La donna di governo, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA II
 
 LINDORA e CORALLINA
 
 Lindora
585Per dir la verità, seicento scudi
 mi caverian d’affanni.
 Ecco qua Corallina.
 Corallina
                                      Cosa dite
 di quella impertinente di Rosalba?
 Ella ha avvisato il vecchio
590di tutto quel ch’è fra di noi passato
 e di Ridolfo in camera celato.
 Lindora
 Oh io, se fossi in voi,
 non la vorrei soffrir.
 Corallina
                                        Vuo’ vendicarmi,
 voglio con lei rifarmi. Il suo Fulgenzio
595ho mandato a chiamar. Da lei verrà
 e la vuo’ corbellar ma come va.
 Lindora
 Brava! Così mi piace; e il tuo Ridolfo
 non lo vuoi consolar?
 Corallina
                                         Come?
 Lindora
                                                         Il meschino,
 credilo, fa pietà. Se di te parla,
600gli cascano dagli occhi
 lagrime grosse come la gragnuola.
 Ascoltami, figliuola,
 non ti staccare dai consigli miei;
 certo, se fossi in te, lo sposerei.
 Corallina
605Ma voi non mi diceste
 tanto male di lui?
 Lindora
                                   Per lo passato
 era un poco sviato;
 gli piaceva giocar; ma egli è al presente
 un uom da ben, un giovane prudente.
 Corallina
610Vedi? Non te l’ho detto?
 Lindora
                                               Son pentita
 d’averne detto male. Or ti consiglio
 sposarlo immantinente.
 Corallina
 Ed il padrone che dirà?
 Lindora
                                              Niente.
 Senza ch’egli lo sappia,
615puoi far sugli occhi suoi
 tutto quel che vuoi. Dimmi, il buon vecchio
 non crede che Ridolfo
 sia mio marito?
 Corallina
                                È vero.
 Lindora
 Bene, facciam così. Fa’ che Fabrizio
620una stanza ci dia nella sua casa
 per Ridolfo e per me creduti sposi;
 egli di più non sa;
 se sia tuo, se sia mio non s’avvedrà.
 Corallina
 Brava, brava, sorella! Qualche volta
625tu ne sai più di me.
 Lindora
                                       Siamo figliuole
 tutte due di una madre. Ad avvisare
 vado Ridolfo ed un notar conduco,
 per far de’ tuoi sponsali l’istrumento.
 (E per la somma dei zecchin trecento). (Da sé)
 
630   Tu non sai che bel piacere
 sia l’aver lo sposo allato,
 io lo so, che l’ho provato
 e vorrei provarlo ancor.
 
    Un marito di buon cor
635ci consola, ci ristora,
 ci diletta, ci innamora;
 ah non v’è più bel piacer.
 
    Lo so, quest’è ver,
 si pena talor,
640si strepita ancor;
 ma il dolce martir
 compensa l’amor. (Parte)