La generosità politica, Venezia, Rossetti, 1736

Vignetta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 PERICLE, poi NICIA
 
 Pericle
 Io, che per prova intendo
240la fierezza d’amore,
 compatisco Rosmiri il tuo dolore.
 Vieni Nicia adorata.
 Già felici noi siamo;
 la mia sposa tu sei.
 Nicia
                                      Dunque il tiranno
245trafiggesti Pericle? Idolo mio
 così tosto eseguisti il mio comando?
 Dov’è l’esangue busto?
 Dov’è del padre mio l’empio uccisore?
 Vuo’ aprirgli il sen, vuo’ lacerargli il core.
 Pericle
250Nicia, frena lo sdegno; io non uccisi
 Pisistrato qual credi.
 Nicia
                                         E chi l’uccise?
 Pericle
 Sappi che vive e regna,
 e di regno e di vita oggi più degno.
 Mille di sua pietade
255prove mi diè; ceder voleva il trono;
 si levò la corona e a me la porse.
 Nicia
 Dunque...
 Pericle
                      Ma questo è il meno.
 Vinse la sua passion, vinse sé stesso.
 A me Nicia concesse,
260Nicia dell’alma sua parte più cara.
 La sua virtù per sì grand’atto è chiara.
 Nicia
 Va’, che un vile tu sei. Ti fe’ spavento
 il periglioso impegno.
 Pensasti a conseguirmi
265prima di meritarmi; io penso adesso
 di punir col mio sdegno un tanto eccesso.
 Pericle
 Ma se potiam le destre
 senza sangue versar stringer assieme,
 perché crudo così...
 Nicia
                                      Sparger quel sangue
270prima si deve, al padre mio dovuto;
 questo da te chiedeva
 il mio povero cor solo tributo.
 Pericle
 È ver, ma sua virtude
 vinse lo sdegno mio...
 Nicia
                                          Va’ dunque ingrato,
275siegui la sua virtù, lascia d’amarmi;
 anzi per esser giusto
 incomincia crudele oggi ad odiarmi.
 Pericle
 Ch’io t’odia? Ch’io non t’ami? Ah di’ più tosto
 che di viver io lasci.
 Nicia
                                       Io non mi curo
280del viver tuo né la tua morte io bramo.
 Pericle
 Dimmi, per qual cagion?
 Nicia
                                                Perché non t’amo.
 Pericle
 M’ingannasti tu allora
 che mi giurasti fé?
 Nicia
                                     Non t’ingannai.
 Ma più grato al mio core io ti sperai.
 Pericle
285Mirami a’ piedi tuoi.
 Nicia
                                         Sorgi mendace.
 Fuggi dagli occhi miei; se a vendicarmi
 non hai valor bastante,
 vile così non comparirmi innante.
 Pericle
 Tu mi vuoi traditor. Per compiacerti
290esserlo ancor dovrò. Bella tiranna,
 altra ragion che il tuo voler non vedo.
 Nicia
 M’ingannasti una volta, io non ti credo.
 Pericle
 Giuro ai numi superni
 tutelari di Grecia, il tuo nemico
295per mia mano cadrà.
 Nicia
                                         Del giuramento
 meco saran mallevadori i dei.
 Pericle
 Deh d’un guardo pietoso
 degnami almeno; all’amor mio costante
 dona, bella crudel, qualche mercede.
 Nicia
300Pensa per ora a mantener la fede.
 Va’, mi vendica e poi
 grata qual più mi vuoi
 sperami all’amor tuo; ma se m’inganni,
 saranno gli odii miei sempre tiranni. (Parte)