Amor contadino, Venezia, Fenzo, 1760

Vignetta Frontespizio
 SCENA II
 
 CLORIDEO, poi la GHITTA
 
 Clorideo
620Non temo dell’audace
 né l’amor né l’orgoglio, ah mi spaventa
 di Timone lo sdegno e non intendo
 della Lena il furor donde sia nato.
 Né qual creder mi possa altrui legato.
 Ghitta
625Vieni, Silvio, che fai?
 Clorideo
                                          Ch’io venga? E dove?
 Ghitta
 Vieni a veder la Lena
 afflitta, addolorata.
 Ora è in sé ritornata
 ma faceva pietà.
 Clorideo
                                 Da che mai venne
630quel rio dolor che ha il suo bel core oppresso?
 Ghitta
 Che derivi cred’io sol da te stesso.
 Clorideo
 Mi ama dunque la Lena?
 Ghitta
                                                Sì, ti adora
 e tu non vieni ancora? (Avrei piacere
 che Ciappo ingelosito
635sempre più si sdegnasse
 e il pensier della Lena abbandonasse).
 Clorideo
 Io verrei volontier ma l’insolente
 Fignolo prepotente
 testé mi disse minaccioso, altero,
640che Timone mel vieta.
 Ghitta
                                           Eh non è vero.
 Sai che ti ama mio padre e sai che tutti
 ti vediam volontieri e mia sorella
 forse più di nessuno.
 Vien qui, vien meco e non temer d’alcuno. (Lo prende per la mano)
 Clorideo
645Vengo, aiutami o ciel.
 Ghitta
                                          Sì, fatti cuore. (S’incamminano)