi i beni miei...
 Parlate voi per me. (A Lisetta)
 
 Scrocca
 
440   (Superbia maledetta).
 
 Pancrazio
 
 Che mi voi dir Lisetta?
 
 Lisetta
 
 Patron badate a me.
 
    Questo signor mio caro
 bisogno ha di danaro.
 
 Cavaliere
 
445Il cavalier del Zero
 misero mai non fu.
 
 Pancrazio
 
    Dunque se non è vero
 non ne parliamo più.
 
 Scrocca
 
    (Uh maledetto
450lo scannarei).
 
 Pancrazio
 
 Signori miei
 buon servitor.
 
 Cavaliere
 
    No non andate.
 
 Scrocca
 
 Signor restate.
 
 Lisetta
 
455Questo signore
 vi vuol pregar.
 
 Cavaliere
 
    Vuo’ domandare,
 non vuo’ pregare,
 non chiedo in dono.
460Io son chi sono.
 State in cervello,
 voglio a livello
 scudi trecento
 e il sei per cento
465vi pagherò.
 
    Che risolvete?
 
 Pancrazio
 
 Io non ne ho.
 
 Lisetta
 
    Padron mio caro.
 
 Pancrazio
 
 Non ho danaro.
 
 Scrocca
 
470Padron mio bello.
 
 Pancrazio
 
 Non do a livello,
 non vuo’ impicciarmi
 con chi trattarmi
 meglio non sa.
 
 Cavaliere
 
475   Signor Pancrazio
 per cortesia.
 
 Pancrazio
 
 Io riverisco
 vosignoria.
 
 Scrocca
 
 Signor Pancrazio
480vi prego anch’io.
 
 Pancrazio
 
 Schiavo divoto
 padrone mio.
 
 Lisetta
 
 Lisetta vostra
 padron gentile
485vi prego umile
 per carità.
 
 Pancrazio
 
    Trecento scudi
 eccoli qua.
 
 Scrocca
 
    Vengono.
 
 Cavaliere
 
490Vengono affé.
 
 Pancrazio
 
 Ma? Sicurezza.
 
 Lisetta
 
 Dateli a me.
 
    Signor la quaglia canta. (Al cavaliere)
 Qua qua, qua qua, qua qua. (Facendo cantare la bocca)
 
 Cavaliere
 
495   Contatemi il danaro.
 
 Lisetta
 
 Or or si conterà.
 
 Scrocca
 
    L’abbiamo per contato,
 così si prenderà.
 
 Pancrazio
 
    Lisetta sicurezza.
 
 Lisetta
 
500Or or ce la darà.
 
    Signor mio caro (Al cavaliere)
 questo danaro
 vuol sigurtà.
 
 Cavaliere
 
    I miei poderi.
 
 Lisetta
 
505Non ci son più.
 
 Scrocca
 
    Il suo palazzo.
 
 Pancrazio
 
 Vuol cascar giù.
 
 Cavaliere
 
    I miei giardini.
 
 Lisetta
 
 Pochi quattrini.
 
 Scrocca
 
510L’argentaria.
 
 Pancrazio
 
 È andata via.
 
 Cavaliere, Scrocca a due
 
 Ci resta il titolo
 di cavalier.
 
 Lisetta, Pancrazio a due
 
    Questo capitolo
515non può valer.
 
 Cavaliere
 
    Dunque, che dite?
 
 Scrocca
 
 Dunque, che fate?
 
 Lisetta, Pancrazio a due
 
 Cercando andate
 la sicurtà.
 
 Lisetta
 
520   La quaglia canta
 qua qua qua qua.
 
 Cavaliere
 
    Son disperato.
 Non c’è pietà.
 
 Fine dell’atto primo