Germondo, London, Cadell, 1776

Vignetta Frontespizio
 SCENA VI
 
 GERMONDO, poi ROSMONDA, guardie
 
 Germondo
 Santi numi del ciel! Qual ira ingiusta!
 Qual minaccia crudel! Ma l’innocenza,
 no, che perir non puote. Andiamo,
 diasi una prova al padre,
545diasi un esempio al mondo
 d’obbedienza e rispetto.
 Rosmonda
                                               Ove, Germondo?
 Germondo
 Lascia, bell’idol mio, lascia ch’adempia
 del padre il cenno e, finché reo mi crede,
 soffri che custodito...
 Rosmonda
                                         E in me tu vedi
550l’innocente cagion de’ mali tuoi.
 Per me Alvida s’irrita. In me Alarico
 le tue fiamme condanna. Ah! Se a salvarti
 necessario è ch’io ceda e sposo e trono,
 vivi, di me ti scorda, io ti perdono.
 Germondo
555Ah! Che dici, idol mio? Credi ch’io possa
 viver senza di te? Credi che al mondo
 altra gloria m’infiammi,
 altro bene m’alletti
 che il reciproco ardor de’ nostri affetti?
560Tutto soffrir saprò. La morte istessa,
 no, non avrà d’indebolirmi il vanto,
 se a me lice, cuor mio, morirti accanto.
 
    Non temer ch’io t’abbandoni,
 finché vivo, io t’amerò.
 
565   Sorte ingrata, dispietata!
 Quanti affanni! Quanti inganni!
 Ah! Resistere chi può?
 
    Non temer ch’io t’abbandoni,
 finché vivo io t’amerò.
 
570   Per te soffro, per te peno
 ma l’amor ch’io nutro in seno,
 idol mio, scemar non può.
 
    Non temer ch’io t’abbandoni,
 finché vivo io t’amerò. (Parte)