Il finto principe, Venezia, Fenzo, 1749

Vignetta Frontespizio
 SCENA XII
 
 FLORO sotto il nome di Ferrante e detti
 
 Rosmira
 Sarà qualche impostor. (A Roberto)
 Roberto
                                              Purtroppo è desso,
380lo conosco purtroppo agli atti, al viso,
 ah che m’opprime il cor duolo improviso!
 Dorinda
 Cleante, che sarà?
 Cleante
                                    Dir non saprei.
 Roberto
 Interrotti fra noi son gl’imenei.
 Floro
 Principi, principesse,
385eccomi alfin per grazia della sorte
 fugito dalle sgrinfe della morte.
 Rosmira
 Ne godo.
 Roberto
                    Mi rallegro.
 Cleante
                                            Mi consolo.
 Floro
 Grazie a vostra bontà. Ma chi è la bella
 destinata in mia sposa?
390Principessa vezzosa, (A Rosmira)
 ditemi, siete voi? Non rispondete?
 Dunque quella non siete,
 sarà quest’altra, è ver? Voi siete, o bella,
 la cara mia consorte. Oh questa è vaga!
395Appena l’ho vedute,
 pel grand’amor son diventate mute.
 Ma voi, principi amici,
 ditemi voi qual sia
 la principessa mia.
400Oh questa è ben gustosa!
 Nessuno mi risponde?
 Ciascuno si confonde?
 Pare ognuno di stucco?
 Ditemi, cosa sono? Un mamalucco?
 Roberto
405(Non lo posso soffrir. Meglio è che io parta). (Parte)
 Floro
 Servitor obligato.
 Cleante
 (Pria che mostrarmi irato
 meglio è di qui partir). (Parte)
 Floro
                                              Buon viaggio a lei.
 Dorinda
 (Non ponno gli occhi miei
410la sua vista soffrir). (Parte)
 Floro
                                       Si serva pure,
 senz’altre cerimonie.
 Rosmira
                                         (Ed io qui resto?
 Misera! Che farò?)
 Floro
                                      Vuol anche lei
 favorir di piantarmi?
 Rosmira
 Ad altro tempo si rivederemo.
 Floro
415Padrona, meraviglio.
 Ma deh mi faccia grazia,
 giacché ritrovo in lei più cortesia,
 dirmi almeno chi è vusignoria.
 Rosmira
 Ite, non vi curate
420di saper chi son io. Se qui sperate
 trovar pace ed amor, siete in errore.
 Questa è terra del pianto e del furore.
 
    Voi che il mio cor bramate,
 voi che il mio labbro udite,
425fuggite, sì fuggite.
 Qui legge non s’intende,
 qui fedeltà non v’è.
 
    Ancor vorrete e ancora
 senza mercede amarmi?
430È vano il lusingarmi,
 sperar amore e fé.