Vittorina, Venezia, Zatta, 1794

 Campagna vasta e montuosa con fabbriche sparse al monte ed al piano, fra le quali scorgesi l’albergo coll’insegna del Sole.
 
 donna Isabella
 
    Son quattr’ore ch’io sono arrivata
 e mia figlia non vedo venir.
810Che tormento! Impaziente son nata,
 l’aspettare non posso soffrir.
 
 Vittorina la lettera
 deve aver ricevuta. L’ho mandata
 per persona fidata... Eh non vorrei...
815Mia figlia è così stolida,
 tanta paura ha sempre
 di mancar, di spiacer... Se alla marchesa
 la carta ha confidata,
 la marchesa piccata
820sarà contro di me. No, in casa sua,
 l’ho detto e lo sostengo, andar non voglio
 che soffrir non poss’io fasto ed orgoglio. (Sentesi di lontano strepito di cacciatori e vedesi a poco a poco scender dal monte il barone con seguito d’uomini e di cani)
 Ma qual rumor? Son cacciatori. È meglio,
 stanca qual son, che a riposarmi io vada.
825E Vittorina?... Oh se non vien, se scopro
 la marchesa in difetto,
 porterò, a mio dispetto,
 nell’albergo abborrito i passi miei
 ma se vado colà, peggio per lei. (Entra nell’osteria)