Il re alla caccia, Venezia, Bassanese, 1763

Vignetta Frontespizio
 SCENA IX
 
 GIANNINA e GIORGIO
 
 Giorgio
260Oh se il destin volesse
 che milord giungesse alle mie mani!
 Corpo di Bacco! Vorrei farlo in brani.
 Ecco Giannina. Ah sento
 che m’accende lo sdegno.
265Frenarmi non m’impegno.
 Vo’ ritirarmi un poco
 per calmar della bile il primo foco. (Si ritira)
 Giannina
 
    Milordino, milordino,
 mi volevi infinocchiar.
270Ma le dita, poverino,
 per mia fé ti puoi leccar.
 
    Questo viso non è fatto
 per lasciarsi spaventar.
 Sono lesta com’un gatto,
275so fuggire e so graffiar.
 
 Giorgio
 Soffrir più non poss’io.
 Giannina
 Giorgio mio, Giorgio mio...
 Giorgio
                                                    Son tuo, crudele?
 Giannina
 Temi che ciò non sia?
 Giorgio
 Temo, spero, non so. Tu sei più mia?
 Giannina
280Sì, son la stessa ancor.
 Giorgio
                                           La stessa ancora?
 Stamane, in sull’aurora
 dove andata sei tu?
 Giannina
                                      Sinceramente
 tutto ti narrerò.
 Giorgio
                                Non tacer niente.
 Giannina
 Io faccio il mio mestier...
 Giorgio
                                                Bene.
 Giannina
                                                             È venuto
285un servo del milord...
 Giorgio
                                          Servo malnato
 di un indegno padron.
 Giannina
                                            Di una partita
 di grano mi parlò...
 Giorgio
                                      Grano! Che grano?
 Milord le biade dei poderi sui
 vuol che tu vada a macinar da lui? (Con sdegno)
 Giannina
290Ma tu gridi e ti scaldi; è questo adunque
 della dolce accoglienza il preso impegno? (Con caldo)
 Giorgio
 Parla, narrami tutto, io non mi sdegno. (Si sforza)
 Giannina
 Tu sai ch’oltre il mulino
 un commercio abbiam noi di biade e grani.
 Giorgio
295Lo so.
 Giannina
              Sai ch’altri al mondo
 che una madre non ho, vecchia, impossente.
 Giorgio
 Tutto questo lo so.
 Giannina
                                    Ch’io son costretta
 far gli affari di casa.
 Giorgio
                                       È ver.
 Giannina
                                                     Qual male
 dunque sarà ch’io vada,
300senza sospetto, a contrattar di biada?
 Giorgio
 Ma il milord...
 Giannina
                             Il milord
 è un tristo cavalier.
 Giorgio
                                      Nel suo castello
 non ti ha fatto condur?
 Giannina
                                            Sì.
 Giorgio
                                                    Quelle scale
 non ti ha fatto montar?
 Giannina
                                             Purtroppo.
 Giorgio
                                                                   Oh cielo!
305Via, perché non mi narri
 tutto quel che seguì?
 Giannina
                                         Nulla è seguito.
 Milord era partito
 per la caccia real, pria ch’io giungessi.
 Una servaccia indegna
310parla, prega e s’ingegna
 di dispormi ad amarlo; e aperto un scrigno
 m’offre agli occhi un tesoro...
 Giorgio
 Povero me! Ti fe’ veder dell’oro?
 Giannina
 Credi tu che Giannina
315sia così vil che possa
 antepor la ricchezza al suo dovere?
 Lo sprezzai generosa,
 la serva s’avvilì, partì confusa,
 chiuse la stanza; io risoluta, ardita,
320dal precipizio la salute aspetto;
 misuro il salto e dal balcon mi getto.
 Giorgio
 Oimè! T’hai fatto mal? (Intenerito)
 Giannina
                                             No, grazie al cielo,
 senza veruna offesa
 cadei sull’erba e son rimasta illesa.
 Giorgio
325Ti ringrazio fortuna. Anima mia,
 cara la mia Giannina...
 Giannina
                                            Adagio un poco.
 La tua cara non è chi da te merta
 sì poca fede. Ingrato,
 tu non meriti più d’esser amato.
 Giorgio
330Ti domando perdon.
 Giannina
                                        Non vi è perdono.
 M’hai offesa un po’ troppo.
 Giorgio
                                                    Ah compatisci
 l’amor, la gelosia, l’ira, il sospetto.
 Giannina
 No, non ti credo più.
 Giorgio
                                        Vuoi tu vedermi
 morir dinanzi a te?
 Giannina
                                      Morte non chiedo
335ma tu sei un ingrato e non ti credo.
 Giorgio
 No, bell’idolo mio, non sono ingrato.
 Se mi nieghi pietà, son disperato.
 
    Guardami un poco almeno,
 volgi quei begli occhietti.
340Ah sì da voi, furbetti,
 spero pietade e amor. (Giannina lo guarda un poco pietosamente)
 
    Mia cara Giannina
 tu sei la regina
 di tutte le donne
345che vantano amor.
 
    Ti credo, t’adoro
 mio dolce tesoro,
 d’affetto nel petto
 mi giubila il cor. (Parte)