I volponi, Venezia, Zatta, 1794

Vignetta Manca la princeps
 SCENA XI
 
 La CONTESSA, poi GIRARDINO, poi la MARCHESINA
 
 Contessa
 Mi fa rider davver. Par semplicetta
905ma la maliziosetta
 sa dir semplicemente
 che l’assiduo marito la molesta
 e che fare vorrebbe di sua testa.
 In ciò la compatisco;
910son maritata anch’io,
 amo il consorte mio; ma s’ei volesse
 assediarmi, seccarmi, criticarmi,
 il modo troverei di snamorarmi.
 
    Che guadagnano i mariti
915con le donne a trovar liti?
 Con le mogli a taroccar?
 Guerra in casa e guerra in letto
 e l’amor divien dispetto
 e la bile fa crepar.
 
920   Maritati e maritate,
 troppo facili non siate
 ma su tutto non trovate
 da ridir, da criticar.
 
    Ci vuol poco a viver bene,
925esser docile conviene,
 voler bene e sopportar. (Vuol partire ed incontra Girardino)
 
 Girardino
 Ah madama, per grazia...
 Contessa
                                                 Poveruomo,
 spiacemi aver inteso...
 Girardino
                                            Ah mia signora,
 l’affronto è grande e un uom d’onor lo sente
930nell’intimo del cor!
 Contessa
                                      Ma alfin chi siete?
 Ditelo, se volete
 che si parli per voi.
 Girardino
                                      Da questo foglio...
 Contessa
 Un foglio a me diretto?
 Girardino
                                             Sì, signora;
 le domando perdono.
935Legga e vedrà chi sono e chi non sono.
 Contessa
 Perché prima non darlo? (Aprendo il foglio)
 Girardino
                                                 Le dirò...
 Contessa
 Aspettate ch’io legga.
 Girardino
                                         Aspetterò.
 Contessa
 «Carissima cugina».
 È mio cugino Alberto.
940L’amo quanto me stessa. È un uom di merto.
 «Vi raccomando il giovine; (Guarda Girardino che s’inchina modestamente)
 è ben nato, è prudente,
 ha lo spirito ornato
 e quel ch’importa più, saggio e onorato.
945Se abbisogna al marchese
 un segretario, un uomo,
 atto a ben regolar gli affari sui,
 non potrebbe trovar meglio di lui».
 Come! Come! Perché tardaste tanto
950a presentarmi il foglio?
 Girardino
 Signora... (No, non voglio
 far del mal a nessuno). È colpa mia...
 Molte ragioni unite...
 Contessa
 Marchesina, venite; (Verso la scena)
955Venite, marchesina.
 Marchesina
                                        Ancora è qua? (Con gioia)
 Contessa
 Sì, certo, e credo che ci resterà. (Come sopra)
 Girardino
 (Lo voglia il ciel!) (Da sé)
 Marchesina
                                    Cantate. (A Girardino)
 Contessa
 Un momento aspettate. (Alla marchesina)
 Di che paese siete?
 Girardino
960In Venezia son nato
 ma ho girato, ho viaggiato e ultimamente
 ritornato di Francia...
 Contessa
 Di Francia?
 Marchesina
                         Di Parigi?
 Girardino
                                              Si, signore;
 ed ho avuto l’onore...
 Marchesina
965Nel gallico paese...
 Su via, su via, cantateci in francese.
 Girardino
 (Coraggio). Obbedirò. La canzonetta
 che cantarle destino è fatta apposta
 per spiegar con vivezza
970l’incostanza francese e la franchezza.
 Permettino, perdonino. (Passa tra mezzo le due dame)
 Per meglio assaporarla,
 Permettino ch’io possa sceneggiarla.
 
    Belle Iris, mon espérance, (Verso una)
975que s’adore vos atrais!
 Mon amour et ma constance
 dureront pour vous à jammais.
 
    Qui vois-je? Ma Glicère (Verso l’altra)
 qui reveille mon ardeur!
980Sa beauté fut la première
 qui d’un trait perça mon coeur.
 
    Pardonnez-moi ce langage; (Verso la prima)
 ne me ditez point volage;
 j’obéis au dieu d’amour, (A tutte due)
985je vous aîme, tour à tour.
 
 Contessina, Marchesina a due
 Bravo, bravo. (Battendo le mani)
 Girardino
                             Perdoni.
 Marchesina
                                               Un’altra volta. (Battendo le mani)
 Contessa
 Aspettate, aspettate. (Alla marchesina)
 Non siete di Venezia?
 Girardino
                                           Sì signora.
 Contessa
 Cantate in veneziano.
 Marchesina
990Qualche cosa di bello.
 Girardino
 Trattasi di Venezia?
 Canterò, cercherò di farmi onore.
 Son dieci anni ch’io manco e l’ho nel core.