Il viaggiatore ridicolo, Venezia, Zatta, 1794

Vignetta Manca la princeps
 SCENA VI
 
 Donna EMILIA, la CONTESSA, poi il CAVALIERE GANDOLFO
 
 Contessa
155S’egli vi amasse ancora,
 come un tempo vi amò, doveva subito
 venir, qual si conviene...
 donna Emilia
 Eccolo, amica, il cavalier che viene.
 Cavaliere
 Madama, riverente. (A donna Emilia)
 donna Emilia
160Cavalier, benvenuto.
 Cavaliere
 All’una e all’altra il mio dover tributo.
 Permettete, madama. (Donna Emilia gli offre la mano)
 È cerimonia antica
 il bacio della mano.
165Facciamo il complimento oltramontano.
 donna Emilia
 No, cavalier, codesto
 non è lecito ancor. (Ritirandosi)
 Cavaliere
                                     Io, che ho viaggiato,
 a vivere ho imparato
 e spero in men di un mese
170il costume cambiar del mio paese.
 Questa dama chi è? (A donna Emilia accennando la contessa)
 donna Emilia
                                        Tempo a saperlo,
 no, non vi mancherà.
 Contessa
 Vostra serva, signor.
 Cavaliere
                                        Troppa bontà. (Alla contessa)
 Contessa
 Del conte degli Anselmi
175la sorella son io.
 Cavaliere
 Permettete ch’io faccia il dover mio. (Le bacia la mano)
 È ospite la dama? (A donna Emilia)
 donna Emilia
                                     È qualche tempo
 che la casa da lei viene onorata.
 Cavaliere
 Fanciulla o maritata? (Alla contessa)
 Contessa
180Sono ancora zittella.
 Cavaliere
 Non perdete così l’età più bella. (Alla contessa)
 Ha nessun che la serva? (A donna Emilia)
 donna Emilia
                                               Signor no.
 Cavaliere
 Fin che state con noi vi servirò. (Alla contessa)
 donna Emilia
 Signor, dopo due anni,
185a un’amante, a una sposa
 trattamento miglior far non sapete?
 Cavaliere
 Ma di che vi dolete?
 Se mi offerisco di servir la dama,
 non manco alla mia sposa,
190non è amare e servir la stessa cosa.
 donna Emilia
 Questo sistema nuovo
 dove avete imparato?
 Cavaliere
 Da per tutto, madama, or che ho viaggiato.
 Contessa
 Certo, signor, si vede
195che avete fatto del profitto assai.
 Cavaliere
 Un altr’uomo, un altr’uomo io diventai.
 donna Emilia
 Se tornaste un altr’uomo, avrete in petto
 adunque un altro cor forse men fido.
 Cavaliere
 Un corsaro son io che torna al lido.
 donna Emilia
200Non capisco, signor.
 Cavaliere
                                       Ditemi un poco
 ma con sincerità,
 da ch’io manco di qua, quanti amoretti
 vi volaro d’intorno al vago ciglio? (A donna Emilia)
 donna Emilia
 Di voi mi maraviglio.
205Fui costante mai sempre al primo affetto.
 Cavaliere
 Voi mi fate arrossire a mio dispetto.
 donna Emilia
 Perché?
 Contessa
                  Non intendete?
 Il cavalier viaggiando,
 con allegria di cuore,
210il corsaro finor fece in amore. (A donna Emilia)
 Cavaliere
 Bravissima! A Parigi
 voi sareste adorata.
 donna Emilia
 Signor, s’ella più grata
 vi par di quel ch’io sono,
215servitevi con lei.
 Cavaliere
                                 Chiedo perdono.
 Sospetto e gelosia
 chiamasi in Inghilterra una pazzia.
 
    A madama, se il concede,
 sarò amico e servitor; (Alla contessa)
220tutto amore, tutto fede
 alla sposa serbo il cor. (A donna Emilia)
 Ho viaggiato ed ho imparato
 a servire e a far l’amor.
 
    Fra i Spagnuoli ed i Francesi,
225fra gl’Inglesi e gli Olandesi
 gelosia non si usa più.
 
    Vostro è il mio core qual sempre fu. (Ad Emilia)
 Vi offro, madama, la servitù. (Alla contessa e parte)