Cesare in Egitto, Venezia, Rossetti, 1735

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA IX
 
 CORNELIA, poi TOLOMEO
 
 Cornelia
 Ombra del caro sposo
 deh per pochi momenti
1135parti e rivolgi da quest’are il guardo;
 duro fato mi sforza
 lo sdegno a simular. Se questa è colpa,
 numi, se in ciò v’offendo
 lo potete vietar. Fulmine scenda,
1140mi ferisca, mi abbatta,
 mi unisca al mio consorte
 e lo spirto infelice
 ritrovi almen qualche riposo in morte.
 Tolomeo
 Giorno è questo di feste
1145e giorno di vittorie; oggi l’Egitto
 veda meco sul trono
 una figlia di Roma;
 vieni mia sposa e voi
 sacri ministri incominciate il rito
1150onde i puri imenei
 rendan propizi e fortunati i dei.
 Cornelia
 Lepido ancor non veggo. (A parte)
 Tolomeo
                                                Il più bel laccio
 non strinse amore, idolo mio t’abbraccio.
 Cornelia
 Fermati Tolomeo; prima uno sguardo
1155volgi a quel sasso, lo ravisi?
 Tolomeo
                                                    È quella
 l’imago di Pompeo.
 Cornelia
 Quello ch’esule, oppresso
 ti ricondusse il genitor sul trono.
 Quello che ospite e amico
1160tu privasti di vita.
 (E Lepido non viene. Ah son tradita). (A parte)
 Tolomeo
 Vano è riandar delle passate cose
 la memoria funesta.
 Cornelia
                                        Or via, da questo
 fissa in me le pupille.
1165Tolomeo, che pretendi?
 Che mi chiedi? Io romana
 sposar barbaro regge?
 T’è noto l’odio mio, tanto ti basti.
 (Lepido traditor tu m’ingannasti). (A parte)
 Tolomeo
1170Doppo che amor ne strinse
 che più querele e più rigor, che pianto?
 Vieni non induggiar.