L’amore artigiano, Venezia, Fenzo, 1761

Vignetta Frontespizio
 SCENA II
 
 ANGIOLINA alla finestra, GIANNINO in istrada
 
 Giannino
 Pria d’andare a bottega
 quando posso vedere il mio tesoro,
 applico con più gusto al mio lavoro.
 Angiolina
50Ehi, Giannin.
 Giannino
                            Chi mi chiama? (Fingendo non vederla)
 Angiolina
                                                            Non mi vedi?
 Principia il sole a discacciar l’aurora,
 chiaro si vede e non mi vedi ancora?
 Giannino
 Sono ancora assonnato.
 Non ci aveva abbadato.
 Angiolina
                                             (Ah sì briccone
55ha perduta la vista in quel balcone.
 Voglio per or dissimular).
 Giannino
                                                  (Vorrei
 se n’andasse costei).
 Angiolina
                                        Coi miei quattrini
 posso avere un piacer?
 Giannino
                                            Che cosa vuoi?
 Angiolina
 Per lavorar di cuffie
60vorrei un tavolino
 comodo e galantino. Tu che sei
 un bravo falegname
 fammi questo piacer. Ti pagherò.
 Giannino
 Sì sì te lo farò.
 Angiolina
                             Vien su, Giannino,
65che farotti veder com’io lo voglio.
 Giannino
 Or non posso venir. (Quest’è un imbroglio).
 Angiolina
 Eh sì sì, t’ho capito.
 Dici che ora non puoi?
 Di’ che venir non vuoi, perché paventi
70disgustar la Rosina. Disgraziato,
 per lei tu m’hai lasciato.
 Ma ho tante protezioni,
 servo di cuffie tante dame e tante
 che ti farò pentir, te lo prometto,
75e sarai mio marito a tuo dispetto. (Si ritira)