I volponi, Venezia, Zatta, 1794

Vignetta Manca la princeps
 SCENA XVII
 
 GIRARDINO e TOLOMELLO; poi LISETTA, poi MERLINA
 
 Girardino
 (Spero che col marchese
 parleranno di me). (Allegro e contento)
 Tolomello
                                       Ah, che ne dite? (In aria ridente)
 Girardino
485Di che?
 Tolomello
                  Dell’accoglienza.
 Girardino
 Sono stordito anch’io.
 Tolomello
 Tutto merito mio.
 Girardino
                                    Come?
 Tolomello
                                                    Al padrone
 ho parlato di voi.
 Girardino
                                  Dov’è il padrone?
 Tolomello
 Non l’avete veduto?
490Non gli avete parlato?
 Non vi ha inteso e lodato?
 Girardino
                                                  Chi?
 Tolomello
                                                              Il padrone.
 Girardino
 Era il marchese? Oh cielo!
 Tolomello
 Frutto dell’amicizia e del mio zelo.
 Girardino
 Oh amico! Oh amico mio... Ma mi hanno detto
495ch’erano forestieri...
 Tolomello
 Politica de’ grandi
 per veder, per sentire e esaminarvi.
 Procurerò iniziarvi
 ne’ misteri più occulti e imparerete.
500Stiamo uniti e d’accordo e non temete.
 Girardino
 Amicizia.
 Tolomello
                     Amicizia.
 Girardino
                                         E soda.
 Tolomello
                                                         E vera.
 Ecco la cameriera
 della sposa novella.
 Procuriamo che anch’ella
505sia del nostro partito,
 secondatemi bene e siate ardito.
 
    Ah venite, signorina, (A Lisetta che arriva)
 a dar pace ad un amante.
 Quegli occhietti, quel sembiante
510han ferito il di lui cor. (Accenna Girardino)
 
 Girardino
 
    (Come! Come!) (Piano a Tolomello)
 
 Tolomello
 
                                    (Secondate;
 con le donne siate audace). (Piano a Girardino)
 
 Girardino
 
 (M’imbarazza). (Da sé)
 
 Lisetta
 
                                 (Non mi spiace;
 ma ho un pochino di rossor). (Da sé)
 
 Tolomello
 
515   Rispondete, graziosina. (A Lisetta)
 
 Girardino
 
 (Ah nel cor mi sta Merlina). (Da sé)
 
 Tolomello
 
 Rispondete a un vero amor.
 
 Lisetta
 
    Mio signor, le chiedo scusa...
 Non conosco... Non son usa...
520E non merto un tanto onor.
 
 Tolomello
 
    Eh furbetta! (A Lisetta) Via, parlate (A Girardino)
 e la bella assicurate
 della piaga e dell’ardor.
 
 Girardino
 
    Mia signora... Mi perdoni...
525Veggio anch’io le sue ragioni...
 E parlar non oso ancor.
 
 Tolomello
 
    Semplicetti, timidetti,
 tutti due vi distruggete.
 
 Merlina
 
 (Cosa sento!) (Da sé arrivando ed ascoltando)
 
 Tolomello
 
                             Non temete,
530di svegliarvi avrò l’onor.
 
 Merlina
 
    Mi rallegro, mi consolo,
 degna sposa, amante saggio, (Ironica)
 osin pur, si dian coraggio,
 che mi unisco anch’io con lor.
 
 Girardino
 
535   (Qual incontro!) (Da sé con passione)
 
 Lisetta
 
                                     (Ha gelosia). (Da sé con piacere)
 
 Tolomello
 
 Ecco qui la sposa mia. (Accennando Merlina)
 
 Girardino
 
 (La sua sposa!) (Da sé con passione)
 
 Tolomello
 
                                E tutti quattro
 noi saremo amici ognor.
 
 Lisetta
 
 (Fosse vero!... Ma ho timor). (Da sé)
 
 Tolomello
 
540   (Voi vedete quel ch’io fo;
 vi marito ma sarò
 vostro amico e protettor). (Piano a Lisetta)
 
 Lisetta
 
 (Obbligata dell’onor). (A Tolomello e seguono a parlar piano)
 
 Merlina
 
    (Di Lisetta?...) (Piano a Girardino)
 
 Girardino
 
                                  (Non è vero.
545Ma voi siete...) (Piano a Merlina)
 
 Merlina
 
                               (Non temete,
 Tolomello è mentitor). (Piano a Girardino)
 
 a quattro
 
    Quel contento che ora sento
 non può rendersi maggior.
 
 Tolomello
 
    Tutti quattro stiamo uniti;
550seguitate i miei consigli;
 non temete di perigli,
 date lode al mio valor.
 
 a tre
 
    Bravo, bravo, galantuomo! (A Tolomello)
 
 Tolomello
 
 E che crepi il maggiordomo;
555e che schiatti l’impostor.
 
 a tre
 
    Bravo, bravo, galantuomo!
 
 Tolomello
 
 Date lode al mio valor.
 
 a quattro
 
    Quel contento ch’ora sento
 non può rendersi maggior.
 
 Fine dell’atto primo