Germondo, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA V
 
 ALARICO, guardie, poi GERMONDO
 
 Alarico
580Ah i rimproveri intendo.
 M’accusa Alvida di lentezza e teme
 nel giudice trovar padre indulgente.
 Olà. Germondo a me. Stelle! Qual punto!
 Qual dover! Qual orrore!
585Oh padre! Oh figlio! Oh debolezza! Oh amore!
 Germondo
 Padre...
 Alarico
                  Più non chiamarmi
 con sì tenero nome. Il tuo sovrano
 col genitor confondi.
 Il tuo giudice parla, a lui rispondi.
 Germondo
590Di qual colpa son reo?
 Alarico
                                           Chiedilo, indegno,
 al perverso tuo cor. T’accusa Alvida;
 Cratero inorridisce. Il tuo silenzio,
 il tuo pallor, l’acciaro
 della regina nelle stanze in pugno,
595tutto reo ti convince.
 Germondo
                                        Eppure... Ah padre,
 se men t’amassi e rispettassi meno
 l’onor tuo, la tua pace...
 Deh lasciami tacer.
 Alarico
                                      T’intendo, audace.
 D’una sposa reale osi la fede
600render sospetta ed oltraggiar la fama.
 Perfido, nuove colpe
 mediti per salvarti.
 Basterebbe assai men per condannarti.
 Germondo
 Ma... forzato dirò...
 Alarico
                                     Basta. Soffersi
605troppo l’audacia tua. Vendetta chiede
 un trono offeso, una real consorte.
 Certa è la colpa tua. Sei reo di morte.
 Guardie, in carcere oscuro
 chiuso sia il contumace.
 Germondo
610Tenero padre mio...
 Alarico
                                       T’accheta, audace,
 vattene al tuo destin.
 Germondo
                                         Qualunque sia,
 sosterrò con valor la sorte mia.
 
    Padre mio, tu mi condanni
 ma innocente è questo cor.
 
615   (Se non parlo, ah son tradito.
 Se favello sembro ardito,
 non resisto al mio dolor).
 
    Padre mio, tu mi condanni
 ma innocente è questo cor.
 
620   Partirò per obbedirti,
 tacerò per non ridirti
 che la colpa, che l’error...
 
    Padre mio, tu mi condanni
 ma innocente è questo cor. (Parte)