Il finto principe, Venezia, Fenzo, 1749

Vignetta Frontespizio
 SCENA XIV
 
 LESBINA e detti
 
 Lesbina
 Olà, che cosa fate?
 Lindora
 Voi qua come ci entrate?
 Lesbina
 C’entro, perché cotesto è sposo mio.
 Lindora
1005In questo punto l’ho da sposar io.
 Floro
 (Ora sì che sto bene).
 Lesbina
                                          Andiam.
 Lindora
                                                             Venite.
 Lesbina
 Ah se voi mi tradite
 con questo ferro vi trapasso il core. (Cava lo stile)
 Lindora
 Se m’inganni t’amazzo, o traditore. (Lo minaccia colla spada)
 Floro
 
1010   Alto, alto, che diavolo fate?
 Son in mezzo due donne arrabiate.
 
 Lesbina
 
 Sua eccellenza mi deve sposare.
 
 Lindora
 
 Sua eccellenza sposar dovrà me.
 
 Floro
 
    E con meco, che son eccellenza,
1015voi trattate con tanta insolenza?
 
 Lesbina
 
 Non vuol esser lei strappazzato?
 
 Floro
 
 Strappazzato ma non ammazzato.
 
 Lindora
 
 Non vuoi esser mio sposo diletto?
 
 Floro
 
 Fa passar la paura l’affetto.
 
 Lindora
 
1020Qua la mano.
 
 Lesbina
 
                            La mano vogl’io.
 
 Floro
 
 Son Ferrante.
 
 Lindora
 
                            Sei Floro.
 
 Lesbina
 
                                                Sei mio.
 
 Floro
 
 Non è vero.
 
 Lindora, Lesbina a due
 
                        Ti scanno, t’ammazzo.
 
 Floro
 
 Tutte due, tutte due sposerò.
 
 Lindora
 
    Ma tu devi sposare me sola.
 
 Lesbina
 
1025A me prima voi deste parola.
 
 Floro
 
 Aggiustatela dunque fra voi,
 che dell’una o dell’altra sarò.
 
 Lindora
 
    Sfacciatella, che dici, che puoi?
 
 Lesbina
 
 Arditella, pretender che puoi?
 
 a due
 
1030Contro te vendicarmi saprò.
 
 Floro
 
 Brave, brave, godendo vi sto.
 
 Lindora
 
    Arroggante.
 
 Lesbina
 
                            Insolente.
 
 Floro
 
                                                 Che spasso!
 
 Lesbina, Lindora a due
 
 Voglio teco lo sdegno sfogar.
 
 Floro
 
    State zitte, fermate in malora.
 
 a tre
 
1035Dalla rabbia mi sento creppar.
 
 Fine dell’atto secondo