Il negligente, Venezia, Fenzo, 1749

Vignetta Frontespizio
 SCENA VII
 
 Altra camera nella stessa casa.
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
240Sì sì, Cornelio mio,
 amami di buon cor che t’amo anch’io.
 CORNELIO
 Circa all’amor, mia cara,
 non v’è niente che dir. Siamo felici,
 tu mi vuoi bene a me;
245io voglio bene a te. Ma il punto sta
 che tu dote non hai,
 che io poderi non ho, non ho mestiere;
 e non vorrei che avesse
 il gusto dell’amor presto a finire
250e s’avessimo poi, cara, a pentire.
 AURELIA
 Per questo è ch’io procuro
 allettar co’ miei vezzi
 il signor Filiberto,
 il quale, incatenato
255da quell’arti che a lui poco son note,
 mi vorrà bene e mi farà la dote.
 CORNELIO
 Io per un’altra strada
 tento la nostra sorte.
 Ti è nota quella lite
260che contro Filiberto
 mossa ha il conte?
 AURELIA
                                    Lo so.
 CORNELIO
                                                 Sappi che siamo
 interessati nella lite in terzo.
 Io per il primo, il conte e ser Imbroglio.
 AURELIA
 Come! Ancor ser Imbroglio?
265Di Filiberto istesso
 il causidico ancora?
 CORNELIO
                                       Sì, ti pare
 cosa strana? È così. Siam tre d’accordo
 per mandarlo in rovina.
 Il conte fa la principal figura;
270Imbroglio al precipizio apre la strada;
 io vo tenendo Filiberto a bada.
 AURELIA
 Dunque si può sperar che vada bene.
 CORNELIO
 Si può sperar ma dubitar conviene.
 AURELIA
 Voi tre tesa gl’avete
275una terribil rete.
 Io un altro laccio ho teso.
 Dalla rete o dal laccio ei sarà preso.
 CORNELIO
 E noi contenti allora,
 senza che della fame
280v’entri il brutto demonio,
 goderem lietamente il matrimonio.
 
    Bel contento è l’esser sposi
 senza aver da sospirar.
 Ma poi tutto si scompiglia
285quando grida la famiglia:
 «Pane, pane, mamma mia»;
 oh che brutta sinfonia
 quando pane più non c’è.
 
    Dura un giorno, un mese o un anno
290il piacer d’amor novello.
 Da principio tutto è bello
 e poi doppo vien l’affanno;
 meglio è stare ognun da sé.