La cameriera spiritosa, Milano, Bianchi, 1766

Vignetta Frontespizio
 SCENA XVI
 
 Il CONTE, LUCREZIA, poi il CAVALIERE, poi PASQUINO. Il conte resta osservando i suoi conti
 
 Lucrezia
 (Ora son nell’imbroglio.
 Farò quel che potrò per riuscir bene).
435Ma dov’è il cavaliere? Eccol ch’ei viene. (Si mette in serietà e va incontro al cavaliere per allontanarsi un poco più dal conte)
 il Cavaliere
 A riveder ritorno (Brillante senza veder il conte)
 la mia sposa, il mio ben.
 Lucrezia
                                               Dica più piano.
 Non disturbiam, signore,
 la seria applicazion del genitore. (Piano)
 il Cavaliere
440Scusatemi. Davvero (Piano)
 non l’aveva veduto. E quando, o cara,
 quando verrà il momento
 che potrò consolar l’ardente affetto.
 Lucrezia
 Verrà. (Con affettata tenerezza)
 il Cavaliere
                Verrà. (Con tenerezza)
 Lucrezia
                              Sì sì verrà. (Come sopra)
 il Cavaliere
                                                    L’aspetto. (Come sopra)
 il Conte
445O cavalier. (Accorgendosi ch’egli è, lo chiama)
 il Cavaliere
                        Perdono. (Si volta impettuosamente e corre da lui)
 Non vorrei disturbarvi.
 il Conte
 Non vo’ rimproverarvi. (Scherzando per averlo veduto vicino a Lucrezia e passa nel mezzo)
 Ma vedo che voi siete...
 Lucrezia
 Signor mi conoscete? (Gravemente con riverenza al conte)
 il Cavaliere
450Sono mortificato.
 Non temete di me. Son delicato. (Al conte)
 il Conte
 Nulla, nulla, scherzai. Quando volete
 si concludan le nozze?
 il Cavaliere
                                           Ogni momento
 che si tarda, o signor, per me un tormento.
 
455   Col rispetto ch’è dovuto
 della sposa al genitor,
 vi dirò ch’io son venuto
 per aver sì bell’onor.
 
 il Conte
 
    Sì signore, ci s’intende.
460In contrario non c’è nulla.
 Quando è pronta la fanciulla,
 io l’accordo di buon cuor.
 
 il Cavaliere
 
    Cosa dice la signora? (A Lucrezia)
 
 Lucrezia
 
 Una figlia obbediente
465si rassegna ed acconsente,
 quando parla il genitor.
 
 il Conte
 
    Quando parlo son sentito
 e voglio essere obbedito. (Al cavaliere)
 
 a tre
 
 Sì signor, così va bene
470e meschiare ognor conviene
 la dolcezza col rigor.
 
 Pasquino
 
    Con buona grazia. (Viene dalla parte di Lucrezia)
 
 Lucrezia
 
 (Un altro imbroglio).
 
 Pasquino
 
 Ho consegnato
475quel che mi ha dato. (Al cavaliere)
 
 il Cavaliere
 
 Tutte le gioie? (Con Pasquino con allegria)
 
 Pasquino
 
 Sì mio signor.
 
 il Conte
 
    E dove sono?
 
 il Cavaliere
 
 Ma chi le ha avute?
 
 Pasquino
 
480Qui... (Accenando Lucrezia)
 
 Lucrezia
 
               Le ho vedute, (Pronta)
 sono bellissime,
 son sontuosissime.
 E a chi le dona
 fan dell’onor.
 
 il Cavaliere
 
485   Piccola cosa
 per una sposa
 che gioie merita
 di più valor.
 
 Pasquino
 
    Lucrezia... (Piano a Lucrezia)
 
 Lucrezia
 
                          Zitto. (Piano a Pasquino, urtandolo senza guardarlo)
 
 Pasquino
 
490Vorrei... (Come sopra)
 
 Lucrezia
 
                    Tacete. (Come sopra)
 
 il Conte
 
 Che cosa avete
 col servitor? (A Lucrezia)
 
 Lucrezia
 
    Mi chiede conto
 di quelle gioie
495che a me fur date.
 
 Pasquino
 
 Le ho consegnate.
 
 il Conte
 
 Vorrei vederle.
 
 Lucrezia
 
 Si vederanno.
 
 il Cavaliere
 
 Vederle intorno...
 
 Lucrezia
 
500Si porteranno.
 
 il Conte, il Cavaliere a due
 
 Farà gran mina
 la mia sposina
 tutta brillante,
 tutta in splendor.
 
 Lucrezia
 
505   (Le gambe tremano,
 mi batte il cor).
 
 Pasquino
 
    Dov’è il grembiale? (Piano a Lucrezia)
 
 Lucrezia
 
 (O che animale). (Da sé)
 Con buona grazia,
510con lor licenza. (In atto di partire)
 
 il Conte
 
 Per questa sera
 che sia allestito...
 
 Lucrezia
 
 Sarà servito.
 
 il Cavaliere
 
 Ah questa sera
515sarò felice. (Passa vicino a Lucrezia e la prende per la mano)
 
 il Conte
 
 Piano signore. (Ritirandolo un poco)
 
 Pasquino
 
 Signor padrone. (Geloso di Lucrezia)
 
 il Cavaliere
 
 La soggezione
 mi straccia il cor.
 
 tutti
 
520   Nozze, nozze, presto, presto.
 Più tardar non si dovrà.
 Tutto è pronto, tutto è lesto
 e la mano si darà.
 
 Fine dell’atto primo