Il talismano, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA VIII
 
 PANCRAZIO, LINDORO, SANDRINA e detti
 
 Pancrazio
 Figlia, figlia, nipote,
1315venite. Oh lieto giorno!
 Fortunato momento!
 Questa ch’io vi presento,
 la vezzosa, l’amabil Carolina,
 è mia figlia, è tua suora, è tua cugina.
 Lindoro
1320Qual gioia!...
 Sandrina
                           Qual piacer!...
 Pancrazio
                                                       Vieni al mio seno. (A Carolina)
 Carolina
 Signor, prima ch’io gusti
 il favor di fortuna, oso pregarvi
 di un tale avvenimento
 la ragione svelarmi e il fondamento.
 Pancrazio
1325Cardano l’assicura.
 Carolina
                                      Il buon Cardano
 si potrebbe ingannar.
 Pancrazio
                                          Dov’è la balia?
 La balia ove sarà?
 Carolina
                                    Non la cercate.
 Siete facile troppo e troppo buono.
 La balia non verrà finch’io qui sono.
 Pancrazio
1330Come! Contro te stessa
 tu parli in tal maniera?
 Carolina
 Signore, invan si spera
 farmi cambiar costume.
 L’innocenza è il mio nume. Amo Lindoro,
1335usai per sua difesa
 l’arte per forza appresa ma chi tenta
 condurmi ad uno stato
 con inganno usurpato,
 non sa di qual fortezza ho il cuor capace;
1340a dispetto d’amor divengo audace.
 Pancrazio
 (Son di sasso).
 Lindoro
                              (Mi perdo).
 Sandrina
                                                      (Mi confondo).
 Perillo
 (Donna per mio malanno unica al mondo!)
 Cardano
 Signor venite meco. (A Pancrazio)
 Pancrazio
 Dove?
 Cardano
                Venite meco.
1345Io sono inviperito.
 Un altro tentativo ed ho finito. (Parte con Pancrazio)