La generosità politica, Venezia, Rossetti, 1736

Vignetta Frontespizio
 SCENA PRIMA
 
 Giardino.
 
 PERICLE e poi NICIA
 
 Pericle
 Ah! Si fugga una volta
325da cotanti nemici e s’abbandoni
 quella donna crudel che reo mi vuole.
 Volgasi il piè... Ma dove? Ah che non posso
 muovere il piè, se mi trattiene il core.
 Ma restar non si può se non si svena
330un monarca, un amico; eterni dei
 deh porgete consiglio a’ pensier miei.
 Sì sì, questo è il consiglio;
 si mora e con la morte
 serbisi ad un istante
335il dovere d’amico e quel d’amante.
 Questo ferro fatale
 ch’esser doveva il barbaro stromento
 d’una morte più ingiusta, entro il mio seno
 passi con più ragion. (In atto di ferirsi)
 Nicia
                                          Ferma Pericle,
340altro seno, altro core
 t’imposi lacerar. Vile, codardo,
 non hai valor che basti
 per la giurata impresa. Il tuo rossore
 da quest’atto comprendo.
 Pericle
345(Ahi rimprovero acerbo!)
 Nicia tu male intendi...
 Nicia
                                             Eh di menzogne
 tempo non è; se manca nel tuo seno
 l’opportuno coraggio, io già t’assolvo.
 Non mancherà Pericle
350alla vendetta mia braccio più forte.
 Pericle
 Bella, se a vendicarti
 deggio usare il valore e non l’inganno,
 cimentarmi saprò. Con questa spada
 sfiderò il tuo nemico, andrò io solo
355contro l’armate squadre; allor saprai
 s’era vile il mio core e s’io t’amai.
 Nicia
 No no. T’arresta pur; d’un disperato
 non mi giova il furore, andar tu solo
 contro il forte nemico a sen scoperto
360è un volere morir, non vendicarmi.
 Se questo è il tuo desio
 passati pur il sen, ch’io già t’obblio.
 Pericle
 Deh se deggio morir, fa’ almen ch’io speri
 colla morte piacerti.
 Nicia
                                       Assai t’inganni.
365Se spergiuro ed ingrato a morte passi
 t’abborrirò dopo la morte ancora.
 Pericle
 Fiero destin! Che far degg’io?
 Nicia
                                                         Risolvi
 o vendicarmi il padre o t’abbandono.
 Pericle
 Vendicarti saprò ma qual conviene
370a un cittadin d’Atene,
 in aperta tenzon col brando in mano.
 Ma se deggio tradir lo speri invano.
 Nicia
 E il giuramento tuo?
 Pericle
                                         M’assolve il cielo,
 a un empio giuramento
375è virtute mancare e non delitto.
 Nicia
 M’ingannasti fellon... (Ma viene Oronte.
 Servami per vendetta
 l’affetto di costui contra l’infido).