L’amore artigiano, Venezia, Fenzo, 1761

Vignetta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 BERNARDO solo
 
 Bernardo
 Quasi le do ragione,
 mia figlia a quel balcone
250non si affaccierà più.
 Ora prendo un bastone e vado su.
 No, vo’ tacer per ora.
 So che in fretta lavora,
 finisca il lavoriere,
255poi farò colla frasca il mio dovere.
 Ah sei qui, poltronaccio? (Al garzone che arriva)
 Parti sia questa l’ora
 di venire a bottega? Un’altra volta
 che tardi a questo segno
260romperti io voglio sulla schiena un legno.
 Vien qui, prendi birbone.
 Queste scarpe riponi e dammi quelle
 di madama Costanza. (Il garzone prende le scarpe)
 Eh ti farò ben io cambiare usanza. (Il garzone entra in bottega colle scarpe)
 
265   Pover padroni, mastri dolenti!
 Tristi garzoni, ladri o insolenti!
 Chi ci schernisce, chi ci tradisce,
 sempre malanni, sempre gridar.
 Qua quelle scarpe brutto sguaiato. (Mangiando viene il garzone colle scarpe richieste)
270Sei affamato? Possa crepar.
 
    Giorni stentati da noi si mena,
 siam mal pagati, siam strappazzati
 e alla catena dobbiamo star.
 Animalaccio. Brutto porcaccio
275fa’ il tuo dovere, va’ a lavorar. (Parte colle scarpe ed il garzone si ritira in bottega)