L’amante cabala, Venezia, Valvasense, 1736

Vignetta Frontespizio
 Lilla
 
    Resti, resti e non s’incomodi.
 
 Filiberto
 
 Vuo’ venir; questo è il mio debito.
 
 Lilla
 
 Nol permetto in verità.
 
 Filiberto
 
 Se commanda, io resto qua.
 
5Ma fra di noi che siam promessi sposi
 son superflue cotante cerimonie;
 conviene il galateo
 al marito non già ma al cicisbeo.
 Lilla
 Io fui accostumata
10in diversa maniera
 dal fu signor Anselmo mio consorte.
 Ahi memoria fatale, ahi cruda morte!
 Egli volea che seco
 trattass’in complimento; e allora quando
15la maggior confidenza era dovuta,
 mi voleva civile e sostenuta.
 Filiberto
 Oh allora poi...
 Lilla
                              Quello era un buon consorte.
 Ahi memoria fatale! Ahi cruda morte!
 Filiberto
 Ecco l’usato stile
20delle vedove donne; ogni momento
 bestemiano la morte.
 Piangono tutto il giorno
 la felice memoria del consorte
 e pur tanto che visse
25non vedevano l’ora che morisse.
 Lilla
 Oh io non son di quelle,
 quando prendo ad amar, amo da vero
 né mai per il pensiero
 mi passa un sentimento odioso e rio;
30(basta che possi fare a modo mio).
 Filiberto
 Dunque, se l’è così...
 Lilla
                                        Io mi ricordo
 di quel gran ben che mi voleva, oh sorte!
 Ahi memoria fatale! Ahi cruda morte!
 Filiberto
 Su via, signora Lilla,
35lasci questo dolor troppo eccessivo;
 si scordi ’l morto e la consoli ’l vivo.
 Finalmente le tocca
 un consorte ben fatto,
 nobile, ricco, manieroso e saggio.
40Filiberto son io,
 conte di Transilvania,
 famoso per le imprese
 fatte in più d’un paese.
 Oh quante, oh quante donne
45piangon per mia cagione
 afflitte e disperate!
 Oh quante... (che da me furon gabbate!)
 Stupisco e raccapriccio
 che mirandom’in volto
50sì garbato e pulito
 non si debba scordar l’altro marito.
 Lilla
 
    Forte chiodo in trave affiso
 benché fuor di là si traga
 lascia sempre quella piaga
55che una volta egli formò.
 
    Così pur nel seno mio
 quella ria piaga fatale,
 che mi fece il primo strale,
 non ancora si sanò.
 
 Filiberto
60Creda però senz’altro
 che un chiodo per lo più discaccia l’altro.
 
 CATTINA dalla finestra e detti
 
 Cattina
 Oimè! Respiro un poco
 quando vegno al balcon;
 sia malignazo pur la suggizion.
65Siora madre me tien... Veh là perdiana
 la siora squincia con un cicisbeo.
 Vardé che sfazzadona!
 Xe un mese che gh’è morto so mario
 e ai omeni cusì la corre drio!
 Filiberto
70Oh che volto gentil! (Guardando Cattina) Via facciam presto. (A Lilla)
 Conchiudiamo il negozio.
 È peccato che lei
 perda la gioventù, vivendo in ozio.
 Lilla
 Ma non è già concluso?
75Questa è pur la scrittura,
 la parola è già data, ai nostri patti...
 Filiberto
 Non bastan le parole;
 vi vogliono de’ fatti.
 Lilla
 Come sarebbe a dir?
 Filiberto
                                         Far che preceda
80la dote stabilita.
 Lilla
 Dunque vusignoria
 ama più la mia dote
 che la persona mia?
 Filiberto
                                       Mi meraviglio;
 amo il suo personale
85e all’interesse l’amor mio prevale.
 Sol le chiedo la dote,
 perché con questo patto
 fra di noi stabilito fu il contratto.
 Cattina
 Quanto che pagherave
90sentir cosa che i dise!
 Filiberto
                                          (Ella mi sembra (Guardando Cattina)
 giovine di buon cuore).
 Lilla
                                             Ehi, signor sposo,
 cosa vuol dir? Quelle finestre han forse
 più della casa mia dolce attrattiva?
 Filiberto
 Dirò la verità, parmi quel volto
95altre volte aver visto e tutta tutta
 ella si rassomiglia
 a una parente mia nobile figlia.
 Cattina
 Certo i parla de mi, forsi culia
 me taggia i panni adosso,
100me sento proprio che me creppa el gosso.
 Filiberto
 È forse qualche dama? (A Lilla)
 Lilla
                                             Oh oh che dama!
 Né dama né pedina,
 ella è una simoncina
 che ha più fumo che arosto,
105smania la madre sua per maritarla;
 ma un pretesto vorria per non dotarla.
 Filiberto
 Come sarebbe a dir?
 Lilla
                                         Il mio costume
 non è di mormorar ma ben vi giuro
 che se volessi dir... Basta non voglio
110parlar dei fatti d’altri.
 Filiberto
                                           È forse questa
 facile cogli amanti?
 Lilla
                                      In che maniera!
 Sempre mattina e sera
 in casa di costei chi va, chi viene;
 l’altro giorno... Ma no, tacer conviene.
 Cattina
115Orsù voggio andar via,
 perché se me n’incorzo
 certo ghe digo de chi l’ha nania. (Si ritira)
 Lilla
 È una senza creanza,
 superba, pretendente,
120temeraria, insolente;
 io mi vergognarei di praticarla
 né mi degno né men di salutarla.
 Filiberto
 Non perdiamo più tempo;
 vada a prender...
 Lilla
                                  Iersera
125sotto le sue finestre
 v’erano più di dieci giovinotti.
 Filiberto
 Vada a prender le doppie...
 Lilla
                                                    E pur è brutta
 come il brutto demonio.
 Filiberto
 Le doppie della dote
130giusto il nostro contratto,
 altrimenti, signora, io me la batto.
 Lilla
 Senta questa e poi vado;
 a un giovine mercante,
 cui parlò dal balcone una sol volta,
135ha avuto tanto ardir questa sfacciata
 di chieder una veste ricamata.
 Oh se volessi dir ma son prudente,
 abbado a quel che faccio
 e le cose degli altri osservo e taccio.
140Però di quella smorfia
 mormora il vicinato,
 parlan male di lei tutti d’intorno...
 Vado a prender le doppie e presto torno.
 Filiberto
 Sia ringraziato il ciel che se n’è andata.
145Oh che donna prudente!
 Guard’il ciel se parlasse!
 Ma vengano le doppie e parli poi
 e de’ fatti degli altri e delli suoi.
 S’inganna ben, se crede
150che io la voglia in consorte, il mio pensiero
 presto le sarà noto;
 bramo la dote sua; questo è il mio voto.
 Cattina
 Za che più no ghe xe (Torna alla finestra)
 quella tarizadora temeraria
155vuoi tornar al balcon, per chiappar aria.
 
    Peraltro son pur matta
 a starme a travaggiar;
 sul muso una zavatta
 piuttosto ghe voi dar.
 
 Filiberto
160Ecco già ritornata
 la giovine garbata, eh già non credo
 tutto il mal che di lei Lilla m’ha detto;
 il solito diffetto
 delle femine è questo; altro non fanno
165che dir quello che sanno e che non sanno.
 Vuo’ tentar se con questa
 vi fosse da far bene; io già non cerco
 finezze, amplessi o vezzi
 o simili tesori imaginari,
170non mi curo d’amor, cerco denari.
 Cattina
 
    Se la me salta suso,
 col so parlar roman,
 ghe vogio dar sul muso
 un pugno venezian.
 
 Filiberto
175Io mi voglio introdur ma per poterla
 maggiormente adescar, finger conviene
 un altro personaggio,
 cangiar nome, paese ed il linguaggio.
 Servitor riverente alla patrona.
 Cattina
180Patron la reverisso.
 Filiberto
 Ella no me cognosse.
 Cattina
                                        No seguro.
 Filiberto
 Gnanca se fusse scuro!
 No la cognosse Toni
 marzer de Marzaria
185all’insegna del gambaro da mar?
 Cattina
 Me par e no me par,
 seu forsi?...
 Filiberto
                        Giusto quello...
 Cattina
 Che m’ha vendù quei merli?...
 Filiberto
                                                          Giusto quello...
 Cattina
 Che me n’ha robbà un brazzo?
 Filiberto
                                                          No son quello.
 Cattina
190Donca no ve cognosso.
 Filiberto
 Mo via no la se fazza dalla villa,
 la me varda in la ciera;
 son amigo de casa e so sior pare
 me voleva un gran ben, quando el viveva:
195«Tonin» el me diseva
 «te vogio maridar; mi gh’ho una fia
 che gh’ha nome...»
 Cattina
                                     Cattina?
 Filiberto
                                                       Sì, Cattina,
 bona come una pasta,
 bella come una stella.
 Cattina
200Siorsì, siorsì, xe vero e mi son quella.
 Filiberto
 Sempre d’allora in qua
 in mente ho conservà
 la memoria e ’l respetto
 per so sior pare e per la fia l’affetto.
 Cattina
205Grazie alla so bontà, se la commanda
 vegnir de su, ghe xe mia siora mare;
 la parlerà con ella e se la vuol
 effettuar se pol
 la prudente intenzion de mio sior pare.
 Filiberto
210Ma no sarave megio
 ch’ella vegnisse zoso? In do parole
 s’aggiustaremo presto tra de nu;
 sta sorte de negozi
 i vuol esser trattadi a tu per tu.
 Cattina
215Che l’aspetta un pocchetto;
 finzerò con mia madre
 che la ventola zo me sia cascada,
 onde con sta finzion vegnirò in strada. (Via)
 Filiberto
 Il principio va bene;
220se questa è figlia ricca
 mi saprò aproffittar de’ beni suoi;
 ma, s’ella fosse poi
 povera di sostanze,
 farò presto svanir le sue speranze.
225Or vien la vedovella;
 non vorrei s’incontrasse con quest’altra;
 eh no mancan pretesti a mente scaltra.
 Lilla
 Eccomi, in questa borsa
 cento doppie vi sono,
230parte della mia dote a lei promessa.
 Per far qualche spesetta
 questa somma cred’io che sia bastante
 e nel dì delle nozze avrà il restante.
 Filiberto
 Con il far tanti conti (Prende la borsa)
235si potiamo imbrogliar, meglio sarebbe
 darmele tutte assieme.
 Lilla
 Questo poco mi preme.
 Se tutte in una volta ella le vuole,
 dunque mi renda queste e avrà l’intero,
240quando delli sponsali il dì fia gionto.
 Filiberto
 Voglio facilitar; le tengo a conto.
 Lilla
 Ma per amor del cielo
 sollecitiam l’affare.
 Filiberto
 Si puol assicurare
245ch’io non mi perdo in ozio;
 penso la notte e il giorno a tal negozio.
 Lilla
 Sopra tutto bisogna
 ch’ella mi voglia ben con amor forte,
 se mi devo scordar l’altro consorte.
 Filiberto
250Non dubiti, prometto
 di mantenerle ognor lo stesso affetto.
 
    Gioia mia, voi solo adoro,
 voi sarete il mio tesoro,
 la mia pace, il mio conforto.
255Per voi spero entrar in porto
 della mia felicità. (Finge parlar con Lilla e parla alla borsa delle doppie)
 
 Lilla
 Persuasa da queste
 dolci parole sue parto contenta,
 signor consorte mio...
 Filiberto
260Signora sposa...
 a due
                                Addio. (Lilla parte)
 Filiberto
 Cento doppie di Spagna
 son poche al mio bisogno;
 coltivare convien la vedovella,
 convien esser costante
265finché vien il restante
 ma ecco qui la veneziana, or via
 tosto si cangi Filiberto in Toni,
 il marchese in mercante;
 così l’oltramontano
270in un punto si cangi in veneziano.
 Cattina
 La diga mio patron,
 m’hala forsi chiamà per testimonio?
 Filiberto
 Testimonio? De cosa?
 Cattina
                                           Dei so amori
 con quella forastiera.
 Filiberto
275Amori? Oh la s’inganna.
 Cattina
 Donca che grand’affari,
 che interessi gh’aveu donca con ella?
 Filiberto
 Gh’ho venduo della robba de bottega,
 un abito de ganzo,
280un andriè de veludo e altre cossette,
 onde la m’ha pagà
 co ste doppie de Spagna che xe qua.
 Cattina
 Un abito de ganzo?
 Un andriè de veludo?
285Come diavolo fala a far ste spese?
 Certo dal so paese
 intrade no ghe vien, da so mario
 no l’ha fatto sta grand’eredità;
 come donca tant’oro hall’acquistà?
 Filiberto
290La sarà la so dota.
 Cattina
 Dota? Sì ben. La xe vegnua a Venezia
 con un strazzo d’andriè de tela indiana
 e la mostrava el cesto
 per non aver sotana.
 Filiberto
295So mario giera un omo,
 però, che guadagnava.
 Cattina
 Sì ma tutto int’el ziogo el consumava.
 Filiberto
 Donca cosa vuol dir
 che la xe così ricca?
 Cattina
                                      Mi nol so
300e po anca se ’l so, nol voi saver.
 La xe una vardabasso
 che sa far con maniera i fatti soi.
 Quando viveva ancora so mario,
 l’aveva l’amicizia
305d’un certo sior tenente
 ricco ma ricco... Orsù no vuoi dir gnente.
 Filiberto
 (Oh questa sì ch’è bella,
 ancor questa è prudente come quella).
 Cattina
 Se un pocchetto alla longa
310culia vu pratichessi,
 de che taggia la xe cognosceressi.
 Filiberto
 E a vardarla int’el viso...
 Cattina
 Oh oh, cosa credeu,
 che quel bianco e quel rosso
315sia color natural? Oh poveretto!
 La ’l gh’ha alto tre dea.
 Filiberto
                                            Cossa?
 Cattina
                                                           El sbeletto.
 E po la xe cattiva com’el diavolo,
 ogni otto dì la scambia el servitor.
 Un zorno col sartor
320la s’ha taccà a parole e lu el gh’ha ditto:
 «Tasi, che ti è una brutta...»
 Filiberto
                                                      Zitto, zitto.
 Lassemo andar custia, tendemo a nu.
 Se la se contentasse...
 Cattina
                                          El barcariol
 ghe ne sa dir de belle; el me ne conta
325tante che fa paura; el dixe un zorno:
 «Sì ben; la mia parona fa la casta
 e pur gieri de notte...»
 Filiberto
                                            Basta, basta.
 Cattina
 
    Quando vedo ste bronze coverte,
 propriamente me vien el mio mal,
 
330   benedette ste ciere scoverte,
 benedetto quel muso genial.
 
    Quel che varda continuo la terra
 par che gh’abbia col cielo una guerra
 e ch’el sia so nemigo mortal.
 
 Filiberto
335Sì sì, la gh’ha rason, donca per questo
 el so viso genial za m’ha piaxesto.
 Ma la me fazza grazia,
 cara siora Cattina halla acquistà
 da so sior pare bona eredità?
 Cattina
340Quattromille ducati de contai
 el m’ha lassà per dota.
 Filiberto
                                           (E sono assai).
 Via, se la se contenta
 femose esecutori
 della paterna volontae; la man
345se la vuol mi ghe toco.
 Cattina
 Non abbié tanta pressa, adasio un poco,
 alle vostre parole
 no me voggio fidar. Voggio saver
 chi sé, dove che sté.
350Voi veder che negozio che gh’avé.
 Filiberto
 (Quest’è l’imbroglio. A noi).
 Sì sì, la gh’ha rason ma za gh’ho ditto
 che stago in Marzaria
 all’insegna del gambaro da mar.
355La puol quando ghe par
 in maschera vegnir
 za che xe carneval
 a veder la bottega e el capital.
 Cattina
 Ben accetto l’impegno.
 Filiberto
360(Ora sì che vi vuol arte ed ingegno).
 Lilla
 (Che osservo! Filiberto (Torna di casa)
 si trattien con Cattina?)
 Cattina
 Vegnirò domatina.
 Filiberto
 E mi l’aspetterò.
 Lilla
365(Il geloso amor mio tacer non può).
 Olà, così si tratta?... (A Filiberto)
 Filiberto
 (Oh diavolo). Signora.
 Lilla
 Queste son le promesse?
 Quest’è la fedeltà?
 Cattina
                                     Oe, cosa dixela?
 Filiberto
370La se n’abuo per mal perché mi subito
 no gh’ho portao el so veludo a casa
 ma bisogna che tasa. (Piano a Cattina)
 Lilla
 Quali interessi avete con costei?
 Cattina
 Cossa xe sta costei? Me maravegio,
375se no parlaré megio,
 colle mie man ve strazzerò i cavei.
 Lilla
 Temeraria! Così?...
 Filiberto
                                      No no, tacete. (Piano a Lilla)
 Questa povera figlia
 è divenuta pazza
380ed ora su la piazza
 si facea maltrattar dalle persone,
 ond’io la soccorrea per compassione.
 Cattina
 Eh lassé che la diga,
 mandemola in malora.
 Filiberto
385Me despiase da perder l’avventora.
 Lilla
 Senti, ti compatisco, (Piano a Cattina)
 perché non hai cervello;
 e con i pazzi tolerar bisogna.
 Cattina
 Una matta sé vu siora carogna.
 Lilla
 
390   A me carogna?
 
 Cattina
 
 Carogna a ti.
 
 Filiberto
 
 Oh che vergogna
 gridar così.
 
 Lilla
 
    Sfacciata.
 
 Cattina
 
                        Impertinente.
 
 Lilla
 
395Avrai da far con me.
 
 Cattina
 
 Ti gh’ha da far con mi.
 
 Filiberto
 
    Compatitela, ch’è pazza. (A Lilla)
 
 Lilla
 
 Non la voglio sopportar.
 
 Filiberto
 
    No ve fé nasar in piazza. (A Cattina)
 
 Cattina
 
400No la vogio sopportar.
 
 Lilla
 
    Io non voglio che più le parlate.
 
 Cattina
 
 Mi no vogio che più la vardé.
 
 Filiberto
 
    Farò quel che volete. (A Lilla)
 Farò quel che volé. (A Cattina)
 
 Cattina
 
405   Vederò se veramente
 me volé gnente de ben.
 
 Filiberto
 
    Mia signora certamente
 tutto a lei donato il cuor. (A Cattina)
 
 Cattina
 
    Tutto a lei, come parleu?
 
 Filiberto
 
410(M’ho imbrogliato). Tutto a vu.
 
 Lilla
 
    Se mi amate io scoprirò. (A Filiberto)
 
 Filiberto
 
 Tutt’o cara v’ho donao
 el mio cuor, el mio figao. (A Lilla)
 
 Lilla
 
 El figao? Che cosa dite?
 
 Filiberto
 
415(Ho sbagliato). Compatite
 son confuso.
 
 Lilla
 
                          Ehi sentite.
 
 Filiberto
 
 Son da lei.
 
 Cattina
 
                       Sentì.
 
 Filiberto
 
                                     Da ella.
 
 Lilla, Cattina, Filiberto
 
 Dal furor
 Dal velen non posso più.
 Dal timor
 
 Fine della prima parte