Germondo, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA VIII
 
 LISIMACO con guardie ed i suddetti
 
 Lisimaco
 Principe, in me tu vedi
 un amico fedel. Del re, del padre
 m’accinsi il cenno ad eseguire io stesso,
 sol per tuo ben, non per vederti oppresso.
420Se colpevole sei, fuggi. Le guardie
 che arrestarti dovrian, saran tua scorta.
 Vattene, non temer. Ma se innocente
 difenderti tu puoi, ritorna al padre,
 obbedisci, conserva
425la tua virtù, la tua innocenza illesa;
 veglierà il regno tutto in tua difesa.
 
 coro di guardie
 
    Di vita e regno
 di te più degno
 mortal non fu.
 
430   Deh stelle ingrate,
 deh rispettate
 la sua virtù.
 
 parte del coro
 
    Della gloria il puro zelo
 infiammato ha il nostro cor.
435Squarcierà la nube il velo;
 per te veglia il nostro amor.
 
 tutto il coro
 
    Di vita e regno
 di te più degno
 mortal non fu.
 
440   Deh stelle ingrate,
 deh rispettate
 la sua virtù.
 
 parte del coro
 
    Va’, confondi col tuo aspetto
 la calunnia ed il livor
445e del giudice nel petto
 cerca il cuor del genitor.
 
 tutto il coro
 
    Di vita e regno
 di te più degno
 mortal non fu.
 
450   Deh stelle ingrate,
 deh rispettate
 la sua virtù.
 
 Germondo
 Grato a un popol fedel che m’ama e onora,
 certo di mia innocenza, odo il consiglio
455che prudenza vi detta e a quel m’appiglio.
 Rosmonda
 (Oh ciel!)
 Germondo
                     Prendi, Lisimaco,
 prendi la spada mia. Recala al padre.
 Ti seguo anch’io.
 Rosmonda
                                  Deh non t’espor... (A Germondo)
 Lisimaco
                                                                    Rosmonda,
 se l’onor suo, se l’amor tuo ti cale,
460questa non impedire opra immortale.
 Germondo
 Rosmonda, addio.
 Rosmonda
                                    Ah lo previdi. Ah il core
 io mi sento mancar. Mai più, Germondo,
 forse non ti vedrò.
 Germondo
                                    Spera, mia vita.
 Può soffrir l’innocenza;
465ma perire non può.
 Rosmonda
                                      De’ tuoi nemici
 l’arte, il livore... Oh dei!
 Terminate, vi priego, i giorni miei.
 Germondo
 Modera il crudo affanno,
 il mio giudice alfin non è un tiranno.
 
470   Idol mio, quel pianto amaro
 deh nascondi agli occhi miei.
 Ah resister non potrei...
 Cessa oh dio! di lagrimar.
 
 Rosmonda
 
    Deh perdon, perdona, o caro,
475all’amore, al cuore oppresso;
 deh perdona al debol sesso
 che il dolor non sa frenar.
 
 Germondo
 
    Crudo fato!
 
 Rosmonda
 
                           Stelle ingrate!
 
 Germondo
 
 Idol mio!...
 
 Rosmonda
 
                        Mi lasci oh dio!
 
 a due
 
480Dalla pena, o mio tesoro,
 è un prodigio s’io non moro.
 Ah mi sento il cor mancar.
 
    Del mio ben se il ciel mi priva,
 è impossibile ch’io viva.
485Il tormento che risento
 vieni o morte a terminar.
 
 Fine dell’atto secondo