La generosità politica, Venezia, Rossetti, 1736

Vignetta Frontespizio
 SCENA IX
 
 NICIA e suddeti
 
 Nicia
 (Stelle che veggo mai?) Che fa Pericle
 genuflesso al suo re?
 Pisistrato
                                        Chiede perdono
 per il fallo di Nicia.
 Nicia
                                      Ei mal intende
 la mia virtù; chieder perdon non soglio
540per un giusto desio di vendicarmi.
 Sì vogl’io la tua morte; ei la doveva
 eseguir per mio cenno; ora codardo
 si spaventò; ebbe fellone il core
 ma timida la destra; e se pentito
545lo rimiri al tuo piede,
 egli è tal per viltade e non per fede.
 Pericle
 (Quanti fieri tormenti).
 Pisistrato
                                              Io compatisco
 in te Nicia il furor che ti fa cieca.
 Se ragion ti consiglia
550meco ingiusto vedrai cotanto sdegno.
 Non per vil tradimento
 uccisi il padre tuo ma dove anch’io
 potea sparger pugnando il sangue mio.
 Nicia
 Barbaro, non t’ascolto.
 Pericle
                                           Ah tu non sai
555Nicia quanta pietà, quanta virtude
 chiuda nel di lui sen.
 Nicia
                                         Taci fellone;
 non mi vantare in faccia
 la virtù d’un tiranno,
 vanta mendace il tuo scoperto inganno.
 Rosmiri
560Eh punisci german nell’empia donna
 questo insano furore.
 Pisistrato
 La punisce abbastanza
 per ora il suo dolor. Femina ingrata
 chi di noi è più reo. T’uccisi il padre
565ma da guerrier; tu il mio morir tentasti
 per tradimento. Io ti perdono il fallo.
 Tu siegui ad ingiuriarmi; or veder puoi
 il barbaro, il crudel chi fia di noi.
 
    Sai ch’io regno e sai ch’io posso
570abbassar cotanto orgoglio;
 tu m’insulti e pur io voglio
 teco usar la mia pietà.
 
    Mira ingrata a qual eccesso
 per te giunge mia clemenza;
575questa mia gran sofferenza
 quasi aspetto ha di viltà.