L’amore artigiano, Venezia, Fenzo, 1761

Vignetta Frontespizio
 SCENA V
 
 BERNARDO e poi TITA
 
 Bernardo
 Canta, canta, birbone, a un legnaiuolo
 non do la mia figliuola. Che cos’hanno
125di capitale i falegnami? Oh bella!
 Quattro tavole, un banco e uno scalpello,
 una sega, una pialla ed un martello.
 Tita (Apre la porta della sua bottega ed esce)
 Buondì mastro Bernardo.
 Bernardo
                                                 Buondì Tita.
 Tita
 Cosa vuol dir che ancora
130non aprite bottega?
 Bernardo
                                       Un insolente
 venuto è ad inquietarmi.
 Tita
                                                Sì, ho sentito
 cantar quello sguaiato
 che con tutte vuol far l’innamorato. (Apre la balconata)
 Bernardo
 Se torna a insolentarmi
135so io quel che farò.
 Tita
                                     Non ci pensate. (Entra per la porta della bottega e si fa subito vedere alla balconata)
 La cura a me lasciate,
 se lo veggo passar, con questo spiedo
 l’infilzo a dirittura. Son degli anni
 che noi ci conosciamo.
140Siamo vicini, siamo,
 e anch’io vo’ maritarmi;
 e vorrei lusingarmi,
 se la figliuola maritar pensaste,
 che a me non la negaste.
 Bernardo
                                               (Che bel modo
145di chiedere una figlia!)
 Tita
                                             Eha, garzoni, (Escindo dalla bottega col cassettino nel braccio co’ li strumenti)
 presto il foco accendete alla fucina,
 quel ferro arroventate e quando torno
 fate che sia tagliato
 e da un capo e dall’altro attortigliato. (Torna in bottega)
 Bernardo
150(Tita è un buon artigiano.
 Ma è un giovane ancor ei senza giudizio,
 gli piace il vino e delle carte ha il vizio).
 Tita
 Così, mastro Bernardo, (Tornando ad escir la bottega)
 come dicea, ci parleremo.
 Bernardo
                                                 Bene
155parleremo, c’è tempo.
 Tita
                                           Or deggio andare
 da madama Costanza
 vedova di monsieur di Cottegò
 a por la serratura ad un burrò.
 Bernardo
 Anch’io un paio di scarpe
160deggio ad essa portar questa mattina
 e anche la mia Rosina,
 se l’avrà terminato,
 dee portarle un andrien che ha rivoltato.
 Ma la figliuola ed io
165ci andiam malvolontieri. È sì soffistica
 madama e così altiera
 che in ogni lavorier trova che dire,
 strilla, grida, maltratta e fa impazzire.
 Tita
 Io con lei non m’impiccio. Ha un cameriere
170che le accomoda il capo ed è padrone
 in casa più di lei. Anzi si dice,
 ma zitto veh, si dice
 che ne sia innamorata,
 che lo voglia sposare o sia sposata.
 Bernardo
175Oh pasticci, pasticci.
 Tita
                                        È meglio sempre...
 Come si dice? Paribus con paribus.
 Io con Rosina, per esempio, oh sì
 paribus vi saria, non è così?
 Bernardo
 Eh pensate fratello
180prima di maritarvi a far cervello.
 Tita
 Oh l’ho fatto, l’ho fatto
 mastro Bernardo, su la mia parola...
 Meco non staria mal vostra figliuola.
 
    Da che penso a maritarmi
185principiato ho a governarmi,
 son tre mesi che non gioco.
 Son tre dì ch’io bevo poco,
 ho lasciato ogni altro vizio
 e giudizio voglio far.
 
190   Ci vedremo, parleremo,
 ci potremo accomodar. (Parte)