La fiera di Sinigaglia, Venezia Zatta, 1794

 SCENA XIII
 
 LISAURA e detti
 
 Lisaura
 
    Son pur nata sfortunata,
 non so dir che mai sarà.
 
    Son da tutti abbandonata;
975vo chiedendo invan pietà.
 
 (Il conte più non vedo.
 Rifinito del tutto io già lo credo). (Da sé)
 Orazio
 (La povera ragazza,
 se del suo cavalier fa capitale,
980la passerà pur male). (Da sé)
 Lisaura
                                          (Veramente
 io so che i mercatanti
 hanno robe e contanti e sperar posso,
 con periglio minor dell’onestà,
 impetrare da lor qualche pietà). (Da sé)
 Orazio
985(Quasi quasi davvero,
 per burlarmi del conte, con costei
 far qualcosa di più m’impegnerei). (Da sé)
 Lisaura
 Riverisco, signore.
 Orazio
                                     Vi saluto.
 Ite cercando aiuto?
 Lisaura
                                      Son costretta
990da barbara disdetta
 il vitto mendicar.
 Orazio
                                   Ma cosa siete?
 Fanciulla o maritata,
 ordinaria, civil, serva o padrona?
 Lisaura
 Son zitella, signore, e per disgrazia
995son nata nobilmente,
 onde non so far niente; i genitori
 morti mi sono ed io
 senza aiuto verun, senz’arte alcuna
 cerco per onestà la mia fortuna.
 Orazio
1000Veramente il motivo è così onesto
 o chiedete mercé per un pretesto?
 Lisaura
 Giuro sull’onor mio...
 Orazio
                                          Non vi scaldate.
 Tutto vi crederò.
 Sono un uom di buon cor; vi aiuterò.
 Lisaura
1005Oh lo volesse il ciel!
 Orazio
                                       Ma il signor conte
 voi dovete lasciar.
 Lisaura
                                    L’ho già lasciato.
 Orazio
 È un povero spiantato;
 io vi farò veder come si fa,
 quando un uomo s’impegna come va.
 Lisaura
1010Grazie alla bontà vostra. (Finalmente
 il ciel m’ha proveduto).
 Orazio
 (Quando avrò del denar, le darò aiuto).