Il re alla caccia, Venezia, Bassanese, 1763

Vignetta Frontespizio
 SCENA XIV
 
 GIANNINA e LISETTA che portano la tavola con tutto il bisogno per la cena e detti
 
 Giorgio
                              Brave, ragazze,
 la tavola accostate. (Mettono la tavola fra il re e Giorgio)
 Mangerete un boccon se vi degnate.
 il Re
875Non è il costume mio
 la sera di cenar.
 Giorgio
                                Mangierò io.
 Scommetto che alla corte,
 ai gran banchetti del sovrano augusto,
 non vedrete a mangiar sì di buon gusto.
 il Re
880(Credo che dica il vero). (Da sé. Giorgio mangia qualche cosa)
 Giannina
                                                Eccovi qui
 del prosciutto, del pane e del buon vino.
 Noi abbiamo cenato,
 servitevi voi due. Mangi, signore. (Al re)
 il Re
 Grazie, fanciulla mia.
 Lisetta
885Mangi almeno un boccon per compagnia. (Al re)
 il Re
 Vi ringrazio, non posso.
 Giorgio
                                              Almen bevete; (Al re)
 ecco il bicchier, tenete. (Versa il vino in un bicchiere e lo presenta al re)
 Bevete ancora voi, (Alle donne) beviamo tutti. (Versa il vino in tre bicchieri, ne dà uno per una alle donne e l’altro per sé)
 Beviamo alla salute
890del re.
 il Re
               Con gran piacere;
 viva il re. (Beve)
 Giorgio, Giannina, Lisetta a tre
                      Viva il re. (Bevono)
 Giorgio
                                          Vada il bicchiere. (Getta via il bicchiere)
 Giannina
 Oh il bicchier mi dispiace!
 Il re non lo saprà
 e quando il sappia non lo pagherà. (A Giorgio)
 il Re
895Fate conto che il re l’abbia saputo
 e in nome suo, per segno
 di vero aggradimento,
 pregovi di accettar... (Tira fuori una borsa e l’offre a Giannina)
 Giorgio
                                         No no, signore
 pregovi per favore.
900Rimettete la borsa, siamo gente
 povera ma onorata. Dei bicchieri
 ne abbiamo a sufficienza.
 Giannina, con licenza,
 vado a prenderne uno e torno qua. (A Giannina)
905Vi ringrazio signor; troppa bontà. (Al re)
 
    In questo mondo fra li signori
 vi son due sorte di pagatori.
 Chi paga poco fa un’ingiustizia
 ma chi dà troppo lo fa a malizia.
910Voi mi capite, voi m’intendete,
 voi lo sapete meglio di me.
 
    Un borson d’oro per un bicchiere?
 Che generoso buon cavaliere!
 In questa casa, patrone mio,
915quel che si rompe lo pago io.
 Sono onorato, son delicato
 quant’esser possa lo stesso re. (Parte)