L’Arcadia in Brenta, Modena, eredi di Bartolomeo Soliani, 1764

 L’ARCADIA IN BRENTA
 
 
    Dramma giocoso per musica di Polisseno Fegeio, pastor arcade, da rappresentarsi in Modena nel teatro Rangone il carnevale dell’anno 1764, dedicato a sua altezza serenissima la signora principessa ereditaria di Modena.
    In Modena, per gli eredi di Bartolomeo Soliani stampatori ducali, con licenza de’ superiori.
 
 
 Serenissima altezza,
    desideroso di umilmente indicare all’altezza vostra serenissima, in quella maniera che per me si puote, il pieno mio concorso nel giubbilo universalmente concepito pel di lei fausto e ben augurato ritorno, ho io per ciò rispettosamente implorato di poter mettere a’ suoi serenissimi piedi l’accluso dilettevole dramma, di cui queste scene ben esser doveano contemporaneamente fornite. Compiacciasi adunque benignissimamente l’altezza vostra serenissima d’accogliere questo mio doverosissimo sentimento con quella illarità di volto e di cuore, onde l’altezza vostra serenissima è pur sempre solita di contraddistinguere in simili circostanze il suo clementissimo aggradimento; ma nello stesso tempo non isdegni di andar persuasa che a porgerle codesto tributo mi hanno egualmente impulsato e quell’alta venerazione a cui mi costringe mai sempre il treno augusto delle sue luminose virtù e quell’infinito inalterabile ossequio con cui all’altezza vostra serenissima profondamente m’inchino. Di vostra altezza serenissima umilissimo, divotissimo ed ossequiosissimo servitore e suddito.
 
    L’impresario
    Modena, li 25 gennaro 1764
 
 
 Lettor gentilissimo,
    pochi saranno quelli che letta L’Arcadia in Brenta non avranno. Si sa quasi comunemente aver figurato l’autore di quest’Arcadia una conversazione di sette civili ed oneste persone in un luogo delizioso fra que’ magnifici palazzi che adornano il fiume Brenta e che formano una delle più belle villeggiature d’Italia. Tre uomini e tre donne formarono la radunanza, cioè Silvio, Giacinto, Foresto, Marina, Rosanna e Laura, a’ quali s’aggiunse, dopo qualche giorno, Fabrizio Fabroni di Fabriano che per la sua età e per il suo carattere, misto di sciocco e di faceto, riescì il condimento della gioconda società loro. L’Arcadia, di cui ora parlo, consiste principalmente in motti arguti, detti faceti, novelle spiritose, canzonette, madrigali e cose simili, per lo che, potendo una simile conversazione intitolarsi giocosa accademia, fu, per la stessa ragione, dall’autore intitolata L’Arcadia in Brenta, colla rispettiva similitudine dell’Arcadia di Roma, in cui cose più serie e più elevate si trattano.
    Io adunque, per argomento della mia presente operetta, non prendo già L’Arcadia in Brenta che scritta trovasi dal nostro autore, poiché in essa materia non trovo per una teatrale rappresentazione.
    Sul fine di detta Arcadia, sciogliendo li sette arcadi la loro gentile conversazione, s’invitano vicendevolmente per la susseguente stagione; e tutto che stabilissero passare sul fiume Sile, accadde però che quel tale messer Fabrizio Fabroni da Fabriano, piccatosi di generosità, volle trattar magnificamente la maggior parte di quelli che l’avevano favorito e seco li condusse in un suo casino sul fiume Brenta, formando in esso novellamente L’Arcadia in Brenta. Invitò Rosanna e Laura, Giacinto e Foresto, lasciando da parte Marina e Silvio, perché essi troppo sul vivo lo avevano motteggiato nell’altra Arcadia.
    S’accrebbe non pertanto il numero della conversazione con madama Lindora, dama di una straordinaria stucchevole delicatezza, ed il conte Bellezza di una caricatissima affettazione.
    Il povero Fabrizio, di gran cuore ma di poche sostanze, per sostener l’impegno, a cui incautamente s’apprese, andò in rovina, rimasto in pochi dì senza denaro e senza roba e col rossore di doversi vedere scornato dagli ospiti e ridotta L’Arcadia in una commedia, che per lui poteva dirsi tragedia, a che molto ha contribuito Foresto, uno degli arcadi ma il più confidente di Fabrizio, quello a cui aveva egli raccomandata l’economia della casa.
    Questa mia Arcadia in Brenta è tanto istorica quanto quella di Ginnesio Gavardo Vacalerio, avendola ricavata da’ codici antichissimi della Malcontenta, ove vanno a terminar i suoi giorni tutti quelli che, come messer Fabrizio, si fanno mangiare il suo e si riducono poveri, per volerla spacciar da grandi.
 
 
 PERSONAGGI
 
 ROSANNA
 (la signor’Angela Guadagni)
 GIACINTO
 (la signora Maria Maddalena Valli)
 MADAMA LINDORA
 (la signora Margarita Caldinelli)
 LAURA
 (la signora Anna Giorgi)
 
 PARTI EGUALI
 
 MESSER FABRIZIO FABRONI da Fabriano
 (il signor Lodovico Felloni)
 CONTE BELLEZZA
 (il signor Cesare Molinari)
 FORESTO
 (il signor Massimo Giuliani)
 
    La musica è del celebre signor Baldassarre Galuppi detto Buranello, maestro di capella veneziano. Il vestiario è di ricca e bizzara invenzione del signor Lazzero Maffeis di Venezia. Li balli sono di vaga e bizzarra invenzione del signor Giuseppe Rubini ed eseguiti da’ seguenti: signora Veronica Cocchi, signor Antonio Rubini, signora Angela Lazzari, signor Giuseppe Rubini suddetto, signor’Anna Ferrari, signor Giovanni Ferraresi, signor’Anna Zoccoli, signor Cesare Camera.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: camera che introduce a vari appartamenti terreni; luogo delizioso che introduce al fiume Brenta; camera.
    Nell’atto secondo: campagna deliziosa; camera.
    Nell’atto terzo: camera; luogo delizioso che termina al fiume Brenta, in cui vi è il burchiello che attende la compagna dell’Arcadia.