Il re alla caccia, Venezia, Bassanese, 1763

Vignetta Frontespizio
 SCENA VI
 
 GIANNINA, poi GIORGIO
 
 Giannina
 
1215   Son la sposa e son signora.
 Che fortuna! Oh che piacer!
 Ma non son contenta ancora,
 non è quieto il mio pensier.
 
    L’esser nobile a che vale
1220senza beni posseder?
 È minestra senza sale
 nobiltà senza il poter.
 
 Giorgio
 Giannina, allegramente.
 Il re che per sua grazia
1225nobile m’ha creato
 un feudo e dei poderi mi ha donato.
 Giannina
 Buono, e viva; ora sono
 pienamente contenta. Giorgio mio,
 dal feudo, dai poderi
1230quanto avremo per anno?
 Giorgio
 Quattromilla ghinee ci renderanno.
 Giannina
 È poco. (Dopo aver pensato un pochino)
 Giorgio
                  Veramente
 pare poco anche a me.
 Giannina
                                           Potrem tenere
 la carrozza?
 Giorgio
                         Non so.
 Giannina
                                         Paggi, staffieri,
1235come fanno le dame e i cavalieri?
 Giorgio
 M’informarò.
 Giannina
                            Se abbiamo
 d’andare alla città...
 Giorgio
 Non possiamo star bene e restar qua?
 Giannina
 Qua? Fra questi villani?
1240Vicina al mio mulino, ove son nata?
 No, mi voglio scordar quel che son stata.
 Giorgio
 Se andiamo a stare a Londra,
 quattromilla ghinee son poca cosa.
 Non sarem rispettati.
 Giannina
1245Siamo pur sfortunati.
 Giorgio
                                          Già m’aspetto
 che la gente ci dica in su la faccia:
 «Ecco la mulinara e il capocaccia».
 Giannina
 Non ne dite di più, che mi vien male.
 Giorgio
 Ricchezza e nobiltà cosa ci vale?
1250Fin che siam stati poveri
 siamo stati contenti.
 Giannina
                                        È ver. Mi sento
 certa smania nel cor che non mi lascia
 goder in pace questo ben che abbiamo.
 Giorgio
 Non sapiam, gioia mia, quel che vogliamo.