Il talismano, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA XIV
 
 CAROLINA in abito e figura di vecchia ed il suddetto
 
 Carolina
 Alfin, signor Pancrazio,
 alfine vi rivedo.
 Giubbilo, son contenta e appena il credo.
 Pancrazio
 Buona vecchia, chi siete?
 Carolina
875Ciel! Non mi conoscete?
 Perduti ho dunque affatto
 que’ gigli e quelle rose
 che facevano dir per il contado:
 «La bella sposa del fattor Corado!»
 Pancrazio
880Corado! Voi Lisetta?
 La balia di mia figlia?
 Carolina
                                           Sì, son quella.
 Non giovine, non bella,
 come per lo passato.
 Pancrazio
 La gioia, la sorpresa (Con respirare affannosa)
885mi tolgon la parola.
 Che fu di mia figliuola?
 Vive? Perì? Narrate...
 Dite, presto, parlate.
 Carolina
                                        Adagio, adagio.
 Dal viaggio affaticata, dir non posso
890cento cose in un fiato.
 Pancrazio
                                          Una alla volta
 ditele ma parlate.
 Carolina
                                   Principiamo
 per ordine. A me piace
 dir le cose quai sono esattamente,
 schiettamente, lealmente...
 Pancrazio
                                                    E brevemente.
 Carolina
895Sì signore. Partimmo
 dal porto di Livorno.
 Sono... sono... mi par... vent’anni e un giorno.
 Pancrazio
 Se seguite in tal guisa
 le cose a lambiccar lunghe e distese,
900pel racconto ci vuol vent’anni e un mese.
 Carolina
 Oh che impazienza!
 Pancrazio
                                       Andiamo,
 sentiamo, concludiamo;
 mia figlia è viva o morta?
 Carolina
 In mar la poverina...
 Pancrazio
905Lisaura è in mar perita?
 Carolina
 Non signor, non signor. Lisaura è in vita.
 Pancrazio
 Cielo, ciel, ti ringrazio. Ov’è Lisaura?
 Ov’è la figlia mia?
 Carolina
 Non so dir dove sia.
910Fu presa, fu involata,
 fu da me separata. Oh quanto, oh quanto
 per lei, ma invano, ho camminato e pianto!
 Pancrazio
 E mio fratello? E mia cognata?
 Carolina
                                                          Oh quelli
 tutti due, poverelli,
915li ho veduti perire. Udite, udite.
 Alle bocche di Cattaro
 giunti un giorno di festa,
 un’orribil tempesta...
 Pancrazio
                                          Basta, basta,
 per un altro momento
920la storia riserbate.
 Stanca sarete; a riposarvi andate.
 Carolina
 È vero. Affaticata
 dal viaggio... e...
 Pancrazio
                                Dall’età.
 Carolina
                                                  Circa all’etade
 più di quel che pensate
925le forze ho conservate e se qui resto
 e mi riposo, sentirete ancora
 dirmi dalla città, dir dal contado:
 «La bella vedovella di Corado!»
 
    Non ho più quel primo fiore
930di freschezza e di beltà
 ma mi sento il mio vigore
 né mi pesa ancor l’età.
 
    Se mi guardo nello specchio
 pena alcuna non mi fa;
935non s’accorge d’esser vecchio
 quel che vive in sanità.
 
    Questa regola non falla.
 L’allegria non si coltiva,
 se si canta, se si balla
940vuo’ cantare, vuo’ ballar. (Parte)