Germondo, London, Cadell, 1776

Vignetta Frontespizio
 SCENA VII
 
 Giardini nel palazzo reale.
 
 GERMONDO, poi ROSMONDA
 
 Germondo
 Qual ardir, qual orror! Cieli! Una sposa,
 una regina! Ah, chi potea tal onta
 prevedere, temer? Ma il padre offeso
340me sospetta e minaccia. Oh dei! Soffrire
 potrò che su me cada
 l’ingiurioso sospetto?
 Io sarò d’ira e di rossore oggetto?
 Rosmonda
 Ah Germondo, che fai? Salvati, il padre
345reo ti crede e ti cerca e l’ordin diede
 per arrestarti.
 Germondo
                             Oh dei! Sai tu, mia vita,
 di qual fallo ei m’accusa?
 Rosmonda
                                                Ah, dal suo labbro
 l’intesi io stessa e inorridii.
 Germondo
                                                    Che pensa
 il tuo cuore di me?
 Rosmonda
                                     Penso che invano
350vuolsi dell’altrui colpa
 macchiar la tua virtù. Fuggi, mio bene,
 t’invola all’ire d’un sdegnato padre.
 Germondo
 E di lasciarti, ingrata, mi consigli?
 Rosmonda
 Ah sì, la tua dimora
355forse potria troncare
 i dì del viver mio.
 Germondo
                                    Taci, m’uccidi.
 Oh dio! Da mille affetti
 agitata è quest’alma. E deggio io adunque,
 anima mia, lasciarti?
360Ah forse!... Oh ciel! Chi sa
 se il rivederti mi sarà concesso?
 Cela quel pianto, o cara,
 che mi fa più infelice.
 Vivi, vivi sereni i giorni tuoi;
365e lascia sol ch’io imprima
 su quella man un segno
 d’un sventurato cuor ultimo pegno.
 
    Deh ricevi in questo istante
 dal tuo ben l’estremo addio!
370Frena il pianto, idolo mio;
 il tuo duol languir mi fa.
 
    Qual affanno, qual tormento
 prova il misero mio cuore!
 Stelle ingrate, quel rigore
375deh calmate, per pietà!