La fiera di Sinigaglia, Venezia Zatta, 1794

 SCENA III
 
 PROSPERO, poi GRIFFO
 
 Prospero
 La sua fede e il suo core,
 il suo cortese amore
655può far le voglie mie contente e liete
 ma più assai gradirò le sue monete.
 Chi l’avesse mai detto
 ch’ella avesse denari e si fingesse
 povera a questo segno?
660Ma così deve far chi ha dell’ingegno.
 Griffo
 Ma caro signor Prospero,
 vi cerco e non vi trovo; quell’amico,
 che brama ipotecare il suo cotone,
 del negozio vorria la conclusione.
 Prospero
665Vi dirò; ci ho pensato.
 L’altr’ieri ne ho comprato
 una grossa partita da un mercante
 col denaro contante. Ancor lo faccio
 in dogana tener per conto mio
670e di più caricar non mi vogl’io.
 Griffo
 Voi mi deste parola ed i mercanti
 non deggiono mancar.
 Prospero
                                           Son galantuomo,
 mancar non sono avvezzo. Mi dispiace
 d’averne in quantità; ma se vi preme,
675fate che il proprietario,
 con tutte l’altre condizioni espresse,
 cresca a me qualche cosa d’interesse.
 Griffo
 Volete ancor di più?
 Prospero
                                        Qualche cosetta;
 di poco io mi contento;
680basta ch’egli mi cresca un due per cento.
 Griffo
 Il quattordici adunque
 s’ha da pagar?
 Prospero
                              Che dite?
 Il quattordici a me! Non son sì ghiotto,
 mi contento dell’otto; ed il restante
685voi sapete cos’è
 e un sensal come voi saprà il perché.