L’amore artigiano, Venezia, Fenzo, 1761

Vignetta Frontespizio
 SCENA XII
 
 ANGIOLINA, BERNARDO e TITA
 
 Bernardo
 Che diavolo ha costei!
 Angiolina
                                           Pare impazzata.
 Tita
 So tutto. È innamorata.
 Angiolina
 Di chi?
 Tita
                 Del cameriere
1020e l’ha cacciato via
 per certa gelosia che stamattina
 ebbe, ma con ragion, della Rosina.
 Bernardo
 Di mia figlia?
 Tita
                             Di lei.
 Bernardo
                                           La mia ragazza
 io so che non è pazza,
1025che bada al suo mestiere
 e sospetto di lei non potrà avere.
 Angiolina
 Sì certo la Rosina
 veramente è bonina
 ma se il padre sen va poco distante,
1030introduce in sua casa il caro amante.
 Bernardo
 Chi?
 Angiolina
             Giannino.
 Bernardo
                                  Da lei?
 Angiolina
 L’ho veduto testé cogli occhi miei.
 Bernardo
 Cospetto! Cospettone!
 Voglio precipitar.
 Tita
                                   Mi promettete
1035se Giannin l’abbandona
 che Rosa sarà mia? (A Bernardo)
 Bernardo
                                       Sì, per dispetto,
 per odio di colui, ve lo prometto.
 Angiolina
 Briccon, m’avea promesso
 e per lei mi ha mancato.
 Tita
1040E che sì che il vedete a voi tornato? (All’Angiolina)
 Angiolina
 Volesse il ciel.
 Tita
                             Lasciate
 operare a chi sa. Giannin conosco.
 È gonzo per natura
 ed è pien di paura.
1045Stamane si è gridato
 e so ch’è spaventato e col pretesto
 di far pace con noi lo condurremo
 insieme all’osteria
 e faremo ch’ei beva in allegria.
1050Quando avrà ben bevuto
 lasciate a me il pensiere
 di far ch’egli rinonzi la Rosina
 e mantenga la fede all’Angiolina.
 Bernardo
 Bravo; ma saria bene
1055che ci foste anche voi. (All’Angiolina)
 Angiolina
                                           Oh le cuffiare
 non vanno all’osteria.
 Tita
                                          Che novità!
 Perdereste la vostra nobiltà?
 Bernardo
 Basta che vi trovate
 di là poco lontana. (All’Angiolina)
 Tita
1060Andremo all’osteria della Fontana, (All’Angiolina)
 fidatevi di me; so quel che dico.
 Pria gli farò l’amico
 e poi a poco a poco
 mi anderò riscaldando e darò foco.
 
1065   Se sapeste che bestia ch’io sono,
 quando voglio nessun me la fa.
 La natura mi diè questo dono
 e vedrete la mia abilità.
 
    So sdegnarmi col labbro ridente,
1070quando voglio divengo furente,
 qualche donna che finger non sa
 venga a scuola, da me imparerà. (Parte)