Germondo, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA IV
 
 CRATERO, poi ROSMONDA
 
 Cratero
 Serva la sua passione
 al mio amore, al mio sdegno.
 Amante di Rosmonda,
 di Germondo rival... Ma vien la bella
85cagion delle mie pene,
 l’importuno timor ceda alla spene.
 Rosmonda
 È permesso, Cratero,
 la regina veder?
 Cratero
                                 Trista, dolente,
 poc’anzi mi lasciò.
 Rosmonda
                                    Del suo cordoglio
90comprendo il peso e sono a parte anch’io
 e pensando al suo duol, mi scordo il mio.
 Cratero
 D’Alarico la morte
 libera alfin ti rende. Il vuoto soglio
 de’ Vandali ti aspetta
95e l’amor de’ vassalli il giorno affretta.
 Rosmonda
 Lusingarmi non so; Germondo è erede
 dei diritti paterni e forse (oh dio!)
 dell’odio alla mia stirpe.
 Cratero
                                               Eh meco invano
 tenti dissimular ciò che il mio cuore
100penetrò da gran tempo. I tuoi begli occhi
 cangiar del fier Germondo
 i costumi, i pensieri.
 Ei t’ama, il sai, ed in lui sol tu speri.
 Rosmonda
 Un’infelice, è vero,
105potea nel cuor del prence
 destar qualche pietà. Ma al trono asceso,
 chi sa, chi m’assicura
 ch’ei non renda mia sorte ancor più dura?
 Cratero
 Ah se ti manca un braccio,
110se un cuor ti manca a sostenerti al trono,
 osa, parla ed imponi
 e del mio brando e del mio cuor disponi.
 
    Basta un accento solo;
 non hai che dire: «Io voglio»;
115di ricondurti al soglio
 la via trovar saprò. (Parte)