Amor contadino, Venezia, Fenzo, 1760

Vignetta Frontespizio
 SCENA XII
 
 ERMINIA, poi TIMONE
 
 Erminia
 Ah s’egli è ver l’annunzio
 che Clorideo spietato
 siasi qui ricovrato,
 vo’ che ragion mi renda
425del ruvido dispregio
 con cui mi abbandonò. Chi ’l crederebbe?
 M’insultò, mi schernì, sprezzommi ognora;
 io lo seguo e lo cerco e l’amo ancora.
 Timone
 Siete voi che domanda
430ricovro in questo tetto?
 Erminia
 Sì, per pietà vel chiedo.
 Timone
 (Villereccia non parmi, a quel ch’io vedo).
 Pria che albergo v’accordi,
 conoscervi degg’io.
 Erminia
435Erminia è il nome mio.
 Figlia d’onesto padre, il cui affetto
 sposo grato al cuor mio mi aveva eletto.
 Ma il crudele, inumano,
 sia che amore abborrisca o che gli spiaccia
440l’infelice mio volto,
 fugì ramingo in rozzi panni avvolto.
 Deh, se fra voi s’asconde,
 ditelo per pietà.
 Timone
                                Come s’appella?
 Erminia
 Clorideo.
 Timone
                    Non intesi
445tal nome a’ giorni miei. Stranier qui venne
 giovane, è ver, che l’orticel coltiva
 ma il nome suo mi è noto;
 Silvio si chiama e Clorideo m’è ignoto.
 Erminia
 Nome potria mentir.
 Timone
                                         Sì, potria darsi.
450Ma io non voglio impicci.
 Ho due fanciulle in casa.
 Scandali non ne voglio in casa mia.
 Compatite, scusate e andate via.
 Erminia
 Deh amabil vecchiarello,
455per la bontà di cuore
 che nel ciglio il rigor vi desta invano,
 siate meco cortese e siate umano.
 Timone
 Eh figlia mia, le dolci paroline
 meco non son più a tempo. Il cuore un giorno
460a me pur, giovanetto, in sen brillava.
 Passato è il tempo che Berta filava.
 
    Se venuta foste un dì,
 nel bollor di gioventù,
 v’avrei detto: «State qui».
465Ora il grillo non c’è più.
 
    Sono vecchio e sgangherato,
 non fo più l’innamorato.
 (Ah con tutti i mali miei
 non vorrei precipitar). (Parte)