Germondo, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA VI
 
 ALARICO e guardie
 
 Alarico
625Ah che vuol dir quel che mi sento in seno
 improvviso terror? Sarebbe mai
 dell’ingiustizia mia... Ma se innocente
 è di Germondo il cuore,
 in chi del fallo, in chi cercar l’autore?
630Alvida... Ah no, perdona,
 Alvida, il rio sospetto.
 Di tal macchia incapace è un regal petto.
 
    Que’ sospiri, quel duolo, quel pianto
 sono inganni d’un’alma perversa,
635con le colpe chi vive e conversa
 a mentire gran pena non ha.
 
    Di giustizia e costanza mi vanto
 nel punire d’un figlio l’eccesso
 ma ad un padre sentire è permesso
640qualche moto d’interna pietà. (Parte)