Cesare in Egitto, Venezia, Rossetti, 1735

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA IX
 
 CORNELIA, poi LEPIDO
 
 Cornelia
 Giusti numi del ciel, pria che nel seno
305per l’indegno tiranno io senta amore,
 vengan le furie a lacerarmi il core.
 Lepido
 Cornelia, ormai non deggio
 per soverchio tacer tradir me stesso;
 t’amo, lo sai, all’amor mio prevalse
310il rispetto finor. Vedova alfine
 disperar non poss’io...
 Cornelia
                                           Basta.
 Lepido
                                                         Cotanto
 ti sdegna l’amor mio?
 Cornelia
                                           Mal ti consiglia
 Lepido l’amor tuo; la mia sventura
 infelici fa sempre i miei più cari.
315Io la reccai per dote
 prima al giovine Crasso, indi a Pompeo;
 tu seguisti finor la sorte mia,
 fosti misero assai, parti e m’oblia.
 Lepido
 Se temer dal tuo letto
320la mia morte dovessi, oggi concedi
 che mia sposa ti chiami.
 Cornelia
                                               Oggi? E non sai
 che erra esangue, insepolto
 il tradito consorte a me d’intorno?
 Ricerca il tronco busto,
325diamgli tomba, abbia pace,
 questo vuol l’ombra sua, questo è più giusto.
 
    Palpita nel mio petto
 ancor tremante il core
 e tu mi chiedi amor?
330Tempo non è d’affetto,
 vuol straggi il mio furore,
 vuol pianto il mio dolor.
 
    Contro il nemico indegno
 ardo di giusto sdegno,
335per due passion nemiche
 non ho capace il cor.