Aristide, Venezia, Valvasense, 1735

Vignetta Frontespizio
 SCENA II
 
 XERSE e detti
 
 Xerse
35Se il bel volto d’Arsinoe io mi rammento,
 ardo d’amor. Ma se sovvienmi ch’ella
 moglie è di quel per cui vacilla il regno,
 s’accende nel mio cor l’ira e lo sdegno.
 Che farò? Sì, rissolvo
40bearmi in lei pria che tramonti il giorno.
 Ma vuo’ che il reggio affetto
 a me sia di piacere, a lei di scorno.
 Carino.
 Carino
                 Signor sire,
 che comanda da me?
 Xerse
                                         Tu questo foglio
45recca ad Arsinoe.
 Carino
                                  Oibò.
 Xerse
                                               Come!
 Carino
                                                              Non voglio
 che mi venghi sul dorso un qualche imbroglio.
 Xerse
 Prendilo temerario. Io vuo’ che tosto
 ad Arsinoe lo porte
 o incontrerai nel mio furor la morte.
 Carino
50Carino meschinello,
 ora sei fra l’incudine e il martello. (A parte)
 Xerse
 Rissolviti, se no...
 Carino
                                   Signor lo prendo.
 Di già far il mezzano
 è l’uso familiar del cortigiano.
 Xerse
55Alla donna superba
 dirai che se sottrarsi
 pensa dal mio volere, invan lo spera,
 ch’io son re vincitor, lei prigioniera.
 
    Dille ch’io sono amante
60ma che son vincitor,
 che adoro il suo sembiante
 ma tema il mio furor,
 che posso e voglio.
 
    Dille che a mia grandezza
65sua feminil fierezza
 è lieve scoglio.